Seconda recensione per Empire of Death. Eccovi il link:
http://www.empireofdeath.com/public/template4/dettaglio_recensione.asp
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Saturday, July 21, 2012
A Total Wall - "Incide" (2011)
EP autoprodotto (2011)
Formazione (2009): Davide Bertolini – voce/batteria;
Umberto Chiroli – chitarre.
Provenienza: Milano/Varese, Lombardia.
Canzone migliore del disco:“Unexpected”.
Punto di forza dell’opera:
la bizzarra struttura dei pezzi, comunque da affinare meglio.
Nota 1:
il gruppo ha pubblicato da poco il singolo “Sentence”, liberamente scaricabile dal sito di questi pazzi, che nel frattempo hanno trovato un nuovo cantante nella persona di Daniele Belotti. Alla fine credo che recensirò pure ‘sto disco…
Nota 2:
i nostri sono alla ricerca di un bassista con i controcazzi, quindi chi è interessato li contatti immediatamente. E' UN ORDINE!
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Di cose strane ne sono sempre passate da queste parti, ma di certo un gruppo che sembra letteralmente innamorato dei Meshuggah mancava. Però attenzione, “innamorati” sì ma con un po’ di caratteristiche atte a personalizzare una proposta difficilissima da digerire, anche perché, a mano a mano, i pezzi tendono ad allungarsi sempre di più fino a superare di circa 20 secondi i 7 minuti nella finale “To do”.
Prima di tutto, bisogna parlare del comparto vocale, il quale mette subito in chiaro le cose torturando l’ascoltatore con un grugnito a dir poco oppressivo e monotono che però si dimostra sufficientemente (e incredibilmente) dinamico visto che, per esempio, ora è più energico, adesso è addirittura più cupo. Occasionalmente si fa vivo fra l’altro una specie di urlo che vivacizza ulteriormente il discorso. Ho scritto “ulteriormente” perché in tutti i brani (eccetto curiosamente in “Resuscitator”, la più “semplice” di tutti) irrompe nientepopodimeno che una voce pulita parecchio melodica i cui interventi non sono neanche così brevi come forse si potrebbe immaginare.
Il comparto ritmico non è da meno in quanto a soluzioni coraggiose. Infatti, le influenze jazz sono costantemente presenti, ma non si pensi che, come in molti di questi casi, la batteria sia in ogni caso un orologio sempre concentrato a suonare in maniera precisa le varie partiture perché qui il lavoro risulta essere un po’ più dinamico del solito, e quindi sicuramente più umano e impreziosito da variazioni puntuali. Però, i tempi medi predominano su tutto, tanto che quelli veloci sono completamente assenti se non in “Resuscitator”, dove fanno una comparsata (per inciso, poco cervellotica). E questo è un peccato, perché li si poteva sfruttare per rendere il discorso ancor più pesante viste anche le grandiosi doti tecniche dei nostri.
Altro aspetto importante della musicalità degli A Total Wall è l’utilizzo, comunque misurato, di rumori minimalisti in sottofondo, che riescono a trasmettere un po’ più di inquietudine all’ascoltatore.
Per il resto, le chitarre sono (quasi) sempre fortemente melodiche come macigni imponenti, anche se qualche volta entra nel discorso l’acustica, capace di amalgamarsi molto bene con la parte metal, come in “Unexpected”. Ma il pezzo forte proviene più che altro dalla solista, che costruisce trame folli e alienanti, seppur tale tendenza non le impedisca assolutamente di cimentarsi in partiture stranamente rockeggianti (“No Error”).
La struttura dei pezzi è invece la caratteristica più interessante del duo, se non fosse per qualche passo falso presente qui e là. Infatti, i nostri preferiscono un approccio soffocante e praticamente anti – climax, dato che spesso, invece di esplodere, i brani si rinchiudono in una sorta di doom asfissiante (“Resuscitator”), oppure, in modo un pochino più ragionato, si modifica la parte ritmica di un certo passaggio (“To do”). Si ha comunque sempre più o meno uno sviluppo, anche se una canzone come “No Error” (il cui finale è collegato con il successivo episodio) poteva uscire meglio visto che a tratti sembra troppo strutturalmente rigida nonché fissata a sparare quei soli rock che non arrivano poi così lontano. E qui bisogna far osservare che i differenti brani seguono effettivamente, almeno per un po’, uno schema di tipo sequenziale ma è anche vero che in “Unexpected” finalmente ci si scatena in maniera più imprevedibile, pur non dimenticando quell’ossessività che indurisce talvolta tutto l’insieme.
