Monday, July 29, 2013

Macabre Enslaver - "Le Sporche Strade della Mente" (2013)

Album (Mother Death Productions, 8 Febbraio 2013)

Formazione:             Mirg – voce/chitarre/basso/drum – machine/samples

Località:                   Genova, Liguria.

Canzone migliore del disco:

“Cancro III”.

Punto di forza dell’opera:

la sua tremenda follia.


“Lo – Fi Christian Dark Music”, che ci crediate o no, è la definizione che Mirg dà della propria musica. E già qui capisci che c’è qualcosa che non va. Poi, ti inoltri nel profilo FaceBook (ormai non più esistente) di questo progetto, e scopri che Macabre Enslaver non è da intendersi come un gruppo cristiano, anche perché il concetto di Dio viene usato come “metafora/epicentro dei mali interiori dell’uomo”. In pratica, l’obiettivo di Mirg è semplicemente quello di dare voce a una “personale interpretazione dell’oscurità”, nonostante tutta l’iconografia palesemente cristiana, se non addirittura cattolica, che sta dietro al suo progetto. Insomma, questa è tutta da roba da sviscerare in lungo e in largo in un’eventuale intervista, tanto da capire meglio su cosa è imperniato, dal punto di vista tematico, “Le Sporche Strade della Mente”, primissimo album di Macabre Enslaver composto da 8 pezzi per 48 minuti di delirio sonico (e fra un po’ vi aspetta anche un EP di 4 canzoni).

Dopo avervi ammorbato con un’introduzione del genere, credo che abbiate già capito di trovarvi di fronte una creatura bizzarra e malata, anche perché la musica non è facilmente identificabile, ci sono persino degli esperimenti veramente inusuali e inquietanti. Ogni pezzo è angosciante, eppure l’album scorre in maniera tremendamente fluida e – sarò strano a scriverlo ma sinceramente ‘sti gran ciufoli – “serena”, e questo perché il disco è bello vario, quindi non stanca mai a dispetto del minimalismo, a volte estremo, della (anti?) – musica quivi contenuta. Perciò, mi sembra giusto fare un veloce track by track dell’album. Quindi, nell’ordine:

-          “Cancro I” è praticamente un’intro, essendo composta da 3 minuti di voci maschili e femminili che, letteralmente, pregano, ma esse sono così effettate (una costante di tutto l’album è quella di manipolare, per l’appunto, le voci) da risultare inquietanti e sataniche, altro che “il Signore è con te”!;

-          con “Cancro II” (di cui è stato fatto un video) si inizia a fare sul serio, sparando un black metal ossessivo e agghiacciante con tanto di urla vomitate e ovattate ma inframmezzate da varie voci pulite belle folli. C’è anche la chitarra solista, seppur sia molto schematica. La canzone è divisa in due parti ben distinte: la prima è ultra – blasteggiata, mentre la seconda, introdotta da uno stacco acustico, si basa più che altro sui tempi medi. Fra l’altro, l’atmosfera del pezzo ricorda molto quella dei francesi Belketre, quindi aspettatevi follia pura;

-          con il pezzo successivo (ovviamente, “Cancro III”) le carte in tavola cambiano radicalmente, visto che stavolta la musica è più o meno un ambient black metal con voci pulite e batteria lenta molto doomeggiante, con tanto di leggeri accenni di melodia, soprattutto nell’atmosferica intro;

-          “Cancro IV” è invece il pezzo meno convincente di tutti. Perché? Perché è tremendamente statico pur non avendone bisogno, dato che 1) il riffing è a tratti epicheggiante e 2) la batteria è più dinamica del solito, anche se si basa su un preciso tempo medio. Tutto ciò presupponeva uno sviluppo della canzone più flessibile. Inoltre, è da notare che essa è praticamente una strumentale (a parte per la presenza occasionale di una voce femminile) e che di black ha poco o nulla;

