Monday, April 1, 2013

Neka - "Nekiya" (2012)

EP autoprodotto (Agosto 2012)

Formazione (2010):   Antonio de Rosa – voce;
                                    Alessandro Manco - voce ("Amaterasu's");
                                   Alex Beneventi – chitarra;
                                   Francesco Rinaldi – basso;
                                   Paolo Damato – batteria.

Località:                    Foggia, Puglia.

Migliore canzone del disco:

“Mudras Gesture”.

Punto di forza dell’opera:

il riffing.
 Neka - Nekyia
Vi ricordate dei Bestial Carnage? Sì, di quel promettente gruppo che sparava un ignorante death metal svedese di cui doveva uscire, tipo nel 2010 o giù di lì, l’album di debutto intitolato “The Room of Horrors”, che aveva una copertina fantastica. Solo che poi i nostri eroi si sciolsero per la seconda e ultima volta, e così le loro strade si divisero senza dar luce al suddetto album. Ma dopo qualche anno il loro cantante, Antonio, si è unito a 2/4 dei brutallari Necrotorture per formare i Neka, altra formazione di buone speranze. Questo “Nekiya” (parola greca che rimanda a un rito attraverso il quale i morti vengono richiamati sulla terra per essere interrogati sul futuro – fonte Wikipedia) rappresenta il primissimo parto del gruppo, circa 20 minuti di follia, nei quali trova posto un brutal bello semplice e oserei dire robotico. Cosa? Sì, avete letto bene. Adesso dovete soltanto rovinarvi un po’ di più gli occhi per sapere perché diavolo ho usato una parola così bizzarra (come sono sadico!).

Prima di tutto, non pensiate che i Neka siano sperimentali o chissà cos’altro. L’assalto è infatti un puro brutal con qualche accenno death e talvolta si fanno vive certe svisate thrasheggianti (come in "Amaterasu's") che donano dinamicità al tutto. Il bello è che i nostri danno particolare importanza sia ai tempi veloci che a quelli più lenti, di conseguenza vi è un buon equilibrio fra di essi, seppur il risultato finale sia lo stesso qualcosa di estremamente soffocante, e questo è sia un pregio che un difetto.

A questo proposito, si mostra particolarmente interessante il comparto vocale. Okay, c’è la classica alternanza del brutal fra un grugnito cupo ma ancora piuttosto… umano se confrontato a un Chris Barnes dei bei tempi andati e un urlo gracchiante e freddo. Però, la faccenda diventa meno standard se si prendono in esame le linee vocali, che sono veramente qualcosa di robotico, quasi matematico. Sono rigidissime, spesso ipnotiche, anche perché molte volte si ripetono le stesse parole durante un singolo passaggio, quindi l’effetto prodotto è a dir poco alienante. Per di più, la voce è praticamente onnipresente.

Un’altra caratteristica di questo tipo proviene dalla struttura dei vari pezzi. E’ incredibile ma i Neka rifiutano quasi totalmente le pause e i classici stacchi di chitarra (ce n’è uno solo nella cover dei Necrotorture), utili per rendere ancora più efficace la musica. Ma lo sapete che a me una simile caratteristica piace, proprio perché uno schema del genere risulta molto più difficile da gestire, e per di più è bandito ogni intervento di chitarra solista. Per non parlare di certi (pochi) passaggi belli ossessivi, e della rigidissima sequenzialità di un brano come "Azeem Aman", e così tanti saluti alla sanità mentale dell’ascoltatore.

Per il resto, sono molto interessanti alcuni riffs vorticosi, di una cattiveria palpabile, come certe invenzioni della batteria, mentre la produzione, per essere quella di un disco brutal, è stranamente abbastanza cupa, anche se la batteria ha un suono troppo plasticoso e martellante, come da tradizione del genere, purtroppo.

Ma prima ho accennato alla cover dei Necrotorture, cioè “Anal Torture”. E’ bello che si sia coverizzata una loro canzone, più che altro perché si tratta di un gruppo relativamente poco conosciuto e non di un gruppo un po’ più noto, come si usa di solito. La canzone è stata coverizzata fedelmente, nonostante lo stile dei Necrotorture (che l’anno scorso hanno pubblicato finalmente il proprio album di debutto, “Gore Solution”) sia diversissimo da quello dei Neka, essendo un brutal/grind puzzolente (anche perché la produzione è più sporca rispetto ai brani originali), isterico e chirurgico. E’ pure l’unico pezzo a contare uno spezzone horror (e pure in italiano), come in origine, in fin dei conti. Fra l’altro, il loro cantante ha offerto i propri servigi per “Amaterasu’s”, dando così più spessore all’assalto grazie ai suoi maialismi assortiti, roba da palati fini.

Neka - Photo
Sommando il tutto, i Neka meritano un sacco anche perchè possiedono alcune caratteristiche non proprio comuni. La cosa assurda è che è poco comune anche il difetto principale del disco: cioè i Neka sono così compatti da essere ultra – soffocanti, ma purtroppo non ci sono sufficienti fattori che possano equilibrare questa sensazione, tipo uno stacco qui e là oppure almeno un breve assolo, forse basterebbe un po’ più di… sentimento nelle urla o… vabbè, ci siamo capiti. Le soluzioni sono tante, e spero che nel prossimo lavoro si farà qualcosa in proposito. Per ora, gustiamoci questo parto assassino che raccomando di sicuro ai masochisti, che adesso gioiranno nel sapere che, a quanto mi ha riferito Antonio, è in lavorazione una nuova ed entusiasmante tortura. Aiuto aiuto, SI SALVI CHI PUO’!

Voto: 70

Flavio “Claustrofobia” Adducci

Scaletta:

1 – Astonishment/ 2 – Mudras Gesture/ 3 – Azeem Aman/ 4 – The Diamond/ 5 – Amaterasu’s/ 6 – Anal Torture (Necrotorture cover)

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