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Monday, December 28, 2009
Nimroth - "Instinct" (2009)
Qualcuno di voi si ricorda per caso di una notizia di qualche tempo fa in cui annunciavo l’uscita dello split fra gli H.o.S. ed i Violence Spread? Bene, 4/5 dei secondi sono nati dai Nimroth, gruppo trentino (esattamente da Cavalese), fondato praticamente 3 anni fa, di belle speranze il quale mi fa sorprendere ancora una volta della diversità spesso abissale di un (sotto)-genere quale è il death/thrash, visto e considerato che di tutte le formazioni di tal fatta che mi sono capitate su queste pagine, non me n’è capitata nessuna che assomigliasse almeno un minimo con un’altra. Si pensi infatti alla furia di stampo moderno dei pisani Subhuman od all’eleganza dei comaschi Final Thrash, per non parlare dell’impatto meccanico e meshugghiano dei leccesi Clinicamente Morti, all’apocalisse perpetrata dai catanzaresi Land of Hate come pure la complessa violenza a tratti progressiva dei milanesi Irreverence. Ed in tutto questo calderone di collettività sempre diverse tra loro, eccovi pescati, grazie a quel santone di Metal-Archives da dove mi diverto a beccare realtà tra le più sconosciute al mondo, i Nimroth appunto, nonostante abbiano un nome che secondo me è più adatto ad un gruppo black metal. E devo dire che anche loro a mio avviso fanno una figura notevole.
“Instinct” è la primissima testimonianza discografica e primo demo del gruppo, il quale all’epoca della sua pubblicazione era un quintetto formato da Matt, voce, Ric aka Tormentor e Deriu chitarre, Ale basso e Corra batteria, solo che il secondo chitarrista, a quanto pare, se n’è andato recentemente. L’opera risulta formata da 4 pezzi, fra i quali il più lungo, di circa 4 minuti e 12 secondi, è “Break the Cage”, mentre il più breve è “Instinct”, che raggiunge quasi quota 3 (curioso segnalare che i brani si allungano sempre di più fino al terzo), propinando il tutto per qualcosa tipo 15 minuti. Il suono quivi proposto è principalmente un death/thrash metal (a dire il vero, mi pare un pochino più preponderante il secondo) e piuttosto equilibrato fra parti veloci ed un po’ più lente (almeno non per “Break the Cage” che invece è basato particolarmente su tempi medi belli grooveggianti), preparatissimo dal punto di vista tecnico, ma quello che più mi fa piacere è il fatto che il gruppo tira fuori una notevole varietà e fantasia, così da non stancare l’ascoltatore più esigente, e talvolta erutta pure delle soluzioni che in un genere come questo mi sembra veramente difficile aspettarsi. Per quanto riguarda invece il lato prettamente strutturale, devo segnalare altresì che i vari pezzi sono contrassegnati da un senso di libertà piuttosto marcato in quanto l’andamento risulta imprevedibile e decisamente poco avvezzo ad affidare il discorso musicale ad una più o meno sequenza rigida di soluzioni, cosa che avviene in pratica nella sola “Break the Cage”, tra l’altro a mio avviso in maniera non fallimentare, mostrando le lame con uno schema di questo tipo, con l’avviso che l’iniziale passaggio, nella prima botta (su 3) è completamente assente: 2 ancora mod. – 2 – 2 mod. – 3. Tale canzone è a mio parere la più lineare e “classica” del lotto con tanto di ritornello, seppur dopo la prima apparizione della sequenza (monca) di cui sopra si faccia vivo un 4 che funge a mio avviso efficacemente da ponte con il 2 anc. mod.. “Delirium” mi sembra invece il pezzo più libero del demo, visto e considerato che di tutte le soluzioni solo la 2 viene ripresa, tra l’altro modificata, ma è da segnalare che la 3 è sottoposta a qualcosa come 3 modificazioni. Per quanto riguarda queste ultime invece, bisogna dire che il brano che risulta in misura maggiore sottoposto a simili tecniche è “Intellectual Anarchy”, e ciò specialmente al passaggio n°2, più volte variato. Da notare inoltre certe fugaci variazioni fulminee che hanno un ruolo oserei dire fondamentale per alcuni pezzi (“Instinct” e “Break the Cage”), ma di questo ne parlerò in sede di analisi degli strumenti. Le varie soluzioni si esprimono di solito nell’arco di 2 e 4 battute, seppur ci sia qualcuna che ne duri addirittura 8 (ma anche una decina come durante il secondo assolo di “Delirium”) o solo una (vabbè, in tal caso si tratta di modificazioni), ma da tal punto di vista c’è una cosa a mio avviso molto interessante che tratterò prossimamente. Insomma, ogni canzone ha una propria struttura ben definita, accorgendomi comunque che essa assomiglia ben volentieri a quella proposta