Monday, January 28, 2013

Rejekts - "UNO-" (2013)

Album autoprodotto (2013)

Formazione (2006):     Black – voce;
                                      S - voce ("5 Minuti di Vuoto" e "Nessuno");
                                      Dave – chitarra/voce;
                                      Joe – chitarra;
                                      Paco – basso;
                                      Nico – batteria.

Provenienza:                Milano, Lombardia.

Canzone migliore del disco:

la scelta è durissima. Probabilmente “Caduta”. Ma anche no… facciamo così, per una volta datemi il permesso di non scegliere. Aaaah, mi sento libero!

Punto di forza dell’opera:

il suo, come dire?,  “coerente camaleontismo”.
                                     
Nota:

faccio presente che l’album non è ancora uscito. Anzi, il gruppo, per farlo, sta cercando un’etichetta discografica, e a quanto mi dice Black, forse l’ha trovata. Quindi, la copertina come la produzione non sono quelle definitive.

CAPOLAVORO!!!! Ho già detto tutto, quindi vaffanculo e tanti saluti!
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Ma state ancora qui? Volete sapere proprio di più, eh? Allora state attenti perché i Rejekts sono cambiati un sacco. Certo, ce lo hanno dimostrato con le ultime due produzioni, ma sinceramente non mi aspettavo un miglioramento così radicale. Ed ecco un gruppo veramente senza compromessi, però adesso basta a fare elogi gratuiti che non servono a un emerito tubo, e quindi andiamo ad analizzare in lungo e in largo il cotanto sospirato album di debutto di questi pazzi giovincelli.

Ci sono 2 parole d’ordine per descrivere “UNO-“: la prima è sicuramente varietà. Va bene, i Rejekts ne hanno sempre avuta a quintalate ma mai come in questo caso. I pezzi sono tutti diversissimi fra di loro, alcuni durano anche ben 4 minuti, minori sono le citazioni cinefile tanto frequenti nel passato più recente, e tante sono le novità. Prima di tutto, non poche sono le canzoni con un taglio malinconico e disperato, seppur mediato da incursioni punk/HC o più black/grind, ora spesso spietate e glaciali. La malinconia permette comunque l’immissione qui e là di passaggi incredibilmente delicati. Inoltre, sono stati introdotti, per la prima volta, dei veri e propri assoli di chitarra, fra l’altro molto belli, melodici e tecnicamente preparati, ma in ogni caso si tratta pur sempre di roba rara (in fin dei conti, stiamo parlando di black/grind, mica di death tecnico!). Eppure, il gruppo, altra novità, si lascia abbandonare certe volte a momenti di puro caos che fanno veramente molto ma molto male. Puro rumore organizzato in musica!

Anche il comparto vocale è migliorato notevolmente. Le urla di Black sono ora più… black del solito, e il lavoro è molto emozionale, magari perché si fa uso di improvvisi e isterici cambi di registro che rendono più malato il tutto. Le urla vengono come al solito supportate egregiamente da quei grugniti profondissimi e marcissimi che ormai sono diventati un marchio di fabbrica del gruppo. Ma il nostro ora ci prova anche con altri tipi di voce, come i grugniti disperati e nasali di “Caduta” mentre in una canzone si usa addirittura la voce pulita, in questo caso parlata (e mi sembra ovvio). Inoltre, in "5 Minuti di Vuoto" vi è l’aiuto offerto da S degli O (altro grande gruppo black/grind del Nord Italia), che urla alla grande insieme a Black praticamente negli ultimi momenti dell'episodio e anche nel coro finale di "Nessuno".
Ennesima novità è l’ultima canzone, cioè “Saru No Tsuki”, crepuscolare ma istintiva. Ciò che più ci interessa è che essa è addirittura una strumentale, e per un gruppo black/grind non è per niente poca cosa.

Quasi però mi scordavo della 2° parola d’ordine. Se la prima è “varietà”, l’altra è indubbiamente “follia”. Infatti, dovete sapere che ogni brano dell’album ha qualche elemento strano, che sia per esempio il riffing, spesso malato ed enigmatico, oppure la struttura ossessiva e basata su continue variazioni da parte di tutti (c’è molta collaborazione fra gli strumentisti, anche per la costruzione stessa delle melodie) di alcuni pezzi, come “Nihilius”. A questo punto, i brani più vecchi praticamente impallidiscono di fronte alla malata inventiva di quelli più recenti, ed è quindi un peccato che un brano come “L’Odio Che Hai Dentro” non sia stato attualizzato a dovere (ed è già la 2° volta che lo dico in 2 recensioni…).
                                       Rejekts - Photo
Altra cosa che si poteva curare un po’ di più è la produzione. Ma non per chissà che, più che altro perché alcuni pezzi risultano essere più compatti di altri (di quelli più vecchi, tanto per chiarire ancora di più la cosa). Epperò, questo è un fattore che non rovina neanche un’oncia della bellezza di quest’album così vivo e avvolgente, quindi…

COMPRATE ‘STO DISCO E FACCIAMOLA FINITA CON LE VOSTRE STUPIDE CURIOSITA’!
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Ops, scusate, ma dovevo sfogarmi in qualche modo.

Voto: 92

Flavio “Claustrofobia” Adducci

Scaletta:

1 – Evanescente Inverno/ 2 – Nihilius/ 3 – Io Senza Me/ 4 – Submorale/ 5 – Fango/ 6 – Abbandono/ 7 – Nessuno/ 8 – Sguardo a Ponente/ 9 – Asettico/ 10 – Carne e Acciaio/ 11 – 5 Minuti di Vuoto/ 12 – Quando Apophis Mangiò il Sole/ 13 – L’Odio Che Hai Dentro/ 14 – Caduta/ 15 – Saru No Tsuki

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