Sunday, September 6, 2009

Clinicamente Morti - "7"( 2007)


Seconda recensione di More Beer...però stavolta il gruppo lo contattai direttamente io.
--------------
CLINICAMENTE MORTI
“7”
Vengono dalla Puglia, hanno appena sfornato questo full lenght e sono di ritorno da un tour con niente di meno che coi Deicide, che a parte le ultime uscite discutibili e commerciali e i loro atteggiamenti, sono sempre delle leggende del death. Li ho visti anche dal vivo con i Cripple Bastards e con i Brutal Thruth (!!!)e hanno fatto la loro porca figura dal vivo. Il cd viene presentato con un’ ottima produzione e in una confezione da grandi professionisti, contenente un ottimo booklet all’interno con tutti i testi rigorosamente in italiano. Questa scelta fa incuriosire, raramente avevo sentito un (ottimo tra l’altro) growl in italiano. Il genere loro si presenta come un death/thrash che deve molto alle lezioni , per quanto riguarda la ritmica piena di stop and go, ai Meshuggah e dietro ai riff si vedono anche chiare derivazioni Slayeriane a Panteriane, ma anche di derivazione Obituariane. Il tema principale del platter sono i 7 peccati capitali, infatti ogni canzone è strettamente diretta a uno di essi. In questo cd troviamo anche dei ritmi non troppo veloci, che però poi si sfogano in attimi di incazzatura totale attraverso velocizzazioni improvvise. Le derivazioni thrash che si presentano sono un connubio sia di thrash classico e di quello moderno. Nel complesso il cd non è niente di troppo oltre ma stupisce per le doti tecniche degli strumentisti che sanno cosa vuol dire fare dei bei riff, anche virtuosi tra l’altro, e a mio avviso quello che colpisce di più è la ritmica che regala a questo death/thrash questo tocco in più che permette di dire che questa band andrà avanti e si rifarà sentire negli anni a venire sicuramente, sperando non solo nell’underground italiano. Il brano migliore del cd a mio avviso è il quinto della scaletta, ossia “Appetito Carnale”, dato che mi sembra che, tra gli altri brani, risulti come il più originale presente nel disco. In sintesi, quest’album non mi ha particolarmente entusiasmato per via della natura un po’ troppo fredda della musica dovuta a quella tecnica certe volte abbastanza esasperata che personalmente mi trasmette poco, anche se in fin dei conti il disco presenta delle idee niente male, prima fra tutte il cantato in italiano.

Voto: 70

More Beer

Bestial Carnage - "Bestial Carnage Demo 2007"




I Bestial Carnage li trovai grazie al lavoro dell'ottima web 'zine www.empireofdeathmetal.com ...e da lì, fu subito amore! Purtroppo, seppi, in vista della pubblicazione del 3° numero, che i 5 bestiali foggiani si erano, nel frattempo, sciolti. Ho saputo poi da Vygrid, cantante del gruppo, che lui sta suonando in un altra formazione, in un duo a quanto pare, di cui però non so ancora il nome.
Una puntualizzazione: nel giornale, a corredo di questa recensione, c'era un'altra foto, e che nella versione mandatomi la cover di "Zombie Ritual" dei Death( come vedete nella foto qui sopra) per la verità non c'è, essendovi invece nel "Live Demo" che i Bestial Carnage pubblicarono nello stesso 2007.
--------------
BESTIAL CARNAGE
“BESTIAL CARNAGE DEMO 2007”


