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Thursday, September 23, 2010
"Strada a Doppia Corsia" (1971, USA)
Carissime e carissimi,
stavolta vorrei dare spago alla mia passione per il cinema e non credo neanche che questa sarà l'unica rece di questo tipo che pubblicherò nel Blog. Come per la rece del videogioco "Manhunt", anche stavolta ribadisco che non è presente nessuna forma di soggettivismo, anche se tale mancanza non mi piace per niente dato che nell'articolo è come se volessi avere ragione per forza io. Inoltre, altra anomalia...perchè la rece è così breve? C'è la stessa motivazione che stava all'origine della rece di "Manhunt", basta che cercate...
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1. LA TRAMA.
2 amici hippy (il Pilota e il Meccanico) impiegano tutto il loro tempo stando dentro un bolide truccato (una Chevrolet del 1955), alla continua ricerca di gare clandestine, per sfidare le incontrovertibili leggi della fisica. Silenziosi, simboli di una gioventù ribelle ormai materialistica, indifferente e paranoica, sul loro cammino senza meta incontrano, seduta nella loro macchina, senza nemmeno degnarle di uno sguardo, una hippy, semplice oggetto dei desideri usa e getta agli occhi dei maschi, indifferentemente maschilisti. Ad un certo punto si fa vivo un “collega”, un uomo di mezza età che non si capisce bene chi sia e che ogni volta che ospita un autostoppista racconta categoricamente, afflitto dalla noia e da una vita che in fin dei conti odia, una versione sempre diversa di sè, interessato a gareggiare contro di loro, in preda ad un odio verso gli hippy che è soltanto informe ed ambiguo. Infatti, niente è vero in Gto. Fermata in autostrada con birrette incorporate, permesso accordato al Pilota di guidare la sua Ferrari Gto perché questa ha qualche cosa che non va, corteggiamento mezzo andato a vuoto mezzo riuscito con l’hippy proponendole addirittura una vita insieme fatta di trasferimenti….sedentari che mai si realizzeranno, e riesce persino a pescare un organizzatore di gare per far sì che la sfida verso Washington - premio al vincitore l’auto dell’altro – si compia realmente poiché i due ragazzi sono a corto di quattrini. E intanto la ragazza cambia continuamente uomo, giacché adesso è con Gto. Ed è qui che il Pilota subisce un’inspiegabile “cotta” d’amore, ossia l’unica volta in cui dà espressione al suo viso perennemente in coma cosciente, freddo come nessun altro al mondo (il suo compagno invece ha un ghigno non poco beffardo). La trova in un bar, al centro del tavolo, corteggiata sia dall’ammogliato giovine sia dall’annoiato e logorroico inventore di frottole. Brevi battute, come disinteressate. Silenzi che dicono tutto. Nulla di fatto. La ragazza amante di tutti alla fine decide. Decide per uno sconosciuto motociclista incontrato lì totalmente per caso. E tutto ritorna come prima, come per incanto. Gto ritorna a ospitare senza posa i più diversi autostoppisti fino ad accompagnare una nonna e un’orfana di padre per visitare al cimitero la tomba del genitore morto in un incidente stradale mentre guidava guarda caso una Ferrari Gto! E i due amici ritornano a sfrecciare ancora, per l’ennesima gara, verso un futuro senza meta e allo sbando, fino ad arrivare all’audio totalmente eliminato, a seguire il rallentatore con relativo fermo immagine, perfetta sintesi di un orizzonte d’asfalto infinito ma informe; cristallizzazione della velocità quale raffigurazione di una gioventù confusa, posseduta ed avvelenata dalla macchina, che un giorno o l’altro fermerà la loro vita facendoli arrestare dai tanto odiati sbirri; sublimazione dell’alienazione, che niente vuole sentire. La scena bloccata, ora divenuta come una foto, viene bruciata, come a voler distruggere definitivamente un ricordo di cui si vuole soltanto la morte.
Il film diventa ancora più bizzarro grazie alla musica che è ridotta praticamente all’osso, ponendo così l’accento sul rumore monotono dei motori in modo da creare un silenzio quasi surreale, e quando questo è eliminato, come nel fangoso torneo fatto per racimolare i soldi, si viene sopraffatti da un casino pazzesco tormentando così lo spettatore che si ritrova a farsi torturare con un film dall’andatura lentissima e dalla trama inesistente e fumosa, priva di punti di riferimento concreti.
Claustrofobia
Scheda del film:
Titolo originale: Two-Lane Blacktop
Nazionalità: USA
Anno: 1971
Genere: Drammatico
Regia: Monte Hellman
Produzione: Michael Laughlin Productions
Distribuzione: Universal Pictures
Data di uscita: 7 luglio 1971 (USA)
Cast:
James Taylor, Dennis Wilson (rispettivamente cantante e batterista dei Beach Boys), Warren Oates, Laurie Bird