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Thursday, April 23, 2015
Reverorum ib Malacht - "De Mysteriis Dom Christi" (2014)
Abituati come siamo agli eccessi folli del black metal, in teoria non dovremmo ormai stupirci più di niente. Eppure, alla fine ci caschiamo sempre: c’è chi viene da paesi insospettabili come Cuba, chi affronta tematiche riguardanti gli sport invernali tanto per prendere per i fondelli i classici temi black metal su troll, foreste et similia, c’è chi canta in lingue nerdose prese direttamente dall’immaginario tolkeniano, o chi si fa fare delle foto promozionali del tipo nudista satanico e chi più ne ha più ne metta. E poi ti arrivano gli svedesi Reverorum ib Malacht che, nati nel 2005 come dei luciferiani “anti-cosmici” convinti (uno dei due membri ha avuto un passato negli Ofermod, uno dei principali gruppi religious black della Svezia), sono letteralmente ritornati sulla Retta Via 4 anni dopo, una vera e propria folgorazione di Damasco che li ha fatti convertire al cattolicesimo, una volta tanto odiato. Si può quindi dire che, in un certo senso, i Reverorum ib Malacht appartengano al controverso filone dell’unblack metal, cioè del black cristiano, se non fosse per il fatto che questi due pazzi svedesi hanno ancora dei forti contatti con la frangia satanico/occulta del genere tanto che il loro secondo album “De Mysteriis Dom Christi” (il cui titolo e la cui copertina rifanno chiaramente il verso al capolavoro “De Mysteriis Dom Sathanas” dei Mayhem) è stato pubblicato dalla statunitense The Ajna Offensive, che è tutto fuorché cristiana. La quale ha fra l’altro avuto la bella idea di pubblicare l’album in 3 diversi formati (CD, vinile, cassetta), ognuno dei quali risulta caratterizzato da una differente scaletta e da diversi pezzi che possono durare pure la bellezza di 30 minuti! E paradossalmente, il formato CD in mio possesso, comprendente 11 brani per 71 minuti (il vinile e la cassetta ne hanno invece 2 per un massimo di 65 minuti), è il più accessibile di tutti!
Conclusa quest’introduzione ciclopica, è ora di parlare finalmente della musica contenuta nel disco. La quale è un black metal minimalista, angosciante e oppressivo, cioè di una pesantezza micidiale. Ciò lo si evince già dalla produzione, che è così adorabilmente lo-fi che la chitarra quasi non si sente a vantaggio (più o meno…) delle tastiere mentre le uniche cose che si sentono veramente bene sono la batteria (spesso messa in bella evidenza) e il cantato. In pratica, l’album sembra essere stato registrato in una qualche dimensione sconosciuta, ma al contempo divina, dove tutto, in origine ordinato, chiaro e pulito, diventa distorto, distante e caotico alle orecchie dei comuni mortali. Ma è così caotico che, fra canzone e canzone, i volumi sono (leggermente e volutamente) sballati, senza contare che può cambiare persino il suono stesso dei vari strumenti (come la batteria in “Hwar Christen Människia”)!
Poi, i brani sono strutturati in una maniera alquanto strana. Fate conto infatti che alcuni di essi sono fondati all’incirca su uno stesso identico riff suonato anche per 9 minuti filati (“Domini est Terra”). La batteria è invece furia totale perché tira blast-beats a oltranza ma paradossalmente si finisce a seguirne il discorso con estrema attenzione perché spesso se ne esce con delle variazioni anche minime con tanto di (rarissimi) tempi medi come per prendere un po’ di fiato, e così si può dire che la struttura delle canzoni si regga principalmente proprio sull’infaticabile batteria. Il comparto vocale è surreale ma a livelli che non potevo immaginare nemmeno io: da queste parti c’è un tripudio assurdista fatto di urla strozzate, stralunate voci teatrali, parti più o meno parlate, vocalizzi “orrendamente” effettati, deliranti miasmi gutturali destinati a trasformarsi in acuti stridenti pieni di sofferenza mistica in grado di mettere sul serio i brividi (“Wayhi binsoa’”, da menzionare assolutamente) e… insomma in ogni canzone aspettatevi delle voci diverse capaci anche di sovrapporsi fra di loro in un caos che difficilmente dimenticherete. Dicasi la stessa cosa per tutti quei rumori e suoni che emergono dal nulla per fare ancor più male all’ascoltatore, come un alienante violoncello nella già citata “Domini est Terra”.
Ma in questo album dominano su tutti i pezzi medio-lenti. E quindi parliamo dell’ossessiva e ipnotica, molto in Abruptum-style, “Nw thänthidh” dove, fra una batteria che se le inventa di tutti i colori pur nello stesso ritmo e un cantato parlato in una inquietante lingua arcana, si respira sul serio un’atmosfera di puro Male, altro che lodi al Signore! E parliamo anche di “Hwar Christen Människia” che, velocissima all’inizio, decelera sempre di più fino a diventare dopo 90 secondi un doom ultra-lento che poi, passati circa 7 minuti e mezzo, si annulla totalmente per lasciar spazio a un lungo finale di desolante dark ambient (“wayyeshæv”).
Dato che ci siamo, è ora di dire che l’album è praticamente suddiviso in due parti ben distinte, visto che generalmente i pezzi pari sono quelli black metal mentre quelli dispari sono di matrice dark ambient. Ma questi ultimi non è che mi siano piaciuti molto, anche perché, a parte il fatto che digerisco poco questo genere che comunque è molto legato al black, sono spesso degli interminabili e minimalisti monologhi parlati ultra-effettati che però, dopo un po’, risultano noiosi. Per onestà intellettuale, devo ammettere di aver ascoltato i pezzi ambient in un secondo momento, dato che, da “noioso” amante dell’azione pura quale sono, ho voluto scatenarmi subito con quelli black metal.
In generale, ascoltare “De Mysteriis Dom Christi” (voto: 8) è stato per me non soltanto una bella sfida (in fin dei conti, 71 minuti di musica non sono mai una passeggiata!) ma anche un’esperienza. Questo perché i Reverorum ib Malacht, suonando un black metal sì pestone ma allo stesso tempo tremendamente atmosferico e sperimentale oltreché malatissimo, sono riusciti a far entrare l’ascoltatore in una spaventosa dimensione parallela che parecchi gruppi più tradizionali non riuscirebbero a ricreare neanche se fossero composti da aspiranti suicidi all’ultimo stadio. E, particolare ancor più rilevante, i Reverorum ib Malacht sono cattolici e, in quanto tali (definiscono la propria musica con l’ossimoro di “Roman Catholic black metal”), è come se volessero far ascoltare a noi peccatori impenitenti l’ira di Dio. Ma in fondo, come recita il Salmo 111:10 che loro amano spesso citare: “il timore verso Dio è l’inizio della saggezza”.
Tracklist:
1 – Credo
2 – Domini est Terra
3 – Bre’shith
4 – The Chaos Was Created Out of Nothing
5 – Voûtós-estin O-yiós-mou
6 – Nw thänthidh
7 – Säle ärw andelike fatighe
8 – O Ignee Spiritus
9 – Sela
10 – Wayhi binsoa’
11 – Hwar Christen Människia/wayyeshæv
Line-up:
Karl Axel Mikael Mårtensson – chitarra/voce/liuto/flauto
Karl Hieronymus Emil Lundin – chitarra/basso/batteria/voce/tastiere/violoncello
FaceBook: http://www.facebook.com/pages/Reverorum-ib-Malacht/121930327843631
The Ajna Offensive: http://www.theajnaoffensive.com/
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