E dopo tanto tempo, vi propongo finalmente una nuova intervista. E che intervista! Sì, perché quella che leggerete fra poco è l'intervista che ho fatto a John Gallagher, il chitarrista dei grandissimi Raven! Trattasi del mio gruppo metal preferito di sempre, ma anche del gruppo che ha anticipato di gran lunga tutto lo speed/thrash metal degli anni '80 insieme a Venom, Satan e ad altri. Questo mio amore verso i Raven in realtà non l'ho mai nascosto su queste pagine, ed è diventato più che mai palese qualche anno fa, nel 2018, quando pubblicai in 5 lunghe puntate la mia storia del proto-speed/thrash metal, poi stampata in versione cartacea in lingua italiana sul mio primo libro, "Benvenuti all'Inferno!". Ma il mio progetto sul proto-speed/thrash metal continua tuttora, sia aggiornando ogni tanto la mia infinita playlist riguardo il genere, sia intervistando, per l'appunto, gruppi che lo hanno marchiato per sempre come i Raven. E poi chissà, forse così ci scappa un altro mio libro? Ma basta ciarlare, e leggetevi quello che mi ha raccontato il buon John!
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Ciao John! Come stai? Cominciamo con la più classica delle domande: quando, come e perché avete formato i Raven?
Sto bene, grazie!
Vediamo… abbiamo formato la band nella nostra città natale, Newcastle Upon
Tyne, nel 1974. Il perché è presto detto: amavamo la musica rock e ingenuamente
ci dicemmo: “possiamo farlo!”. Non avevamo però strumentazione, solo una
chitarra acustica ma decidemmo lo stesso che DOVEVAMO farlo.
Sembra che abbiate fatto il vostro primo concerto con i The
Motors e pure con una punk band, gli Stranglers. È vero? Quand’è successo? E com’è stato?
No! Avevamo già fatto
un paio di concerti prima di quello. Il nostro primo show si tenne presso il
nostro liceo nel dicembre 1975. Poi abbiamo cambiato un po’ di batteristi prima
di prendere un ragazzo più vecchio di nome Mike Kenworthy, uno spaccone che ci
fece entrare nel giro dei pub e dei club, e così riuscimmo ad aprire per le
band che hai menzionato! In realtà andò alla grande in entrambi i concerti.
Degno di nota per noi il fatto di aver suonato in 2 dei più grandi locali della
città, il Newcastle Polytechnic e il Mayfair Ballroom.
A questo punto
avevamo cambiato vari batteristi [fra cui nient'altro che Sean Taylor, militante nei Raven dal 1977 al 1979, poi voce sia dei Blitzkrieg che dei Satan. – Flavio], fino a quando si
unì a noi Rob Hunter… e diventammo pure un terzetto [sì, perché dal 1975 al
1980 erano stati un quartetto - Flavio]! Facemmo un concerto in città, così il manager
dei Tygers of Pan Tang si presentò dopo lo show e ci chiese se volessimo fare
un singolo con la Neat Records!
Come mai avete rilasciato il vostro primo vinile dopo 6 anni
dalla vostra fondazione?
Non ci fu
l’opportunità, e onestamente non ci sentivamo pronti. Questo periodo è stato il
nostro apprendistato. Dovevamo imparare a comporre, a esibirci…
Lo cattura eccome! A
me venne l’idea e volevo far immaginare che fosse esplosa una bomba! In verità,
per fare la sessione fotografica la Neat ci mandò in saletta un fotografo di
matrimoni. Gli cadde la mascella per terra quando vide tutto l’allestimento ma
bisogna dire che ha fatto un bel lavoro!
Con quest’album avete mostrato a tutti il vostro
particolarissimo tipo di metal: velocissimo e violento, eppure tecnico e
creativo allo stesso tempo. Quali erano le vostre influenze e perché suonavate
in un modo così furioso, piuttosto raro nella scena metal di allora?
Avevamo delle
influenze molto diverse. Andavamo a vedere quasi tutte le band che venivano in
città, e così avevamo sempre qualcosa da imparare. Non importava se fosse heavy
rock, fusion o progressive. Ma quando suonavamo nei club e ci mettevamo a fare
le cover sceglievamo di fare sempre le canzoni più energiche. Le altre band
facevano “Smoke On the Water” ma noi “Highway Star”, per farti un esempio.
