Monday, December 28, 2009

Nimroth - "Instinct" (2009)


Qualcuno di voi si ricorda per caso di una notizia di qualche tempo fa in cui annunciavo l’uscita dello split fra gli H.o.S. ed i Violence Spread? Bene, 4/5 dei secondi sono nati dai Nimroth, gruppo trentino (esattamente da Cavalese), fondato praticamente 3 anni fa, di belle speranze il quale mi fa sorprendere ancora una volta della diversità spesso abissale di un (sotto)-genere quale è il death/thrash, visto e considerato che di tutte le formazioni di tal fatta che mi sono capitate su queste pagine, non me n’è capitata nessuna che assomigliasse almeno un minimo con un’altra. Si pensi infatti alla furia di stampo moderno dei pisani Subhuman od all’eleganza dei comaschi Final Thrash, per non parlare dell’impatto meccanico e meshugghiano dei leccesi Clinicamente Morti, all’apocalisse perpetrata dai catanzaresi Land of Hate come pure la complessa violenza a tratti progressiva dei milanesi Irreverence. Ed in tutto questo calderone di collettività sempre diverse tra loro, eccovi pescati, grazie a quel santone di Metal-Archives da dove mi diverto a beccare realtà tra le più sconosciute al mondo, i Nimroth appunto, nonostante abbiano un nome che secondo me è più adatto ad un gruppo black metal. E devo dire che anche loro a mio avviso fanno una figura notevole.
“Instinct” è la primissima testimonianza discografica e primo demo del gruppo, il quale all’epoca della sua pubblicazione era un quintetto formato da Matt, voce, Ric aka Tormentor e Deriu chitarre, Ale basso e Corra batteria, solo che il secondo chitarrista, a quanto pare, se n’è andato recentemente. L’opera risulta formata da 4 pezzi, fra i quali il più lungo, di circa 4 minuti e 12 secondi, è “Break the Cage”, mentre il più breve è “Instinct”, che raggiunge quasi quota 3 (curioso segnalare che i brani si allungano sempre di più fino al terzo), propinando il tutto per qualcosa tipo 15 minuti. Il suono quivi proposto è principalmente un death/thrash metal (a dire il vero, mi pare un pochino più preponderante il secondo) e piuttosto equilibrato fra parti veloci ed un po’ più lente (almeno non per “Break the Cage” che invece è basato particolarmente su tempi medi belli grooveggianti), preparatissimo dal punto di vista tecnico, ma quello che più mi fa piacere è il fatto che il gruppo tira fuori una notevole varietà e fantasia, così da non stancare l’ascoltatore più esigente, e talvolta erutta pure delle soluzioni che in un genere come questo mi sembra veramente difficile aspettarsi. Per quanto riguarda invece il lato prettamente strutturale, devo segnalare altresì che i vari pezzi sono contrassegnati da un senso di libertà piuttosto marcato in quanto l’andamento risulta imprevedibile e decisamente poco avvezzo ad affidare il discorso musicale ad una più o meno sequenza rigida di soluzioni, cosa che avviene in pratica nella sola “Break the Cage”, tra l’altro a mio avviso in maniera non fallimentare, mostrando le lame con uno schema di questo tipo, con l’avviso che l’iniziale passaggio, nella prima botta (su 3) è completamente assente: 2 ancora mod. – 2 – 2 mod. – 3. Tale canzone è a mio parere la più lineare e “classica” del lotto con tanto di ritornello, seppur dopo la prima apparizione della sequenza (monca) di cui sopra si faccia vivo un 4 che funge a mio avviso efficacemente da ponte con il 2 anc. mod.. “Delirium” mi sembra invece il pezzo più libero del demo, visto e considerato che di tutte le soluzioni solo la 2 viene ripresa, tra l’altro modificata, ma è da segnalare che la 3 è sottoposta a qualcosa come 3 modificazioni. Per quanto riguarda queste ultime invece, bisogna dire che il brano che risulta in misura maggiore sottoposto a simili tecniche è “Intellectual Anarchy”, e ciò specialmente al passaggio n°2, più volte variato. Da notare inoltre certe fugaci variazioni fulminee che hanno un ruolo oserei dire fondamentale per alcuni pezzi (“Instinct” e “Break the Cage”), ma di questo ne parlerò in sede di analisi degli strumenti. Le varie soluzioni si esprimono di solito nell’arco di 2 e 4 battute, seppur ci sia qualcuna che ne duri addirittura 8 (ma anche una decina come durante il secondo assolo di “Delirium”) o solo una (vabbè, in tal caso si tratta di modificazioni), ma da tal punto di vista c’è una cosa a mio avviso molto interessante che tratterò prossimamente. Insomma, ogni canzone ha una propria struttura ben definita, accorgendomi comunque che essa assomiglia ben volentieri a quella proposta dagli Irreverence, solo meno dinamica e meno interessata da cambi di tempo anche durante un singolo passaggio, nonostante non ne manchino (come quello lunghissimo di “Intellectual Anarchy”), ergo è presente un minore risalto verso la tecnica di impianto strutturale, ma sempre poco incline a rispettare, come già segnalato, un qualunque schema strofa-ritornello, ma comunque aspettatevi sicuramente che negli ultimi momenti dei primi 3 pezzi viene ripresa almeno una soluzione iniziale. Parliamo adesso della produzione, che sinceramente apprezzo meglio in cuffie, dato che senza non riesco a sentire interamente il lavoro di batteria sulla cassa, anche se purtroppo mi pare che il basso non sia stato messo bene in evidenza, dato che lo sento molto debole (faccio notare, curiosamente, che se il demo lo provo con un lettore cd portatile il volume è più alto della media, cosa che invece non mi succede con altri supporti). La produzione, piuttosto sporchetta ma non troppo, mi sembra orientata decisamente sulle frequenze medio-alte, un po’ come in certi pezzi di “Promo 1998” dei brutallari spagnoli Apocalyptic (di cui mi sono fatto recentemente la toppa, ma siccome non credo gliene freghi a qualcuno continuo il mio monologo).
