Friday, January 6, 2012

Witchrist - "Beheaded Ouroboros" (2010)

Album (Invictus Productions, 23 Agosto 2010)
Formazione (2008): Imprecator, voce;
Occultorture, chitarra;
Abomination, chitarra;
Atrociter, basso;
C. Sinclair

Provenienza: Auckland, Nuova Zelanda

Canzone migliore del disco:
“Deathbitch”, soprattutto perché ha un’atmosfera apocalittica da incubo.

Punto di forza dell’opera:
senz’ombra di dubbio l’equilibrio fra i tempi veloci e quelli più lenti in modo da rendere più atmosferica e meno istintiva tutta la proposta.

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Curiosità:




come si può leggere da Wikipedia l'uroboro è "un simbolo molto antico che rappresenta un serpente che si morde la coda, ricreandosi continuamente e formando così un cerchio. È un simbolo associato all'alchimia, allo gnosticismo e all'ermetismo. Rappresenta la natura ciclica delle cose, la teoria dell'eterno ritorno, e tutto quello che è rappresentabile attraverso un ciclo che ricomincia dall'inizio dopo aver raggiunto la propria fine. In alcune rappresentazioni il serpente è raffigurato mezzo bianco e mezzo nero, richiamando il simbolo dello Yin e Yang, che illustra la natura dualistica di tutte le cose e soprattutto che gli opposti non sono in conflitto tra loro".





Molti mesi orsono ho comprato, senza saperlo, i Witchrist. Cosa? Senza saperlo? Eh sì, e pensare che li cercavo pure, solo che io in quel dato momento ambivo ai Diocletian, di cui per una settimana intera possedevo ignaro soltanto la copertina del loro “Deathcult”. Infatti, ancora adesso mi chiedo come la Invictus sia riuscita a scambiare i due dischi, nonostante la grafica del cd di “Beheaded Ouroboros” non rimandi neanche minimamente a “Deathcult” (e viceversa). Ma il dado ormai è tratto, e in ogni caso tale recensione riguarda un capolavoro uscito fra l’altro dall’odierna scena black/death neozelandese. Ciò significa nientepopodimenno che qualità della proposta.

Il black/death dei Witchrist rifugge però dalla bestialità propria dei colleghi. A tal proposito, ascoltatevi "Sorcerer of Lighting", tour de force di ben 8 minuti, di cui i primi 5 sono un abisso di tempi lenti spesso ai limiti del funeral doom più funesto. Da ciò si può evincere un equilibrio fra i vari tempi mantenuto costantemente lungo tutto l’album, così da sciorinare volentieri un groove contagioso e a tratti spaventosamente battagliero. Ma non fatevi ingannare dalla durata di "Sorcerer of Lightning", visto che gli altri brani si aggirano fra i 3 e i 5 minuti (anche se pochi di essi vengono preceduti da introduzioni anche piuttosto atmosferiche, come quella quasi “indiana” di “Adoration of Black Messiah”).




La seconda caratteristica interessante deriva dall’utilizzo, comunque misurato, della chitarra solista. La quale si dimostra particolarmente ricca di soluzioni, soprattutto quando c’è da dare manforte alla ritmica, mentre negli assoli si rivela più monodimensionale (in parole povere, rumorismo a gonfie vele). Per quanto concerne la prima direzione, valgano gli esempi di "Shrine of Skulls" (dove sfoggia addirittura una bella e lenta melodia, caso rarissimo in questo tipo di gruppi) e di "Deathbitch" (nella quale assume toni paurosamente desolanti, aiutati anche dalle frequenze ora piuttosto basse ed atmosferiche della solista), sperimentando fra l’altro pure a livello d’effetti (come nell’assolo “incontrollato” del finale di "Judgement and Torment"). Inoltre, bisogna dire che i nostri hanno la curiosa tendenza a rendere piuttosto lunghi gli assoli, allungandoli forse un po’ troppo data la loro natura rumorista e ripetitiva.

Altra (piccola) nota negativa concerne il comparto vocale, che risulta essere un’alternanza distruttiva fra un grugnito cupo e bassissimo e un urlo tipico del genere. Queste due voci riescono a trasmettere una bella inquietudine sparando delle linee vocali piuttosto lente (mai però come negli angoscianti Vasaeleth!). Solo che tale lentezza a volte si trasforma in lunghi silenzi, interessando così, per esempio, il gran finale rappresentato da "Judgment and Torment", i cui ultimi momenti lasciano un po’ l’amaro in bocca a dispetto di 2 assoli quasi attaccati fra di loro con conseguente imbastardimento finale. Eppure mi sono sempre chiesto come sarebbe uscito fuori il finale se si fosse usata per l’appunto la voce.


In compenso, la produzione risulta ottima, cioè sporca ma decisamente più comprensibile della media, anche se lontanissima dall’essere “ignorante” come quella di “Ancient Insignias” dei mitici Blasphemous Noise Torment. Bisogna dire comunque che i Witchrist fanno talvolta uso di campionamenti, uno fra i quali le classiche campane a morto.

Voto: 85

Claustrofobia
Scaletta:
1 – Sorcerer of Lightning/ 2 – Devour the Flesh/ 3 – Temple of War/ 4 – Adoration of Black Messiah/ 5 – The Cauldron/ 6 – Shrine of Skulls/ 7 – Deathbitch/ 8 – Judgement and Torment


FaceBook:
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