Ecco, prendevamo le nostre influenze per poi accelerare la musica.
L’anno dopo la Neat Records stampò il vostro secondo album, “Wiped Out”, con il quale avete reso il vostro stile molto più veloce e furioso. Devi sapere che questo è il mio album metal preferito di sempre, anche perché ha anticipato tantissimo il movimento speed/thrash metal nato nel 1983 grazie ai Metallica e agli Slayer. Ma quali sono state le ragioni che vi spinsero a estremizzare così tanto la vostra musica?
Facemmo un sacco di
tour dopo il primo album e vedemmo come reagiva il pubblico ai nostri pezzi più veloci. Così
pianificammo che “Wiped Out” dovesse essere totalmente esagerato… e siamo
riusciti nel nostro intento!
A questo punto, quali erano le reazioni del pubblico durante
i vostri concerti, considerando la vostra brutale forma di heavy metal suonata
nel 1982?
Allora il mondo era
più piccolo. Per esempio, in Inghilterra il pubblico era più riservato a mano a
mano che ti spostavi verso sud. Poi scoprimmo che l’Italia e l’Olanda erano
pazze proprio come il Nord-Est inglese! Oggigiorno invece le reazioni del
pubblico sono molto più simili fra loro in ogni dove: tutti pazzi!
John, ho visto qualche foto relativa al periodo di “Wiped Out” in cui tu
hai il braccio destro ingessato. Come mai?
In realtà è stato
dopo il nostro primo singolo “Don’t Need Your Money”. Stavamo provando ma poi
una gang di punk irruppe in sala. Uno provò a rubare uno dei miei bassi e finì
tutto in una rissa. Riebbi indietro il basso ma mi ruppi il braccio!
So che, poco dopo “Wiped Out”, avete fatto per la prima volta un tour negli USA, condividendo i palchi con i Riot e gli Anvil. Come andò questo tour?
Fu rivoluzionario! Ma
fu solo per una manciata di concerti: prima l’Halloween Headbangers Ball a Staten
Island, New York, e poi 4 concerti nei club con gli Anvil ma la reazione fu
stupenda. Proprio così iniziò il nostro rapporto con Jon Zazula, che istigò tutta la cosa [secondo Metallipromo, i Raven fecero 6 concerti negli USA, 5 nello Stato di New York e uno nel New Jersey, fra il 30 ottobre e il 15 novembre. - Flavio].
Nah, non lo chiamerei
“lento”, al massimo lo è solo in confronto a “Wiped Out”. Amavamo “Wiped Out” ma
capimmo che non volevamo continuare a fare la stessa cosa e sparire nel nulla. Così
prendemmo consapevolmente la decisione di suonare in modo più ponderato, di
suonare in GRANDE… e funzionò! Lavorare con Michael Wagener e Udo è stato un
altro punto di svolta. Abbiamo collaborato con un vero produttore e registrato
in un vero studio!
L’ultima canzone di “All for One” si intitola “Athletic Rock”,
proprio come chiamavate la vostra musica. Perché vi piaceva tanto questa
definizione? Cosa significa esattamente per voi?
Veramente fu coniata
dal boss della Neat (ossia Dave Wood, anche proprietario degli Impulse Studios dove registravano i loro dischi tutte le band dell'etichetta. Compresi ovviamente i Raven, che però incisero "All for One" ai Pineapple Studios, a Londra. - Flavio] e fu scritta sul retro del nostro primo singolo. Ci
dicemmo: “Perché no?”. Aveva senso, visto che ci muovevamo in giro per il palco
come dei pazzi!
Ma dopo “All for One” il vostro rapporto con la Neat Records
si concluse. Quali sono i motivi?
Ne avevamo
abbastanza. Nessun supporto, nessun lavoro. Avevamo raggiunto i limiti di ciò
che loro potevano fare per noi ed era ora di andare avanti. Avemmo la
possibilità di andare negli Stati Uniti, e così abbiamo fatto.