Potere ora ai differenti strumenti che colorano l’universo (formale) dei Nimroth. La voce è a mio avviso praticamente un grugnito concentrato di solito su toni medi che però mi ricorda quasi una versione potenziata e più grezza dell’aggressione di Dado degli H.o.S. (non a caso…), ma personalmente c’è un problema: il lavoro fatto sulla voce non è che mi piaccia particolarmente dato che mi trasmette poco, al sottoscritto pare quindi non proprio intensa e furiosa, nonostante abbia per certi versi la prepotenza del thrash metal. Un’altra cosa che in questo caso è per me grave è che Matt, se non sbaglio, è quasi sempre statico, non ha sbalzi d’umore che mi facciano sobbalzare, quasi incapace di donare maggiore tensione al tutto, ma d’altro canto bisogna che io gli dia merito riguardo la costruzione delle linee vocali, a mio parere veramente buone e coinvolgenti (bel paradosso ragazze e ragazzi!), e da questo punto di vista credo che valga come esempio lampante specialmente “Break the Cage” che fra l’altro secondo me possiede un ritornello veramente al bacio. Le chitarre invece le considero un aspetto decisamente curato dei Nimroth, non solo perché qualitativamente validissime ma anche in quanto mettono sul piatto una varietà e fantasia degne di menzione che mostrano talvolta un’urgenza di risultare anche piuttosto particolari per un genere quale è il death/thrash metal, magari passando attraverso le più diverse atmosfere, che per la maggiore, secondo il mio punto di vista ovviamente, tirano fuori le unghie presentando uno stile abbastanza modernista. Così, eccovi serviti il thrash travestito da death presente tra l’altro nell’inizio di “Instinct”, il mirabolante groove thrasheggiante e pieno di fierezza di “Break the Cage”, le sghembe e progressive melodie quasi nel finale di “Delirium”, l’iniziale ed un po’ “birraiolo” thrash a là Bestial Mockery (esemplificativa a tal proposito la canzone “Morbid Invertation” contenuta nel loro album “Christcrushing Hammerchainsaw” (ops, un bestemmione! Chi lo dice alla censura?) sempre del brano poc’anzi citato, certe lunghe e complesse evoluzioni a tratti death di “Intellectual Anarchy”, la cattiveria più di stampo death dei primi secondi sempre dell’ultima canzone sopraddetta, dove è presente inoltre una melodia dal sapore quasi romantico esprimente attraverso decise pennellate, oppure si pensi agli arabeschi (beh, più o meno) di “Instinct”. Ma questa è soltanto una lista esigua delle diverse soluzioni chitarristiche date in pasto dalle due prorompenti asce. Inoltre, bisogna segnalare un’altra cosa a mio avviso interessante e che mi sembra venga tenuto di buon conto dal gruppo, ossia la chitarra solista, che molto probabilmente è una delizia per gli ascoltatori più esigenti, visto e considerato che qui gli assoli ricoprono un ruolo primario nella musica di questi ragazzacci. Infatti, prima di tutto, essi, decisamente imprevedibili per quanto riguarda la loro posizione in ogni brano, se si eccettua un pochino “Break the Cage”, percorrono sempre un arco di tempo lungo circa 30 secondi, e proprio durante gli assoli si affaccia quella che considero un’anomalia piuttosto notevole: il numero di battute in cui essi si esprimono. Infatti, ad un attento ascolto mi sono reso conto che loro occupano (quasi) sempre uno spazio dispari (3 – “Intellectual Anarchy” – e 5 – il primo di “Instinct” e “Break the Cage”) oppure sì pari ma non poi così frequenti da sentire, come, se non sbaglio, le 14 volte di “Delirium”, e quelli che si possono definire, come dire, più normali sono il secondo solismo di “Instinct” e quello della stessa “Delirium”, dato che in questi ultimi due casi le battute sono 2. Il “problema” è che il discorso musicale durante gli assoli viene spesso e volentieri un po’ modificato, soprattutto a livello ritmico (come nel primo di “Instinct” od in “Intellectual Anarchy”), così che il tutto si evolva in maniera a mio avviso imprevedibile e fantasiosa. Un ulteriore fatto secondo me degno di nota è la natura né esattamente thrash e death della fase solista, almeno per ciò che penso io certo, visto e considerato che gli assoli, sempre piuttosto melodici e preparatissimi dal punto di vista prettamente tecnico, mi sembrano non possedere il nervosismo tipico del thrash e neanche la cattiveria caratteristica del death, se si eccettua in un certo senso quello di “Delirium”, che a mio parere è un solismo un po’ a sé e tutto particolare, non solo perché è lunghissimo (quasi un minuto preciso!) ma anche per via della struttura e delle atmosfere che mi regala, a tratti romantico. E non a caso mi pare che le nostre due asce siano state influenzate anche un pochetto dal metal di impronta progressiva (o almeno da un tipo di metal esterno al death/thrash) per come suonano le melodie (un altro esempio lampante da questo punto di vista sono le note dell’assolo di “Break the Cage”, che secondo il mio punto di vista è come speranzoso), ma altresì bisogna dire che pure qui il gruppo dimostra una buonissima inventiva. Si prenda infatti in considerazione anche “Intellectual Anarchy”, dove è presente un assolo che è forse il più “tranquillo” di tutto il lotto, dato che si muove attraverso melodie posate, un po’ più dilatate del solito. Insomma, a mio avviso, i solismi, ma questo credo che si sia capito da un pezzo, mi piacciono molto. Inoltre, nell’inizio di “Intellectual Anarchy” c’è quella che definisco una sovrapposizione al riffing