dagli Irreverence, solo meno dinamica e meno interessata da cambi di tempo anche durante un singolo passaggio, nonostante non ne manchino (come quello lunghissimo di “Intellectual Anarchy”), ergo è presente un minore risalto verso la tecnica di impianto strutturale, ma sempre poco incline a rispettare, come già segnalato, un qualunque schema strofa-ritornello, ma comunque aspettatevi sicuramente che negli ultimi momenti dei primi 3 pezzi viene ripresa almeno una soluzione iniziale. Parliamo adesso della produzione, che sinceramente apprezzo meglio in cuffie, dato che senza non riesco a sentire interamente il lavoro di batteria sulla cassa, anche se purtroppo mi pare che il basso non sia stato messo bene in evidenza, dato che lo sento molto debole (faccio notare, curiosamente, che se il demo lo provo con un lettore cd portatile il volume è più alto della media, cosa che invece non mi succede con altri supporti). La produzione, piuttosto sporchetta ma non troppo, mi sembra orientata decisamente sulle frequenze medio-alte, un po’ come in certi pezzi di “Promo 1998” dei brutallari spagnoli Apocalyptic (di cui mi sono fatto recentemente la toppa, ma siccome non credo gliene freghi a qualcuno continuo il mio monologo).
Potere ora ai differenti strumenti che colorano l’universo (formale) dei Nimroth. La voce è a mio avviso praticamente un grugnito concentrato di solito su toni medi che però mi ricorda quasi una versione potenziata e più grezza dell’aggressione di Dado degli H.o.S. (non a caso…), ma personalmente c’è un problema: il lavoro fatto sulla voce non è che mi piaccia particolarmente dato che mi trasmette poco, al sottoscritto pare quindi non proprio intensa e furiosa, nonostante abbia per certi versi la prepotenza del thrash metal. Un’altra cosa che in questo caso è per me grave è che Matt, se non sbaglio, è quasi sempre statico, non ha sbalzi d’umore che mi facciano sobbalzare, quasi incapace di donare maggiore tensione al tutto, ma d’altro canto bisogna che io gli dia merito riguardo la costruzione delle linee vocali, a mio parere veramente buone e coinvolgenti (bel paradosso ragazze e ragazzi!), e da questo punto di vista credo che valga come esempio lampante specialmente “Break the Cage” che fra l’altro secondo me possiede un ritornello veramente al bacio. Le chitarre invece le considero un aspetto decisamente curato dei Nimroth, non solo perché qualitativamente validissime ma anche in quanto mettono sul piatto una varietà e fantasia degne di menzione che mostrano talvolta un’urgenza di risultare anche piuttosto particolari per un genere quale è il death/thrash metal, magari passando attraverso le più diverse atmosfere, che per la maggiore, secondo il mio punto di vista ovviamente, tirano fuori le unghie presentando uno stile abbastanza modernista. Così, eccovi serviti il thrash travestito da death presente tra l’altro nell’inizio di “Instinct”, il mirabolante groove thrasheggiante e pieno di fierezza di “Break the Cage”, le sghembe e progressive melodie quasi nel finale di “Delirium”, l’iniziale ed un po’ “birraiolo” thrash a là Bestial Mockery (esemplificativa a tal proposito la canzone “Morbid Invertation” contenuta nel loro album “Christcrushing Hammerchainsaw” (ops, un bestemmione! Chi lo dice alla censura?) sempre del brano poc’anzi citato, certe lunghe e complesse evoluzioni a tratti death di “Intellectual Anarchy”, la cattiveria più di stampo death dei primi secondi sempre dell’ultima canzone sopraddetta, dove è presente inoltre una melodia dal sapore quasi romantico esprimente attraverso decise pennellate, oppure si pensi agli arabeschi (beh, più o meno) di “Instinct”. Ma questa è soltanto una lista esigua delle diverse soluzioni chitarristiche date in pasto dalle due prorompenti asce. Inoltre, bisogna segnalare un’altra cosa a mio avviso interessante e che mi sembra venga tenuto di buon conto dal gruppo, ossia la chitarra solista, che molto probabilmente è una delizia per gli ascoltatori più esigenti, visto e considerato che qui gli assoli ricoprono un ruolo primario nella musica di questi ragazzacci. Infatti, prima di tutto, essi, decisamente imprevedibili per quanto riguarda la loro posizione in ogni brano, se si eccettua un pochino “Break the Cage”, percorrono sempre un arco di tempo lungo circa 30 secondi, e proprio durante gli assoli si affaccia quella che considero un’anomalia piuttosto notevole: il numero di battute in cui essi si esprimono. Infatti, ad un attento ascolto mi sono reso conto che loro occupano (quasi) sempre uno