Saturday, June 9, 2012

Antiquus Infestus - "The Cult of Ra" (2012)

Promo (7 Records, 2012)
Formazione (2011): Sverkel, voce;
Malphas, chitarre/batteria elettronica/voce aggiuntiva;
Asmodeus, basso.

Provenienza: Forlì, Emilia – Romagna.

Canzone migliore del promo:

Let Thy Salts Dry Out and Preserve More Flesh Than Bones

Punto di forza dell’opera:
le urla, distruttive come non mai.


Curiosità:

come si legge su Wikipedia:

Ra è il Dio-Sole di Eliopoli nell'antico Egitto. Emerse dalle acque primordiali del Nun ("la parte maschile dell'oceano primordiale prima" della creazione) portato tra le corna della vacca celeste, la dea Mehetueret (la dea della rinascita e della grande inondazione). È spesso rappresentato simbolicamente con un occhio (l'occhio di Ra).

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Questo disco è, come dire?, un sacco strano. E non lo dico soltanto per le bizzarrie stilistiche degli Antiquus Infestus ma anche perché ci sono notevoli differenze fra la prima e la seconda parte, anche dal punto di vista qualitativo. Infatti, e lo scrivo fin da subito, le prime due canzoni sono sì buone ma comunque rivedibili, mentre le restanti sono praticamente un capolavoro… e pensare che il gruppo è lo stesso!

Ma perché gli Antiquus Infestus sono bizzarri? Lo si avverte immediatamente nei titoli lunghissimi, e diventa una conferma durante l’introduzione, esotica e orientale, del pezzo d’apertura. A sua volta, la brevissima intro viene confermata dalla musica stessa, che guardacaso si ciba spesso e volentieri di melodie oscure e orientaleggianti, anche se non si arriva alla contaminazione totale degli Hieros Gamos di “The Sounds of Doom”. Sì, perché il riffing ha forti influenze provenienti dal death metal, e possiede raramente un retrogusto thrasheggiante che gli dà una bella spinta (e ciò avviene più che altro nei primi due brani).

Però, visto l’esotismo di certi riffs, ‘sti ragazzi romagnoli danno particolare importanza al lato più atmosferico della proposta, sparando così prima di tutto dei tempi massicci di stampo sostanzialmente doom, che però concedono non poche volte spazio ad accelerazioni spesso improvvise ma efficaci a base di blast – beats assatanati; e poi degli assoli solitamente molto evocativi, anche se nella seconda parte questa funzione quasi incantatrice viene un po’ abbandonata.

Un altro aspetto decisamente rilevante è il comparto vocale. Il cantato principale infatti è una bomba per come riesce a far rabbrividire essendo un urlo imponente e orgoglioso. Il quale viene accompagnato da un grugnito bello cupo, che però è comunque lontano anni luce dall’impressionare selvaggiamente come quelle urla monumentali.

Come non impressiona veramente la prima parte del demo, vuoi perché la struttura – soffocante nel brano d’apertura, un poco più agile in quello successivo – si ripete, vuoi perché la batteria elettronica non aiuta molto con quelle variazioni sempre uguali in blast. Ma il problema principale deriva a dir la verità dai 2 pezzi finali, nei quali i nostri si sfogano totalmente cambiando in pratica faccia.

Infatti, in questi ultimi avvengono tali cambiamenti:

- la struttura diventa decisamente più imprevedibile e quindi meno vincolata ad uno schema preciso, anche se gli stacchi e/o pause sono sempre rarissimi;

- la chitarra solista assume un’importanza decisamente fondamentale, e fra l’altro viene usata in maniera più fantasiosa e quindi riesce a interpretare meglio le varie situazioni;

- l’utilizzo costante di soluzioni più coraggiose o semplicemente più inusuali per gli Antiquus Infestus.

Da quest’ultimo punto di vista, la terza canzone è esemplare per i seguenti motivi:

1) l’uso predominante dei tempi doom;

2) la presenza di un passaggio rumorista e minaccioso apparentemente non in linea ma alla fine perfettamente coerente con tutto l’insieme;

3) l’assolo sghembo di basso (strano a dirsi per un gruppo del genere);

4) parti soliste di chitarra totalmente impazzite.

Insomma, è un peccato che ‘sti ragazzi non siano riusciti a trasmettere questa stessa capacità di grande inventiva e creazione per tutto il promo. Da un’altra parte invece, è stato saggio infilare proprio alla fine delle canzoni così elaborate e intense. Ma a questo punto è anche vero che così facendo si crea un po’ di confusione. Infatti, sorge la domanda:

CHI SONO I VERI ANTIQUUS INFESTUS?
Ai posteri l’ardua sentenza…

Voto: 73

Claustrofobia
Scaletta:
1 – The Chapter Of Not Letting The Heart Of A Man Be Snatched Away From Him In Khert-Neter/ 2 – A Hymn to Praise to Ra When He Risese in the Eastern Part of Heaven/ 3 – Let Thy Salts Dry Out and Preserve More Flesh Than Bones/ 4 – I Am the Flame that Illuminates the Millions of Years to Come

MySpace:

http://www.myspace.com/antiquusinfestus

SoundCloud:
http://www.soundcloud.com/antiquusinfestus