principale, una sovrapposizione piuttosto semplice e minimalista dato che si esprime solo attraverso due note, che, come da tradizione, sono alte. La chitarra solista di questo tipo c’è anche in “Delirium”, qui decisamente più tecnica ed un po’ più lunga, e che personalmente dà una sensazione addirittura di spazialità, quasi a là “2001: Odissea nello Spazio”. Mi è piaciuto abbastanza anche il lavoro del basso, a cui sono attribuiti con una buona frequenza delle variazioni devastanti che secondo il mio parere donano maggiore intensità al tutto, come avviene nel duo iniziale “Instinct”/”Intellectual Anarchy” (nel primo le note del basso precedono fra l’altro un gioco chitarre/batteria per me fenomenale, mentre nel secondo Ale suona in modo più semplice insieme alla batteria – cassa e charleston se non sbaglio), ma a mio avviso sono interessantissime ed ottime anche le posate linee, tra il beffardo ed il minaccioso, create durante l’assolo di “Delirium”. Che posso dire invece della batteria? Prima di tutto, mi piace tremendamente il suo suono, così grezzo (vabbè, di certo non è quello dei Tools of Torture ma siamo quasi vicini) e genuino, ma ciò che mi fa veramente sbalordire è il lavoro nel complesso, dato che il nostro batterista ha una notevole varietà e fantasia, pure quando si tratta di rendere ancora più dinamico uno stesso pattern. Non poche volte modifica un ritmo, soprattutto durante gli assoli, anche piuttosto radicalmente come succede in “Intellectual Anarchy”, dove Corra fra l’altro rischia con un qualcosa di tecnico ed a-lineare. A mio avviso, degna di menzione è anche la capacità di infondere maggior groove all’intero discorso musicale, sia su tempi medi (e da questo punto di vista l’esempio principe mi pare dato da “Break the Cage”) che su veloci classicamente thrash (come nell’inizio di “Delirium”). Curioso segnalare che qui ci sono poche picconate sulle gengive in fatto di velocità smodata, se si pensa infatti che praticamente una furia simile è presente soltanto in “Instinct” ed “Intellectual Anarchy”, dove altresì vengono raggiunti dei blast-beats a dire il vero un po’ statici (attenzione, non è una critica). In “Delirium”, durante l’assolo, scorgo invece l’influenza del jazz, pur seguendo un ritmo piuttosto preciso. Vabbè, inutile dilungarsi oltre, per me la batteria è un altro indubbio capolavoro sputato prepotentemente dai Nimroth.
Ragazze e ragazzi, è finalmente arrivato il momento di quello che considero il pezzo migliore del lotto, e curiosamente il primo posto va a “Break the Cage”, che fino a poco tempo fa consideravo un brano in pratica inconcludente, ma poi ho incominciato ad apprezzarlo completamente. I motivi della mia scelta vanno implicati all’intramontabile dose di groove che tale canzone mi trasmette, oltre al fatto che essa mi regala una sensazione, unica nell’opera, di fierezza sposandosi così in modo coerente forse con il suo titolo. Ma un’altra cosa strana da dire è che ho scelto come episodio migliore quello più lineare e diretto, e personalmente è anche questa particolarità che piace nella maniera più decisa.
Per quanto concerne invece il principale punto di forza dei Nimroth, io l’ho ravvisato assolutamente nella loro incrollabile fantasia (vabbè, a parte i toni usati dalla voce…) che permette di non stancare l’ascoltatore più esigente attraverso differenti soluzioni musicali, talvolta dimostrando a mio parere una capacità d’osare decisamente valida e di cui terrò in buon conto nel voto che leggerete tra qualche momento.
Ma purtroppo per me non è tutto rose e fiori per il quintetto trentino, infatti le due “Instinct” e “Delirium”, ossia gli opposti del demo, mi paiono brani un po’ inconcludenti, soprattutto il primo, visto e considerato che finisce riprendendo l’iniziale soluzione proposta senza colpirmi in faccia nel modo che ritengo giusto. Secondo me, il pezzo si poteva finire probabilmente sì con la ripresa della variazione basso + gioco batteria/chitarre ma alla fine di essa compariva il cantante urlante (beh, più o meno) il titolo della canzone, così da concludere il tutto come una lama che si conficca rapidamente nelle carni. “Delirium” invece ha a mio avviso un finale a doppio taglio: da una parte credo che il suo finale abbia un senso, dato che quella ripetizione ossessiva dello stesso riff sembra rappresentare in effetti il concetto stesso del delirio, della follia, ma dall’altra parte è un finale che non mi tocca poi così tanto, dato che secondo il mio modestissimo parere tale brano aveva ancora ampi margini discorsivi, ed infatti forse dopo l’assolo ed il siparietto della batteria si poteva tornare, un po’ coerentemente con le linee di basso, a vomitare all’ascoltatore il riff bestial mockeriano citato in precedenza, per poi continuare per un po’ il discorso, anche perché dopo il solismo mi aspettavo un climax da pelle d’oca. Ma ormai, pazienza.
Tirando le somme, “Instinct” è a mio avviso un demo di un gruppo che vuole risultare decisamente interessante e non scontato, ovviamente esprimendosi con una buona dose di rischio, che secondo me non fa mai male, anzi. Peccato però che proprio nell’ultima canzone io abbia trovato una cosiddetta magagna piuttosto importante, nel finale tra l’altro, e di ciò, ahimè, ne terrò in considerazione in sede di voto, tra poco vicinissimo ad esser scoperto. Ma niente paura, penso fra l’altro che questi 3 anni di gestazione siano serviti veramente molto per partorire un suono almeno un minimo personale e ragionato, ergo ho una buona fiducia nei confronti dei Nimroth, Continuate così ragazzacci!