Aaaah, un po’ di death puramente vecchia scuola ci voleva in questa rivista, e per fortuna che ci pensano i pugliesi Bestial Carnage a colmare quest’orribile, pestifera lacuna, e lo fanno riducendo veramente a polpette i timpani dell’ascoltatore, mandando così in quel famoso posto tutti quelli che dicono che bisogna stare al passo coi tempi, “perché queste cose se le possono permettere soltanto chi le ha create, e quindi lo spirito di quei tempi non c’è più”, affermazioni così stupide da non rendersi conto della tanta passione, della tanta determinazione, dello spirito identico a quello dei creatori che ragazzi come i Bestial Carnage mettono in ciò che fanno.
E nel primissimo demo dei Bestial Carnage lo spirito del caro vecchio death metal c’è ed a quintali! Come non rendersi conto, per esempio, di quella caratteristica puzza di marcio, quel puzzo di morte pestilenziale presente praticamente in ogni nota, quell’atmosfera cupa, opprimente, da vero e proprio incubo, che urla letteralmente, squartando i timpani dell’ignaro ascoltatore scettico: “ci credi adesso? Il death metal originario non è mai morto e vivrà per sempre!”? E quindi queste urla orgogliose ed assassine, sì, rivendicano il diritto di suonare ciò che vogliono perché, in fin dei conti, nessun tipo di Musica muore, sopravvive a tutti gli attacchi degli stolti aggressori, non abbassandosi mai, alzando così testardamente e giustamente la sua bandiera.
Ma adesso passiamo ai Bestial Carnage ed al loro demo autointitolato e pubblicato, come indipendente, l’anno scorso. Il death metal vecchia scuola del gruppo mi sembra che sia influenzato notevolmente dalla scuola svedese, compresa quella melodica, ed inoltre dimostra una varietà e fantasia veramente ottime, e le chitarre sono un fulgido esempio dell’inventiva che il gruppo possiede con orgoglio dato che esse non si fermano sulla stessa tipologia di riff, passando, così, per esempio, dall’epicismo( di cui è esempio lampante il primo pezzo, l’autocelebrativo “Bestial Carnage”) a delle melodie che mi ricordano molto la scuola svedese melodica( come in “I Kill You”), da passaggi un po’ più raffinati tecnicamente( “Masters of Sin”- subito dopo il bellissimo duetto tra il basso e la batteria,- la già citata “I Kill You” – dove la tecnica viene usata per creare un’atmosfera tetra veramente stellare) a riffs groovy che possono ricordare il thrash( la già citata “Bestial Carnage”), e quindi le chitarre si dimostrano quale vero e proprio torrente di fantasia, non stancando così l’ascoltatore, per non parlare poi di quei brevi assoli lancinanti, fulminei, che dimostrano ancora una volta una tecnica non di poco conto, senza dubbio alcuno. Per quanto riguarda la batteria, che oltre ad avere un suono decisamente potente, risulta dinamica, e quindi restia ad intrappolarsi nella staticità, considerando anche che i cambi di tempo sono abbastanza frequenti, equilibrati tra tempi veloci e tempi più lenti, mettendosi talvolta a dura prova con un po’ di tecnicismi( che fanno bella mostra di sé in “Masters of Sin”), spezzando così la linearità ritmica che spesso e volentieri accompagna i brani e tra l’altro devo rendere nota anche del lavoro che è stato fatto sulla doppia cassa, un lavoro preciso, fantasioso, condito talvolta da raffinatezze che non fanno mai male, soprattutto in contesti del genere. Mi è piaciuto anche molto il lavoro del basso, dato che il suo suono catacombale dona all’atmosfera generale più malvagità, più inumanità, e devo dire che è stato bilanciato benissimo con gli altri strumenti, facendo così continuamente la sua bella figura, com’è classico in pubblicazioni del genere, quindi non passando in secondo piano. Per quanto riguarda la voce, devo dire che ho trovato in essa l’unico aspetto un po’ moderno della musica dei Bestial Carnage dato che quei grugniti bassi, che mi ricordano molto gli Unleashed, vengono mischiati talvolta con un tipo di urla che vanno per la maggiore attualmente, soprattutto nel brutal di stampo modernista( un esempio su tutti: gli Psycroptic) risultandomi, quindi, non completamente, coerentemente vecchia scuola come tutti gli altri aspetti della musica dei pugliesi lascino intendere alle mie orecchie.
Ed adesso, passiamo al pezzo che, a parer mio, si dimostra quale manifesto del gruppo. E la mia scelta ricade nel modo più deciso nella terza canzone, ossia la bellissima, variegata “I Kill You”,, ossia un pezzo che in poco più di 5 minuti esprime praticamente tutto il bagaglio di influenze che il gruppo si porta appresso, dato che è un fluire dinamico di emozioni e di suoni talvolta opposti che si attraggono in continuazione, fondendosi: semplicità e tecnica, un pizzico di delicatezza e tanta malvagità, disperazione ed orgoglio, insomma questo pezzo è in parole spicciole l’enciclopedia del gruppo.
Il gruppo trova, invece, in quell’atmosfera cupa, trattata molte righe fa, personalmente il suo principale punto di forza, praticamente sentire la musica dei Bestial Carnage è come rendersi partecipi del lento marcire di una carcassa in decomposizione, sentire il suo puzzo pestilenziale e disgustarsi così tanto per morire terrorizzato. E quindi per i “il death metal vecchio stile appartiene a chi l’ha inventato”…ancora sicuri che lo spirito se ne sia andato a farsi benedire?
Ed eccovi nelle ultime righe, righe che non possono essere altro che entusiaste ed orgogliose di questo gruppo che qualunque incallito della retroguardia deve correre per sentire e/o magari vedere un loro concerto, dato che ci troviamo davanti ad un gruppo di quelli tosti ma nel più puro senso della parola, e quindi spero che il loro prossimo disco confermerà le mie attuali impressioni.