spazio dispari (3 – “Intellectual Anarchy” – e 5 – il primo di “Instinct” e “Break the Cage”) oppure sì pari ma non poi così frequenti da sentire, come, se non sbaglio, le 14 volte di “Delirium”, e quelli che si possono definire, come dire, più normali sono il secondo solismo di “Instinct” e quello della stessa “Delirium”, dato che in questi ultimi due casi le battute sono 2. Il “problema” è che il discorso musicale durante gli assoli viene spesso e volentieri un po’ modificato, soprattutto a livello ritmico (come nel primo di “Instinct” od in “Intellectual Anarchy”), così che il tutto si evolva in maniera a mio avviso imprevedibile e fantasiosa. Un ulteriore fatto secondo me degno di nota è la natura né esattamente thrash e death della fase solista, almeno per ciò che penso io certo, visto e considerato che gli assoli, sempre piuttosto melodici e preparatissimi dal punto di vista prettamente tecnico, mi sembrano non possedere il nervosismo tipico del thrash e neanche la cattiveria caratteristica del death, se si eccettua in un certo senso quello di “Delirium”, che a mio parere è un solismo un po’ a sé e tutto particolare, non solo perché è lunghissimo (quasi un minuto preciso!) ma anche per via della struttura e delle atmosfere che mi regala, a tratti romantico. E non a caso mi pare che le nostre due asce siano state influenzate anche un pochetto dal metal di impronta progressiva (o almeno da un tipo di metal esterno al death/thrash) per come suonano le melodie (un altro esempio lampante da questo punto di vista sono le note dell’assolo di “Break the Cage”, che secondo il mio punto di vista è come speranzoso), ma altresì bisogna dire che pure qui il gruppo dimostra una buonissima inventiva. Si prenda infatti in considerazione anche “Intellectual Anarchy”, dove è presente un assolo che è forse il più “tranquillo” di tutto il lotto, dato che si muove attraverso melodie posate, un po’ più dilatate del solito. Insomma, a mio avviso, i solismi, ma questo credo che si sia capito da un pezzo, mi piacciono molto. Inoltre, nell’inizio di “Intellectual Anarchy” c’è quella che definisco una sovrapposizione al riffing principale, una sovrapposizione piuttosto semplice e minimalista dato che si esprime solo attraverso due note, che, come da tradizione, sono alte. La chitarra solista di questo tipo c’è anche in “Delirium”, qui decisamente più tecnica ed un po’ più lunga, e che personalmente dà una sensazione addirittura di spazialità, quasi a là “2001: Odissea nello Spazio”. Mi è piaciuto abbastanza anche il lavoro del basso, a cui sono attribuiti con una buona frequenza delle variazioni devastanti che secondo il mio parere donano maggiore intensità al tutto, come avviene nel duo iniziale “Instinct”/”Intellectual Anarchy” (nel primo le note del basso precedono fra l’altro un gioco chitarre/batteria per me fenomenale, mentre nel secondo Ale suona in modo più semplice insieme alla batteria – cassa e charleston se non sbaglio), ma a mio avviso sono interessantissime ed ottime anche le posate linee, tra il beffardo ed il minaccioso, create durante l’assolo di “Delirium”. Che posso dire invece della batteria? Prima di tutto, mi piace tremendamente il suo suono, così grezzo (vabbè, di certo non è quello dei Tools of Torture ma siamo quasi vicini) e genuino, ma ciò che mi fa veramente sbalordire è il lavoro nel complesso, dato che il nostro batterista ha una notevole varietà e fantasia, pure quando si tratta di rendere ancora più dinamico uno stesso pattern. Non poche volte modifica un ritmo, soprattutto durante gli assoli, anche piuttosto radicalmente come succede in “Intellectual Anarchy”, dove Corra fra l’altro rischia con un qualcosa di tecnico ed a-lineare. A mio avviso, degna di menzione è anche la capacità di infondere maggior groove all’intero discorso musicale, sia su tempi medi (e da questo punto di vista l’esempio principe mi pare dato da “Break the Cage”) che su veloci classicamente thrash (come nell’inizio di “Delirium”). Curioso segnalare che qui ci sono poche picconate sulle gengive in fatto di velocità smodata, se si pensa infatti che praticamente una furia simile è presente soltanto in “Instinct” ed “Intellectual Anarchy”, dove altresì vengono raggiunti dei blast-beats a dire il vero un po’ statici (attenzione, non è una critica). In “Delirium”, durante l’assolo, scorgo invece l’influenza del jazz, pur seguendo un ritmo piuttosto preciso. Vabbè, inutile dilungarsi oltre, per me la batteria è un altro indubbio capolavoro sputato prepotentemente dai Nimroth.