Voto: 72

Claustrofobia

Tracklist:

1 – Instinct/ 2 – Intellectual Anarchy/ 3 – Break the Cage/ 4 – Delirium

MySpace:

http://www.myspace.com/nimrothband

Intervista ai Violent Assault


The Grinder, ossia colui che sta dietro ad alcune parti di batteria.

Cris The Beast, professione batterista.



I Violent Assault al completo (foto presa dalla galleria del gruppo nel suo MySpace), in un concerto tenutosi al Pieffe Factory. Da sinistra verso destra: Nuclear Aggressor, The Crippler, Metalucifer, Cris The Beast (che non si vede) e The Reaper.

--------------

1) Ciao ragazzi tutto bene? Presentate i Violent Assault ai lettori di “Timpani Allo Spiedo”.
Nuclear Aggressor, chitarra: Beh che dire? Siamo una band che suona Infernal Thrash Metal nata nel 2006 e composta da 4 metallari legati alla vecchia scuola Heavy Metal e al suo spirito. Ci sono io (Six strings of Atomic fire), Metalucifer (The vomits of Hell) , The Reaper (Five strings of Hellish moonlight) e Cris the Beast (Atomic Percussions).

Metalucifer, voce: Dio Porco…spacchiamo il culo a tutti quanti….

2) Domanda banale ma di cosa parlate nei testi e chi li scrive? Cosa vi ispira a trattare di simili argomenti e quali sono, a tal proposito, le vostre principali influenze?

Metalucifer: Di solito li scrivo io o qualche volta sono scritti da Nuclear Aggressor o da The Reaper… Io sono ispirato da testi Black Metal e quindi noi prendiamo dai Venom, Possessed…etc.
Inoltre le mie ispirazioni derivano dalla mia contrarietà nei confronti delle religioni, dai libri Horror (Edgar Alan Poe su tutti), dai film di Zombie, Splatter/Gore (Romero, Amato, Fulci etc la vecchia scuola….), dalle guerre Nucleari, dai mostri…, dal Nord, da catastrofi e devastazioni, dalla Morte, dal Male.. e dal Heavy Metal (insomma, quasi tutte cose allegre….Nda Claustrofobia)!!!!!!!!!!!

3) Vorrei parlare adesso in maniera più diffusa proprio dei testi, partendo da “In Honour to Satan”. Voi potete essere considerati dei satanisti, e comunque, secondo il vostro parere, chi è satana? Un’entità spiritualistica od essenzialmente materialistica? Buona e/o cattiva? Inoltre, in che senso voi suonate tutti quegli generi (e curiosamente avete preso praticamente tutti quelli che hanno un rapporto più o meno stabile con il signore degli inferi)? Non credete che in tal modo sia un po’ dispersivo?

Metalucifer: Per me Satana è un simbolo di ribellione ed è legato indissolubilmente all’Heavy Metal, non puoi avere testi “Cristiani” non è Metal… “In Honour to Satan” inneggia molti stili del Heavy Metal…cmq a parte il genere sono legati al Signori degli Inferi…
Non è per niente dispersivo,… noi avremo sempre testi inneggianti al demonio…
Satan Supremacy (per dispersivo mi riferivo alla musica che voi stessi suonate, e spero che si sia capito. Nda Claustrofobia)!!!