Voto: 75
Claustrofobia
Scaletta:
1 – Resuscitator/ 2 – Incide/ 3 – Unexpected/ 4 – No Error/ 5 – To do
Sito ufficiale:
http://www.atotalwall.com/
FaceBook:
http://www.facebook.com/atotalwall
Formazione (2009): Davide Bertolini – voce/batteria;
Umberto Chiroli – chitarre.
Provenienza: Milano/Varese, Lombardia.
Canzone migliore del disco:“Unexpected”.
Punto di forza dell’opera:
la bizzarra struttura dei pezzi, comunque da affinare meglio.
Nota 1:
il gruppo ha pubblicato da poco il singolo “Sentence”, liberamente scaricabile dal sito di questi pazzi, che nel frattempo hanno trovato un nuovo cantante nella persona di Daniele Belotti. Alla fine credo che recensirò pure ‘sto disco…
Nota 2:
i nostri sono alla ricerca di un bassista con i controcazzi, quindi chi è interessato li contatti immediatamente. E' UN ORDINE!
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Di cose strane ne sono sempre passate da queste parti, ma di certo un gruppo che sembra letteralmente innamorato dei Meshuggah mancava. Però attenzione, “innamorati” sì ma con un po’ di caratteristiche atte a personalizzare una proposta difficilissima da digerire, anche perché, a mano a mano, i pezzi tendono ad allungarsi sempre di più fino a superare di circa 20 secondi i 7 minuti nella finale “To do”.
Prima di tutto, bisogna parlare del comparto vocale, il quale mette subito in chiaro le cose torturando l’ascoltatore con un grugnito a dir poco oppressivo e monotono che però si dimostra sufficientemente (e incredibilmente) dinamico visto che, per esempio, ora è più energico, adesso è addirittura più cupo. Occasionalmente si fa vivo fra l’altro una specie di urlo che vivacizza ulteriormente il discorso. Ho scritto “ulteriormente” perché in tutti i brani (eccetto curiosamente in “Resuscitator”, la più “semplice” di tutti) irrompe nientepopodimeno che una voce pulita parecchio melodica i cui interventi non sono neanche così brevi come forse si potrebbe immaginare.
Il comparto ritmico non è da meno in quanto a soluzioni coraggiose. Infatti, le influenze jazz sono costantemente presenti, ma non si pensi che, come in molti di questi casi, la batteria sia in ogni caso un orologio sempre concentrato a suonare in maniera precisa le varie partiture perché qui il lavoro risulta essere un po’ più dinamico del solito, e quindi sicuramente più umano e impreziosito da variazioni puntuali. Però, i tempi medi predominano su tutto, tanto che quelli veloci sono completamente assenti se non in “Resuscitator”, dove fanno una comparsata (per inciso, poco cervellotica). E questo è un peccato, perché li si poteva sfruttare per rendere il discorso ancor più pesante viste anche le grandiosi doti tecniche dei nostri.
Altro aspetto importante della musicalità degli A Total Wall è l’utilizzo, comunque misurato, di rumori minimalisti in sottofondo, che riescono a trasmettere un po’ più di inquietudine all’ascoltatore.
Per il resto, le chitarre sono (quasi) sempre fortemente melodiche come macigni imponenti, anche se qualche volta entra nel discorso l’acustica, capace di amalgamarsi molto bene con la parte metal, come in “Unexpected”. Ma il pezzo forte proviene più che altro dalla solista, che costruisce trame folli e alienanti, seppur tale tendenza non le impedisca assolutamente di cimentarsi in partiture stranamente rockeggianti (“No Error”).
La struttura dei pezzi è invece la caratteristica più interessante del duo, se non fosse per qualche passo falso presente qui e là. Infatti, i nostri preferiscono un approccio soffocante e praticamente anti – climax, dato che spesso, invece di esplodere, i brani si rinchiudono in una sorta di doom asfissiante (“Resuscitator”), oppure, in modo un pochino più ragionato, si modifica la parte ritmica di un certo passaggio (“To do”). Si ha comunque sempre più o meno uno sviluppo, anche se una canzone come “No Error” (il cui finale è collegato con il successivo episodio) poteva uscire meglio visto che a tratti sembra troppo strutturalmente rigida nonché fissata a sparare quei soli rock che non arrivano poi così lontano. E qui bisogna far osservare che i differenti brani seguono effettivamente, almeno per un po’, uno schema di tipo sequenziale ma è anche vero che in “Unexpected” finalmente ci si scatena in maniera più imprevedibile, pur non dimenticando quell’ossessività che indurisce talvolta tutto l’insieme.
Voto: 75
Claustrofobia
Scaletta:
1 – Resuscitator/ 2 – Incide/ 3 – Unexpected/ 4 – No Error/ 5 – To do
Sito ufficiale:
http://www.atotalwall.com/
FaceBook:
http://www.facebook.com/atotalwall