-          adesso, attenzione, perché “Cancro V” di musicale non ha un tubo, essendo un esperimento delirante dominato da una pazza che urla, sussurra in preda a chissà cosa, e il tutto viene sparato in lingua tedesca (così pare). E il bello è che, ragazzi, cazzo se funziona alla grande! Ricorda un po’ quegli esperimenti di metadocumentazione di cui sono noti gruppi industrial come gli spagnoli Vagina Dentata Organ;

-          con il seguente episodio si ritorna, finalmente, al black metal. Blast – beats dall’inizio alla fine in pieno Darkthrone – style, un lungo riff ripetuto ad libitum, una semplice e buona linea di basso, uso esclusivo di una voce parlata e sommessa e conclusione totalmente improvvisa del pezzo;

-          ma Mirg sembra essere uno strenuo difensore del camaleontismo estremo, perché in “Cancro VII” preferisce essere melodico e soffuso, con tanto di intro piena di campane e coro a cappella. L’impatto emotivo, enfatizzato da un’evocativa chitarra acustica, è veramente notevole. Il problema è che, dopo 5 minuti, Mirg esagera staccandosi troppo dal disperato motivo principale, prima con un puro black depressivo, poi sfiorando addirittura la psichedelia più inquietante. Insomma, lo sviluppo del pezzo è simile a quello di “Cancro III”, ma in questo caso si perde proprio la melodia e la carica emotiva, allungando inutilmente il brodo, che alla fine è di circa 9 minuti;

-          infine, la chiusura dell’album è affidata a “Cancro VIII”, che è semplicemente un delicato pezzo ambient che riprende a tratti il motivo fondante di “Cancro VII” (altra costante del disco, visto che certi pezzi riprendono alcuni elementi di quelli precedenti, che sia una traccia pre – registrata, un pattern di batteria ecc… ecc…).

Ecco fatto (fortuna che il “track by track” doveva essere veloce…). In pratica, Macabre Enslaver è una creatura decisamente sperimentale che pesca a piene mani dal black metal e dal (dark) ambient, con in più accenni di noise/industrial e di elettronica. Ma l’album ha un difetto importante che non può non essere menzionato: è così vario da essere spesso e volentieri dispersivo. Ciò significa che Mirg non è riuscito ad amalgamare (quasi) mai tra loro gli elementi della propria musica, solo “Cancro III” ci riesce almeno un minimo, e per questo l’ho scelto come il pezzo migliore dell’album.

Per il resto, la produzione del disco è bella cupa e sporca ma è incredibilmente comprensibile, tanto da poter sentire abbastanza bene anche il basso.

Sintetizzando il tutto, “Le Sporche Strade della Mente” è un disco malato che va oltre i canoni conosciuti, quindi lo consiglio vivamente a chi cerca qualcosa di nuovo e veramente “anti – umano”, anche se un ascolto preliminare, almeno in questo caso, è praticamente obbligatorio (non a caso, su YouTube si possono sentire alcuni pezzi dell’album). Ma, per raggiungere livelli di eccellenza, ci vuole un po’ più di compattezza perché, ora come ora, la musica di Mirg sembra più che altro un collage pieno di interessanti spunti. Perlomeno, questo primo passo è comunque buono, le qualità e il coraggio, come si è visto, non mancano. Adesso bisogna soltanto focalizzare di più l’obiettivo, perché soltanto così si potrà parlare finalmente di vero e proprio sterminio uditivo. Però… faccio notare che, quando ho finito di ascoltare per la prima volta l’album, mi sono messo a leggere addirittura il grande Lovecraft. Significherà qualcosa, no?

Voto: 68

Flavio “Claustrofobia” Adducci

Scaletta:

1 – Cancro I/ 2 – Cancro II/ 3 – Cancro III/ 4 – Cancro IV/ 5 – Cancro V/ 6 – Cancro VI/ 7 – Cancro VII/ 8 – Cancro VIII

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