4) “Devastator” mi sembra avere il tipico testo metallico di distruzione e sterminio. Ma in che senso questi devono essere interpretati, a vostro avviso? C’è una sottile denuncia od il tutto si riduce ad una pura questione di cazzeggio?

N.A. : Ah!Ah! L'ispirazione mi è venuta dai cartoni animati dei Transformers e dai film recenti e volevo omaggiare il mio robot preferito di sempre, il mitico e leggendario DEVASTATOR!!! E farlo con una classica canzone Thrash Metal mi sembrava l'ideale! Non c'è nessun atto di sottile denuncia, solo un testo divertente con i soliti clichè dell'Heavy Metal tutto qui.

5) E’ ora il turno di “Antimosh”. Esso praticamente ripropone la classica battaglia tra i metallari e gli HC, con proclami che si pongono tipo contro lo stile americano ed in favore di quello europeo, come anche contro tutto ciò che sa di contaminazione, appunto, con l’HC. Ma forse qui negate che il thrash metal, genere che a mio avviso in fin dei conti suonate, non abbia radici con la musica più volte sopraccitata, visto e considerato fra l’altro che molti musicisti thrash ne sono proprio influenzati? E perché apprezzate più l’europa metallica, e quale è secondo voi IL Metal, sia come genere musicale che stile di vita, e così via?

Metalucifer: “AntiMosh” è una mia filosofia di vita!!! E’ da più di 20 anni che sento Heavy Metal…questa canzone l’abbiamo dedicata a Euronymous…Lui ha fondato l’ etichetta, il suo modo di vedere l’Heavy Metal”, si è scagliato contro Scott Burns…….Ed il modo giusto di vedere il Metal…”Antimosh” racconta che noi siamo per il diavolo, per l’old school, per le band che suonano ancora questo genere, siamo contro il Pogo perché è una cosa che deriva dal Punk e non dal Heavy Metal, tu guarda i filmati dei Black Sabbath o Led Zeppelin…loro erano per il banging…
Lo stile Americano, tipo DRI o SOD con i capellini, o come adesso i Municipal Waste od i Toxic Holocaust non suonano Heavy Metal ma fanno crossover quindi sono differenti dai gruppi Metal con borchie e cinture tipo vecchi Celtic Frost o i vecchi Destruction rispetto invece al giorno d’ oggi, come ad esempio, dal gruppo Americano Crucified Mortals..
Siamo contro chi mette il punk od il funk ed altri stili nel Metal…il crossover non è Metal…
siamo contro la drum-machine che molti gruppi nel Metal usano come ad esempio alcuni dischi dei Sarcofago, Running Wild, Bathory, King Diamond …questo non è Metal, o chi usa la tastiere, o il cantato lirico, noi ci ispiriamo a Morbid, Pentagram o gli Hellhammer … alla morte Only Death is Real, Fuck Mosh.. Bang your Head!!!

6) “Teutonic Furor” penso che potrebbe far incavolare i nazionalisti della penisola, ma forse in tale testo vi riferite alla Battaglia della foresta di Teutoburgo del 9 d.c. in cui i popoli germanici, comandati da Arminio capo dei Cherusci, sconfissero ben 3 legioni romane guidate da Publio Quintilio Vario? E perché tale brano, inoltre, è dedicato a Euronymous? Lo apprezzate anche come persona quindi?

Metalucifer: E’ stato un errore di stampa dato che in realtà “Antimosh” è dedicata a Euronymous…Si, esattamente! Come hai ricordato tu “Teutonic Furor” parla dei Teutoni che si scagliarono contro i Romani…Roma rappresentava la civiltà , i Teutoni rappresentavano il modo di vivere la vita, “erano selvaggi” ed erano guerrieri come lo è l Heavy Metal come è raffigurato nella canzone “Born to be Wild” (quella degli Steppenwolf per caso? Nda Claustrofobia) poi musicalmente prendiamo molto dal Heavy Metal tedesco…Heavy Metal Breakdown!!!

7) Come avviene la composizione dei vostri pezzi e quanto è durata la loro stesura? Chi li compone principalmente? C’è stato un brano più difficile rispetto agli altri o no?

Metalucifer: La composizione viene fatta di solito da Nuclear Aggressor e qualche volta da The Reaper, ma quando dobbiamo comporre qualcosa di nuovo in sala prove ognuno mette del suo, comunque non c’è un brano più difficile di un altro, il punto è che ognuno di noi può avere delle piccole difficoltà nell’esecuzione di qualche pezzo…

8) Dove li avete registrati ed in quanto tempo? Come è stata l’esperienza, e quale è stato il pezzo che da questo punto di vista vi ha dato più “rogne”?

Metalucifer: Abbiamo registrato i brani del demo in due studi diversi: il nostro ex batterista The Grinder ha suonato la batteria a Fiumicello, tutti gli altri strumenti a Udine ad eccezione Andreas dei Minotaur che ha registrato la sua voce in Germania.. L’esperienza per me è stata bella ed era la prima volta...

