Perché sì, questo quartetto ha un sound che combina l'hardcore punk, lo skate punk e addirittura l'emo. Aspettatevi quindi delle sonorità ESTREMAMENTE melodiche con un cantato pulitissimo e disperato supportato da qualche coro ma anche da diversi vocalizzi, uno strillato mentre l'altro più gutturale e strozzato. Aspettatevi però allo stesso tempo delle sonorità ruvide e veloci, espresse perfino in canzoni talvolta molto brevi, sui 50 secondi di durata, come la scatenata ma dinamica "Certainties", una delle migliori del lotto pure per delle belle linee di basso. Ma aspettatevi anche delle sonorità a dir poco avvolgenti non solo causate da un basso piuttosto partecipativo, non solo dai cori, ma pure da un dialogo continuo fra i 2 chitarristi, che s'inventano riff su riff spesso incastrandoli fra loro, rendendo così ancor più profondo tutto il discorso musicale, come in "Pathetic Life", uno dei brani più complicati (e pure più lunghi) dell'album. E in scaletta ci trovate inoltre "Better Wrong", più in mid-tempo, e addirittura un pezzo quale "Say Something", un piccolo intermezzo di 40 secondi basato sull'ultima, bellissima scena di "The Truman Show" che, neanche a farlo apposta, mi sono rivisto qualche settimanella fa prima di mettermi finalmente ad ascoltare il disco. Ergo aspettatevi anche una buonissima varietà, che sicuramente non fa mai male.
Parliamo ora un po' dei testi. Scritti totalmente in inglese, riguardano più che altro profonde tematiche esistenzialiste. Si va così da una "vita patetica" dedicata soltanto al lavoro e nient'altro ("Pathetic Life") alla difficoltà nel decidere di cambiare la propria vita ("Comfort Zone"), o dalla mancanza di certezze ("Certainties") al desiderio di non avere nessuna ambizione, nessuna aspettativa, in modo da vivere il presente e senza pensare e ripensare ai propri errori ("Ambitions"). Ma c'è anche una coraggiosa invettiva non solo contro l'individualismo e l'egoismo nella scena punk ("Mistreat") ma pure contro il maschilismo e i fascisti, contro cui bisogna rompere il silenzio ("What We Do (Wrong) is Secret"). Quindi, qualunque tema tocchino gli aware, lo trattano in maniera profonda e questo è un pregio non da poco. Ed evitando di parlare d'amore come succede spesso in questi gruppi hardcore supermelodici.
Insomma, band come gli aware non sono per me all'ordine del giorno ma, proprio per questo, mi rappresentano sempre una bella boccata d'aria fresca, anche per le loro doti compositive. E gli aware di queste ne hanno da vendere e le dimostrano soprattutto nei pezzi più lunghi, fra quelli che preferisco dell'album, incluso "Ambitions", di cui i nostri hanno girato un bel video. Fra l'altro, i nostri suonano spesso anche degli assoli di chitarra, rendendo così ancor più avvolgente il proprio hardcore veramente pieno di dinamiche, e quindi per me interessante in maniera quasi automatica.
Ma adesso basta con 'sta recensione. E dico solo che con questa si chiudono le richieste di recensione che ho ricevuto poco prima che, 6 mesi fa, chiudessi Timpani allo Spiedo #3. Infatti sappiate che i MuD, gli Eraser, i Diserta! e, appunto, gli aware mi avevano chiesto di recensirli per quel numero ma ormai non c'era più tempo per farlo. Ma finalmente ho trovato adesso il tempo per farlo. E ne è valsa decisamente la pena. Anche perché così ho avuto il piacere di ascoltare gruppi totalmente diversi l'uno dall'altro. Un po' come invogliano a fare gli aware in "Comfort Zone"! (Flavio Er Coppola)
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