Voto: 82

Claustrofobia


Gremory - "In Nomine Martis" ( 2007)


I Gremory sono in assoluto il primo gruppo che More Beer abbia recensito su tale rivista. Mi sembra che li contattò direttamente lui dato che li conosceva( e conosce) abbastanza bene. Inoltre, se non sbaglio, poco dopo aver pubblicato il 2° numero, dissi a More Beer di intervistarli, rispondendomi che purtroppo i Gremory si erano (virtualmente) sciolti, anche se Sho, rimasto da solo, volle continuare a perseverare, e questo nonostante nel loro MySpace c'era( e c'è) scritto che i Gremory fossero formati sempre dalle stesse identiche persone. Sinceramente, comunque, non so come sia finita.


--------------


GREMORY
“IN NOMINE MARTIS”

Dunque, i Gremory sono una band abbastanza rinomata nel panorama Metal Romano.
Il loro è un onesto black metal sinfonico che si rifà all’ondata nordica (loro affermano di ispirarsi ai primi Emperor e Dimmu Borgir).
L’Ep che ora mi appresto a descrivere è composto da 5 tracce, di cui una è un’ introduzione alle canzoni vere e proprie. L’intro appare a mio avviso, come un inizializzazione alla guerra (tastiere in primo piano) della sporadica durata di poco più di un minuto. Infatti, come volevasi dimostrare, la seconda traccia “Heliodromos” parte come l’inizio di questa ipotetica ed immaginaria battaglia che dovrebbe concludersi nell’ultima e quinta traccia. Nel cd troviamo un grande atmosfera epica sempre accompagnata da degli ottimi riffs black molto Groovy . Un punto a favore,a mio avviso, che invece ha spezzato critica come ho potuto constatare tra le varie recensioni sul net, è l’utilizzo della drum machine al posto della canonica batteria. Io reputo che invece ci sta maledettamente bene, perché alla fine non è stata stravolta la canzone a livelli da farla sembrare troppo meccanica per intenderci, anzi sembra quasi una canonica batteria. Questo è dovuto ai problemi nella line up (che come sentiremo nell’intervista al tastierista e primo compositore della band Sho) non ha portato mai nulla di buono alla band, con veramente molti turnisti alla batteria. Per quanto riguarda la voce non ho molto da ridire, perché anche se molto simile alla voce dei Marduk, si addice bene alle atmosfere cupe e guerresche dei brani in questione. La migliore traccia dell’Ep , secondo me, è “Riders Of Frozen Winds” . L’intro è glaciale,difatti si sente il vento che pare del profondo nord che incomincia ad avvolgere il brano. Il riff “granuloso” è accompagnato in inizio da una grande esplosione di tastiere. Inoltre “Riders..” la tengo di buon conto per la sua “Non-Linearità” che porta a stupire l’ascoltatore: verso la fine della canzone si cambia tema principale con uno stacco di tastiere e si entra con un’ accelerazione ritmica in una melodia da massimi professionisti del genere, insomma mi ha molto colpito ed emozionato! Infine io consiglierei agli appassionati di black metal, di tenere d’occhio questa band che con questo Ep ha fatto molti passi in avanti rispetto a “inferis” , potrebbe celare in futuro numerose soprese!!!

Voto: 80

More Beer