Vi sentivate parte della New Wave of British Heavy Metal?
Chiedo questo anche perché voi eravate più vecchi di molte band appartenenti al
movimento.
L’NWOBHM è stata
un’era, non un movimento o un “club”. Piuttosto è stato un periodo in cui un po’ di ragazzi
a cui non piaceva il punk ha finito di fare la loro musica. Ecco perché tutte
le band suonano differenti, soltanto l’energia e la passione erano simili. Però
non eravamo più vecchi rispetto alla maggior parte delle altre band. La
maggioranza di esse aveva la nostra stessa età. Per dire, nel 1980 quasi tutti
erano sui 20-24 anni. Proprio come noi.
Mi sono reso conto che un sacco delle band più dure e veloci
della NWOBHM (Venom, Avenger, Tysondog, Atomkraft, Satan…) veniva proprio dalla
vostra città, Newcastle. È
curioso. Secondo te perché Newcastle ha prodotto i gruppi NWOBHM più violenti?
Forse le condizioni sociali di Newcastle hanno influenzato i suoi giovani
metallari?
Probabilmente per le
condizioni sociali. Crescere negli anni ’70 nel Nord-Est era abbastanza
deprimente. Era dura trovare lavoro. Non c’erano prospettive. Di sicuro tutto
questo è uscito fuori nella musica.
Sentivate una sorta di rivalità coi Venom, che suonavano
come voi, solo con un approccio più grezzo e punk?
Solo per le risorse
date dalla Neat, visto che loro ai tempi non suonavano mai dal vivo. All’epoca
non sarei mai stato d’accordo con te ma adesso ascolto le canzoni che facevano
e devo dire che, pur sotto tutto quello sbraitare, erano fighe!
Com’era la vostra relazione con il punk rock e i suoi fan?
Allora c’era effettivamente una forte rivalità fra i metallari e i punk?
Sì, c’era un sacco di
rivalità che si trasformava in violenza, come già detto prima. Il punk era una
moda più che altro. E noi davamo più valore all’abilità musicale piuttosto che
allo sbraitare. Quasi tutto il punk era orribile. I Pistols e gli Stranglers
erano bravi mentre degli altri pochissimi si salvavano.
Quali sono i tuoi concerti preferiti dei Raven fatti fino al 1983? So che avete suonato anche in Italia alla fine del 1983, precisamente a Milano e a Bologna [in realtà alla fine del 1982, fra il 1° e il 2 dicembre].
Tutti quei concerti
in Italia sono stati bellissimi! Ci abbiamo suonato nel 1981 e nel 1982. Gli
show del 1981 sono stati i nostri primi al di fuori del Regno Unito e sono
stati semplicemente… pazzi!
Ho letto da qualche parte che Rob "Wacko" Hunter, il batterista dei vostri album storici, ogni tanto si faceva male perché nel suonare ci dava veramente dentro. Sono vere queste voci?
Si faceva male perché prendeva a pugni i piatti e li colpiva pure con la testa. Ecco perché più avanti è arrivato il casco!
Ormai i Raven suonano dal 1974 senza essersi mai sciolti [in realtà si sono sciolti nel 2001, per poi riprendere fortunatamente l'attività nel 2006. - Flavio], e pubblicate ancora begli album. Penso che il segreto che si nasconde dietro la lunga vita della band riposi nel tuo fortissimo legame con tuo fratello, Mark. Sei d’accordo?
Sì. Questo fa
certamente la differenza. Non riesco a immaginarmi sul palco senza averlo al
mio fianco… a spaccare tutto! Però gli hanno appena sostituito la protesi alla
caviglia ma gli ci vorranno solo che pochi mesi!
Ok, è tutto. Grazie mille per aver risposto a tutte queste
domande e ora sentiti libero di aggiungere ciò che vuoi. Ciao!
Grazie mille! Abbiamo
da poco fatto uscire un EP intitolato “Can’t Take Away the Fire”, disponibile
attraverso la nostra label Silver Lining. Abbiamo delle date europee in
programma per quest’anno, a settembre, e stiamo lavorando duro per il nuovo
album, in uscita per il 2026!
Interview by Flavio Er Coppola.
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