Ragazze e ragazzi, è finalmente arrivato il momento di quello che considero il pezzo migliore del lotto, e curiosamente il primo posto va a “Break the Cage”, che fino a poco tempo fa consideravo un brano in pratica inconcludente, ma poi ho incominciato ad apprezzarlo completamente. I motivi della mia scelta vanno implicati all’intramontabile dose di groove che tale canzone mi trasmette, oltre al fatto che essa mi regala una sensazione, unica nell’opera, di fierezza sposandosi così in modo coerente forse con il suo titolo. Ma un’altra cosa strana da dire è che ho scelto come episodio migliore quello più lineare e diretto, e personalmente è anche questa particolarità che piace nella maniera più decisa.
Per quanto concerne invece il principale punto di forza dei Nimroth, io l’ho ravvisato assolutamente nella loro incrollabile fantasia (vabbè, a parte i toni usati dalla voce…) che permette di non stancare l’ascoltatore più esigente attraverso differenti soluzioni musicali, talvolta dimostrando a mio parere una capacità d’osare decisamente valida e di cui terrò in buon conto nel voto che leggerete tra qualche momento.
Ma purtroppo per me non è tutto rose e fiori per il quintetto trentino, infatti le due “Instinct” e “Delirium”, ossia gli opposti del demo, mi paiono brani un po’ inconcludenti, soprattutto il primo, visto e considerato che finisce riprendendo l’iniziale soluzione proposta senza colpirmi in faccia nel modo che ritengo giusto. Secondo me, il pezzo si poteva finire probabilmente sì con la ripresa della variazione basso + gioco batteria/chitarre ma alla fine di essa compariva il cantante urlante (beh, più o meno) il titolo della canzone, così da concludere il tutto come una lama che si conficca rapidamente nelle carni. “Delirium” invece ha a mio avviso un finale a doppio taglio: da una parte credo che il suo finale abbia un senso, dato che quella ripetizione ossessiva dello stesso riff sembra rappresentare in effetti il concetto stesso del delirio, della follia, ma dall’altra parte è un finale che non mi tocca poi così tanto, dato che secondo il mio modestissimo parere tale brano aveva ancora ampi margini discorsivi, ed infatti forse dopo l’assolo ed il siparietto della batteria si poteva tornare, un po’ coerentemente con le linee di basso, a vomitare all’ascoltatore il riff bestial mockeriano citato in precedenza, per poi continuare per un po’ il discorso, anche perché dopo il solismo mi aspettavo un climax da pelle d’oca. Ma ormai, pazienza.
Tirando le somme, “Instinct” è a mio avviso un demo di un gruppo che vuole risultare decisamente interessante e non scontato, ovviamente esprimendosi con una buona dose di rischio, che secondo me non fa mai male, anzi. Peccato però che proprio nell’ultima canzone io abbia trovato una cosiddetta magagna piuttosto importante, nel finale tra l’altro, e di ciò, ahimè, ne terrò in considerazione in sede di voto, tra poco vicinissimo ad esser scoperto. Ma niente paura, penso fra l’altro che questi 3 anni di gestazione siano serviti veramente molto per partorire un suono almeno un minimo personale e ragionato, ergo ho una buona fiducia nei confronti dei Nimroth, Continuate così ragazzacci!
Voto: 72
Claustrofobia
Tracklist:
1 – Instinct/ 2 – Intellectual Anarchy/ 3 – Break the Cage/ 4 – Delirium
MySpace:
http://www.myspace.com/nimrothband
Ciao, sono il bassista.
ReplyDeleteTi ringrazio del tempo che hai dedicato a scrivere l'enorme recensione :D
Direi un ottimo esempio di critica costruttiva di cui terremo sicuramente conto per migliorarci in futuro.