N.A. :L'esperienza è stata veramente bella, per alcuni di noi era la prima volta in uno studio di registrazione ed eravamo molto nervosi ed infatti si sbagliava tanto per l'emozione ma alla fine abbiamo fatto un discreto lavoro secondo me.

9) A mio parere, la vostra musica è una combinazione tra l’epicismo battagliero e l’eleganza caratteristici dello speed e la furia ed il nervosismo altresì tipici del thrash metal, e vocalmente parlando invece sento molto lo spettro di gruppi quali Mosh Angel, quindi un tipo di voce solitamente piuttosto basso anche se in tal caso non proprio “ignorante” come nell’esempio sopraccitato. Una musica spesso veloce, non proprio varia e fantasiosa ma comunque tecnicamente preparata. Strutturalmente le vostre canzoni si snodano semplici ma secondo me sono ben ragionate ed anche un pochino imprevedibili, dato che praticamente non sempre seguono il classico schema strofa-ritornello proponendo così come minimo 3 soluzioni principali per pezzo. Siete d’accordo con ciò che dico? Ma quali sono più da vicino le vostre influenze principali e quanto vi hanno pesato in sede di composizione?

Metalucifer: I Mosh Angel non li ho mai sentiti...ma già con quel nome….Sul cantato non sono influenzato da nessuno… per la musica siamo influenzati da molti gruppi… dal Classic fino al Black.…At War With Satan!!!

N.A. : Per quanto mi riguarda ho tantissime influenze nella composizione ma le principali fonti sono sicuramente SLAYER, MINOTAUR, vecchi KREATOR, vecchi DESTRUCTION, vecchi SODOM ed i VIOLENT FORCE!

10) Secondo me, il vostro migliore pezzo è rappresentato da “Devastator” (che fra l’altro è quello più lungo di tutto il demo), in quanto ha due dei momenti, rappresentati dalla parte centrale, che a mio avviso sono stupefacenti, benché piuttosto prevedibili. Prima ecco un tempo medio e grooveggiante su cui attacca una chitarra epica e melodica, per poi sentire il basso proporre una linea devastante, preannunciando un assolo che sembra la voce disperata di quei poveracci a cui è stato distrutto tutto. Ora, siete d’accordo con quanto affermo? Se no, quale è, secondo voi, la migliore canzone del demo e perché?

Metalucifer: I gusti sono relativi…ad ogni persona può piacere più una canzone rispetto ad un'altra…comunque io considero “Devastator” una killer song…

N.A. : Sono d'accordo con te, l'assolo di The Crippler è meraviglioso e anche le linee di basso sono azzeccate. Eh,Eh....
Sono molto bravi! Comunque anche per me "Devastator" è la canzone migliore del demo e anche qualcuno dei fan ce l'ha detto!

11) Per quanto riguarda invece il vostro principale punto di forza, credo che esso sia rappresentato dalle chitarre, dato che hanno maggiore varietà e fantasia rispetto agli altri strumenti ma anche perché propongono a mio parere un riffing e degli assoli che apprezzo veramente molto. Condividete tutto ciò? Se no, quale ritenete sia il vostro punto di forza principe e per quale/i motivo/i? Personalmente considero interessante la combinazione speed/thrash delle chitarre, in quanto con il secondo sembrate fare il verso ad una distruzione bestiale e senza compromessi, mentre lo speed serve come a "santificare", a "mitizzare" il guerriero che porta a compimento il massacro succitato. Bella questa considerazione eh?



Metalucifer: Nell’Heavy Metal di solito è la chitarra il punto di forza, penso che anche nei Violent Assault sia così…più che altro il guerriero o guerrieri stermineranno la razza umana (ALLEGRIA!!! Nda Claustrofobia)...Pure Fucking Armageddon!!!

12) Riguardo alla produzione, devo dire che mi è piaciuta molto, così vecchia scuola e genuina com’è, ricordandomi in tal caso quella di “Vengeance of Hell” dei Living Death oppure “Show No Mercy” degli Slayer, anche se forse si poteva fare qualcosa di meglio per la cassa dato che non sempre la sento a meraviglia. Però mi sono reso conto che ci sono dei disturbi sulle chitarre, in quanto è come se in certi momenti venissero stoppate, sentendole così ogni volta da un’uscita diversa, cosa che si sente particolarmente nelle introduzioni ad “Antimosh” oppure a “Teutonic Furor”. Ma è solo una mia sensazione oppure tali disturbi ci sono per davvero, e, se sì, ve li sapete spiegare? O sono semplicemente una cosa da voi voluta?

Metalucifer: Per la batteria The Grinder ha registrato in un altro studio dove il produttore non era per niente professionale e abbiamo dovuto cambiare studio. Per me i disturbi di chitarra non ci sono…


N.A. : Guarda,la produzione nell'insieme ci è piaciuta e quando eravamo in studio un giorno The Crippler ascoltando un pezzo del mixaggio finale ha esclamato:" Cazzo! Ma questa è Germania 1987!!!" Veramente molto tedesca e grezza come piace a noi! Solo la batteria è stata registrata veramente male!!!

