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Sunday, April 5, 2015
Necroholocaust - "Holocaustic Goat Metal" (2014)
Avevo praticamente perso ogni speranza di poter ascoltare un giorno l’album d’esordio dei canadesi Necroholocaust, gruppo di culto totale come i da poco recensiti Revenge. Questo perché i Necroholocaust sono così underground da aver pubblicato in 11 anni di carriera una sfilza interminabile di produzioni minori, in particolare split, e quindi fino all’altro ieri non sembravano così interessati a far uscire un album, che ormai pareva esser divenuta una chimera. Ma improvvisamente, come spesso succede di questi tempi, i nostri 4 pazzi hanno trovato il proprio salvatore infernale nell’Iron Bonehead Records. Ecco così materializzarsi, come per incanto, il disco di debutto dei Necroholocaust. E luce (nera) fu.
Passando ora al sodo, vi dico che, se cercate violenza estrema, in “Holocaustic Goat Metal” ne troverete a pacchi. Ciò perché i Necroholocaust sono una delle espressioni più pure e oltranziste del cosiddetto “bestial black/death metal” tanto che nell’album ne viene rispettato ogni dannato clichè, compresi allarmi anti-aereo e campane a morto. Di conseguenza, le chitarre sono così grezze e ribassate che non sempre è facile sentire bene un riff (oddio, ma non come in “War Cult Supremacy” dei Conqueror, dove tale caratteristica raggiunge livelli veramente esagerati!) mentre esse lasciano talvolta il posto ad assoli caotici e rumorosi. La batteria è invece una tempesta indomabile di blast-beats, come esemplificato perfettamente dalla traccia d’apertura “Rise of Antichrist (Victory Command)” , anche se dopo un po’ il suo lavoro si presenta abbastanza vario perché, per esempio, non mancano belle (e spesso) ossessive decelerazioni e qualche volta si azzardano pure dei ritmi più fantasiosi del solito (come in “Infinite Death Prophecy”).
Curioso è però il lavoro del basso, che solitamente in questo genere ha un ruolo così marginale da non avere in pratica voce in capitolo ma ciò non accade nei Necroholocaust, visto che talvolta il basso osa introdurre le canzoni concedendosi pure qualche stacco. Ancora più curioso è il comparto vocale che, oltre a essere spaventosamente effettato, è composto principalmente da grugniti inumani molto a là Revenge doppiati da un’altra voce inumana non meglio identificata (ma ciò si sente meglio in cuffia), rinforzando il tutto con qualche urlo bello blasfemo di cui in fondo si ha sempre bisogno.
Per essere ancor più pignoli, il black/death bestiale dei Necroholocaust è un incrocio quantomai spietato e guerrafondaio fra i Bestial Warlust, i Black Witchery, i Revenge e i Diocletian (nello specifico, da questi ultimi prendono per esempio certi particolari patterns di batteria oltreché il vizio di “strusciare” sulle corde della chitarra per trasmettere più caos, tecnica ormai abusata da molti gruppi dello stesso genere ma che comunque era già utilizzata ampiamente dagli stessi Revenge agli inizi del 2000). E se unisci questi 4 gruppi in uno solo, stai pur sicuro che ne viene fuori una roba talmente estrema che al confronto i Marduk di “Panzer Division Marduk” sembrano dei rachitici!
Ma per essere capaci di partorire un capolavoro della portata di “Doom Cult” dei Diocletian, i Necroholocaust devono fare ancora un po’ di strada. Questo perché alcune canzoni dell’album potevano essere fatte meglio, come “Defile the House of God” (che a un certo punto ha un lungo rallentamento doom a là Beherit con il quale si conclude lo stesso pezzo praticamente senza colpo ferire anche perché senza voce), “Inverted Christ” (che è la meno sostenuta del lotto… seppur questo non voglia dir molto!) e in un certo senso anche la finale “Bleed the Baphomet” (che contiene un lungo e curioso assolo quasi rock’n’roll ma forse un po’ prolisso e fuori luogo). Ergo, il primo lato (intitolato “Goat”) del disco è decisamente meglio del secondo (intitolato semplicemente “Metal”), che ha fra l’altro dei pezzi pure belli lunghetti.
Fra cui la stessa “Bleed the Baphomet”, che è la canzone più lunga di tutto l’album visto che dura la bellezza di 8 minuti. I quali sono distribuiti curiosamente in 3 parti ben distinte, se non persino in 4: la prima è il pezzo vero e proprio, poi c’è una specie di outro ambientale, dopodichè una lunga pausa e infine c’è un pezzo nel pezzo nel quale i Necroholocaust sparano furia totale e blast-beats a manetta. Insomma, “Bleed the Baphomet” è una canzone un po’ dispersiva ma tant’è…
Dopo una rece più prolissa del solito, siamo arrivati finalmente alle conclusioni. “Holocaustic Goat Metal” (voto: 7,5) è un album veramente imperdibile per i fanatici del black/death bestiale, seppur cali pericolosamente nella seconda parte. Ho trovato fantastica e non proprio tipica del genere la produzione dell’album, visto che per esempio il basso è stranamente in evidenza mentre la batteria ha un suono “vero” e molto vicino ai dettami di certo brutal death, con quel rullante che ti martella a sangue i timpani dall’inizio alla fine. Ma che meravigliosa tortura!
Tracklist:
1 – Rise of Antichrist (Victory Command)
2 – Sadomasochrist
3 – Altar of Plagues
4 – Slaughter the Lamb
5 – Defile the House of God
6 – Deathraid of Intolerance
7 – Inverted Christ
8 – Infinite Death Prophecy
9 – Bleed the Baphomet
Line-up:
Black Plague of War and Disease – voce/chitarra
Grimlord of Atomic Nuclear Hate – chitarra
Goatplague Messiah – basso/voce
Bloodlust Abominator of Ritual War Incantations – batteria
FaceBook: https://www.facebook.com/necrogoatworship
Iron Bonehead Records: http://www.ironbonehead.de/
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