Friday, July 29, 2011

Riluttanza - "Riluttanza" (2011)

Album autoprodotto (2011)
Formazione (2005): Federico Pia, voce;
Paola Atzori, voce pulita ("Deny Your God" e "Desire of Illusion")
Matteo Manca, chitarra;
Davide Sanna, chitarra;
Fabrizio Sanna, aiuto chitarra e sintetizzatori;
Fabio Nonnis, basso;
Gianluca Bassignani, batteria.

Provenienza: Terralba (Oristano), Sardegna

Canzone migliore dell’album:
scelta veramente difficile. Ma pur con un po’ di riserve, citerei “Desire of Illusion”.

Punto di forza del disco:
la voce, a tratti persino malata.

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Per esperienza so che non dovrei partire così ma ho tentato in tutti i modi di farmi piacere veramente il primissimo album dei Riluttanza. Eppure questi 5 sardi presentano delle caratteristiche particolarmente interessanti e che li rendono, seppur non personali (ad esempio il riffing è lineare e classicissimo per struttura) abbastanza inconfondibili. E a dire il vero non fanno neanche parte del metal estremo, almeno non completamente.

Sì perché fondamentalmente ci si trova a che fare con un thrash metal concentrato quasi esclusivamente sui tempi medi, e quindi già si va decisamente controcorrente. Si consideri inoltre che talvolta la batteria dà adito ad un’eccezionale complessità (“Melancholy”) che rende isterico e imprevedibile tutto il discorso, ed in tal senso l’unico peccato è che non si è premuto molto il tasto su questo aspetto, il quale magari poteva giustificare il lato strutturale dei pezzi, che alla lunga hanno poco mordente.

Questa complessità mancata viene in parte compensata da un lavoro di chitarra solista per niente banale e pure abbastanza frequente così da offrire un valido sostegno alla ritmica anche attraverso fulminee variazioni. Purtroppo, il secondo peccato deriva dall’aver poco sfruttato la dimensione dell’assolo, che in alcuni casi (“Scream of Agony” e “Vision in Black” ad esempio) viene completamente dimenticato nonostante la buona cura riposta in questo tipo di momenti, spesso belli espressivi e melodici (“Torment”). Gli assoli infatti in non poche occasioni fanno a cazzotti con una musica emotivamente non molto forte.

E questo a dispetto della tendenza del gruppo a creare composizioni dalla durata per niente esigua, che in teoria dovrebbe portare a ben altri risultati. Ovviamente è da ammirare il coraggio ma sono specialmente i due tour de force dell’opera (“Deny Your God” e “Desire of Illusion”, ciascuno lungo circa 7 minuti) a non reggere. Ciò è dovuto principalmente ad una struttura poco curata, vuoi per un motivo, vuoi per un altro. “Deny Your God” per un finale addirittura orchestrale che viene portato avanti persino per qualcosa come 3 minuti senza però svilupparlo debitamente e per di più sfruttando in malo modo una chitarra che forse poteva protrarre ancora il suo piccolo (e bello) assolo;

“Desire of Illusion” invece, fino ad un certo punto ha una costruzione fantastica, poi si perde così da dimenticare l’ottimo apporto della voce femminile (qui più aggressiva che in "Deny Your God" anche se sempre pulita). Come? Ripetendo all’infinito la stessa soluzione (fra l’altro dal disturbante taglio black metal) ma non apportando nessuna variazione consistente e senza un assolo che probabilmente poteva dare il colpo di grazia subito dopo l’uscita di scena della voce femminile.

L’aspetto strutturale rappresenta guardacaso il limite maggiore dei Riluttanza, che in sostanza si sono auto – ingabbiati in una realtà chiusa e fredda. Vuoi perché preferiscono un approccio particolarmente statico e sequenziale che quindi pone profonda fiducia allo schema strofa – ritornello (o simili); vuoi perché, e questo è tremendamente più importante (come ovvio), in linee generali (ergo semplificando all’osso) ci sono due alternative: o costruire una canzone quasi su un riff specifico (come in “Scream of Agony”) oppure come già scritto cristallizzarsi ad un certo punto su una determinata soluzione (o più di una in sequenza). E quando cercano di uscire, almeno in parte, da questi standard, le cose funzionano meglio. Un caso?
Alla fine, l’unica caratteristica che apprezzo appieno è la voce, l’unico elemento costantemente estremo della proposta. Trattasi infatti di un grugnito che alle volte riesce a trasmettere un’inquietudine notevole (come nella blackeggiante “Vision in Black”), mentre si fa un buonissimo uso, seppur raro, delle sovraincisioni, come nei momenti più tempestosi di “Torment”, altro pezzo dalle inflessioni black e finalmente anche death cui fa cenno Metal – Archives nonché unico episodio a contenere tempi paragonabili ai blast – beats. L’unico problema è che un tipo di cantato così cattivo e “ignorante” da essere quasi fuori contesto vista la rara cupezza dei Riluttanza, i quali in pratica aiutano il cantante solo nei momenti a lui più congeniali. Un po’ come dire che bisogna o estremizzarsi o cambiare cantante…

Infine, c’è la produzione che, per quanto maledettamente rozza e autentica (si sentono per esempio i movimenti dei due chitarristi con la mano deputata a premere le corde), risulta particolarmente curata. Tutti gli strumenti sono stati bilanciati a dovere, compreso il basso che si sente a meraviglia, mentre ho trovato ottimi i suoni in sé, soprattutto quello bello sporco del rullante che rimanda un po’ a quello di “Three Dollar Bill Y’All” dei Limp Bizkit (per favore, non urlate allo scandalo che i Limp pre – 1998 dire che spaccavano di brutto è un eufemismo!).

Però attenzione: come scritto indirettamente più e più volte, le potenzialità ci sono, quindi dare all’album un voto veramente basso è da criminali. Dispiace rimandare a cose migliori un gruppo che ha impiegato ben 4 anni dall'ultimissimo lavoro (un demo di 5 pezzi, di cui 4 sono stati ripresi nell'album) per lavorare su un disco a tratti molto coraggioso. Dai, sarà per la prossima volta in cui farete il culo a tutti!

Voto: 56

Claustrofobia
Scaletta:
1 – Scream of Agony/ 2 – Melancholy/ 3 – Torment/ 4 – Insomnia/ 5 – Deny Your God/ 6 – Revenge/ 7 – Desire of Illusion/ 8 – Inner Ego/ 9 – Vision in Black

MySpace:
http://www.myspace.com/riluttanza