13) Parliamo adesso dell’intro, che personalmente non considero fenomenale, dato che non mi prende spesso molto, seppur non tutto è da buttare. Purtroppo, comunque, ritengo l’urlo finale, opera dell’ospite King of Death, quasi forzato e strascicato, e praticamente anche senza voce. Come rispondete a questa critica (se mai sia possibile certo)?
Metalucifer: L‘ intro è stata fatta dal nostro bassista The Reaper con la chitarra e l’urlo “Warriors”, che per per me è una figata, è del nostro amico King of Death, un metallaro di scuola anni 80 che sente il metal da oltre 20 anni e anche suo padre era metallaro …l’urlo “Warriors” quando andiamo a vedere i concerti, visto che per me e per noi rappresenta il Metal!!! I Metallari sono o non sono dei guerrieri di Satana per distruggere il mondo!!!

14) L’outro invece mi piace decisamente di meno, in quanto mi sembra noiosa considerando che quella chitarra elettrica secondo me non esprime una melodia forte e bella potente in grado di scaldare l’animo, oltre a non presentare un sussulto, un apice definitivo che completi il pezzo. Forse se aggiungevate anche una chitarra solista melodica il risultato veniva meglio (almeno per me ovviamente). Invece a tutto ciò come rispondete (è valida anche una bella pernacchia con annesso e sonoro vaffanculo)? Ho ravvisato però un’estrema somiglianza che ha l’outro con l’introduzione ad “Alliance to the Powerthrone” dei Desaster, ed infatti non a caso l’avete dedicata proprio a loro. E’ giusta la mia osservazione o avete preso un esempio diverso rispetto a quello da me citato?

N.A.: Vaffanculo (Già per questo merita un monumento!!! Nda Claustrofobia)!!!!!!!..........No scherzo!!!!!!!!! Sono d'accordo con te! Ho scritto questo pezzo per omaggiare i DESASTER e perchè mi piacciono da matti quei loro outro cosi malinconici, tristi, epici....meravigliosi! L'ho messo su troppo in fretta e studiandolo meglio con una chitarra in più o anche solo con l'accompagnamento della batteria veniva sicuramente meglio! Ma ho voluto provare a farlo così veramente marcio e minimale alla HELLHAMMER...ma con il tempo ho capito che non mi era venuto un granchè....E' meglio lasciare queste cose a Infernal dei DESASTER che è veramente un genio con questi outro!!!!

15) Perché avete voluto mettere sia un’intro che un’outro? Forse per variare un po’ i toni?
N.A. : Mah guarda io volevo mettere assolutamente l'outro e inoltre stavamo pensando a un possibile intro, anche così per avere tre pezzi da un lato e dall'altro della cassetta...poi the Reaper se ne è uscito con bel arpeggio alla SLAYER e abbiamo deciso di metterlo come intro.

16) Inoltre, vedo che il vostro demo è suddiviso in “Side Infernal” e “Side Thrash”. Che senso ha una simile suddivisione? Credete che la seconda parte sia decisamente più thrash della prima?
Metalucifer: No , dato che il nostro genere è “Infernal Thrash” abbiamo pensato di mettere “Side Infernal” e “Side Thrash”…

17) Questa è una domanda per Metalucifer: la tua voce, rozza, sgraziata e molto bassa, mi ricorda specialmente quella dei Mosh Angel. Quindi, a tal proposito, quali sono più da vicino le tue influenze principali e quali sono i cantanti che meglio preferisci? Perché, fra l’altro, preferisci “cantare” così (domanda forse scema ma tant’è…)?

Metalucifer: Non sono influenzato da nulla e da nessuno (e la madonna! Nda Claustrofobia)….Urlo e basta…

18) Trattiamo adesso il titolo del demo. Sbaglio o è un omaggio ad una canzone dei Necrodeath contenuta nel loro primo album “Into the Macabre”? Per quale motivo avete fatto una scelta simile? Ci sono state comunque altre proposte prima di quello definitivo e si può sapere perché esse siano state scartate?

Metalucifer: No, non c’è nessuna relazione con i Necrodeath….C’era qualche titolo…alla fine abbiamo scelto quello…

19) Riguardo la copertina, classicamente metallica, che cosa volete trasmettere esattamente con essa e di chi è il lavoro? Altre copertine prima di questa ce ne sono state e per quale motivo non le avete prese più in considerazione?

Metalucifer:: Noi volevamo che era questa, l’ha fatta un nostro amico di nome Gianluca…
Rappresenta il testo “Violent Assault” dopo una guerra nucleare i demoni conquistano le città issando sul terreno conquistato appunto “The Flag of Inverted Cross Waves in the City”.

20) C'è una ragione, magari simbolica, secondo la quale avete stampato il vostro demo in 222 copie?

Metalucifer: Sì un terzo di 666 copie…

21) Voglio essere provocatorio (ma alla resa dei conti mica tanto ormai), ma c’è una ragione per il quale utilizzate l’inglese, lingua probabilmente un po’ troppo stra-abusata e tra l’altro anche “innaturale” per gruppi non-anglosassoni? Siete d’accordo con un esperimento magari usando il vostro dialetto (bello così ahahah!?)?

Metalucifer:: No, utilizzeremo (perché in futuro scusa? Nda Claustrofobia) la lingua Inglese, non dico che altri gruppi non possano cantare in portoghese, spagnolo, tedesco o russo.. ognuno fa quello che vuole…

22) Siete soddisfatti del risultato raggiunto o volete cambiare qualcosa? Come stanno andando la critica ed il pubblico?
Metalucifer: Sicuramente non siamo soddisfatti, mai bisogna esserlo….della critica non ci interessa e niente del pubblico….noi facciamo musica per passione e non per soldi…. se poi molta gente ci apprezza siamo felici, se c’ è poca gente che ci segue a noi non frega e quindi andiamo per la nostra strada…Show No Mercy!!!

23) Chi ha scelto il nome del gruppo e quale è il suo significato? Ci sono state altre proposte prima di decidere per quello attuale e potete dire per quale motivo sono state rifiutate?

Metalucifer: L’ha proposto il nostro chitarrista Nuclear Aggressor, penso che sia stato il primo nome proposto, come ti dicevo prima dal testo Violent Assault…

N.A. : Si è vero il nome l'ho scelto io...però mi ricordo che Metalucifer aveva proposto all'inizio il nome Chernoblaster (secondo meglio era meglio questo, molto più aggressivo di quello attuale. Nda Claustrofobia) però sono riuscito a convincerlo che Violent Assault fosse molto valido, d'impatto e dannatamente Thrash Metal!! Il nome del gruppo non ha un significato particolare, volevo semplicemente trovare un nome di sicuro impatto e che anche rappresentasse il nostro genere....mi sembra proprio azzeccato!!!!!!!!!!!!

24) Chi ha fatto il logo e cosa volete che esso trasmetta? Ci sono…vabbè, le stesse successive 2 domande della 21 (ho una fantasia a volte ihih).
N.A. : Il logo è sempre una mia creazione, però per sistemarlo bene (sai proporzioni, rifiniture ecc...) mi ha aiutato un nostro amico disegnatore Fabio Babich che infatti è accreditato assieme a me all'interno del demo per la creazione del logo. L'unico significato che può trasmettere è nelle due T rovesciate che naturalmente sono sinonimo di croci invertite appunto per indicare la nostra vena Black Metal e Anti-religiosa! Ed inoltre è mooolto anni '80!!!!!!!!!!

25) Volete raccontarmi di un vostro concerto-tipo?

Metalucifer: Ogni concerto è diverso, diciamo che suoniamo di solito 40 minuti…

26) Prima di militare nei Violent Assault, avete suonato in qualche altro gruppo, magari registrando e/o pubblicando qualcosina? E come è andata l’esperienza?

Metalucifer;: Il nostro bassista suona anche in un altro gruppo chiamato Black Raven e il nostro attuale batterista Cris the Beast ha suonato nei Rigor Mortis (gruppo Thrash di Gorizia degli anni 80 che ha fatto un demo nel 87 chiamato “Vocifera”) e poi ha suonato in tanti altri gruppi…

27) Da quanto tempo suonate i vostri rispettivi strumenti e quanto vi esercitate al giorno?

Metalucifer; Io sono da pochi anni che urlo (E Nuclear Aggressor? Nda Claustrofobia)…..

28) Una domanda cojona: quale è stato l’evento più esilarante che avete vissuto come gruppo?

Metalucifer; Diciamo che con il nostro primo batterista c’ erano dei momenti esilaranti… era un personaggio…

29) Sinceramente, non riesco a capire perché nel vostro profilo su Metal-Archives c’è scritto che voi suoniate black/thrash metal. Anche voi condividete questa definizione? Ma non vi pare un po’ dispersiva, intendendo forse con black semplicemente il vostro amore anche per tematiche in un certo senso sataniche?
Metalucifer: Penso che posso essere d’ accordo , possiamo definirci Black perché un genere
viene visto dal testo vedi Venom , Death SS, Mercyful Fate, Sodom… alla fine comunque si può dire che facciamo Heavy Metal…e poi in ultimo questi sono delle definizioni giornalistiche (non sempre comunque, se si pensa a “black metal” od al death se è questo che intendi. Nda Claustrofobia)

30) Dato che la vostra musica ha radici antichissime, che pensate delle forme metalliche più moderne, specialmente quelle estreme? Hanno aggiunto e/o perso qualcosa rispetto alle sonorità più datate?

Metalucifer: Non facciamo musica classica….magari qualche radice c’è…sì, molti gruppi estremi hanno perso lo spirito e fanno cose che non c’entrano con l’ Heavy Metal…comunque sono gruppi come i Nifelheim, Desaster, Urn, Denial of God che restano nella tradizione…

31) Quale è il vostro senso dell’evoluzione? Secondo voi un gruppo deve cambiare almeno un pochetto la propria musica per rendersi ancora interessante negli anni?

Metalucifer: No, un gruppo non deve evolversi ….ma deve fare musica che piace al gruppo (e se gli piace cambiare anche qualcosina della sua musica?. Nda Claustrofobia).

32) Cos’è cambiato per voi a livello sociale nella scena metallica rispetto ad anni or sono? C’è più rispetto e passione per la musica, o quasi tutto si riduce a “mi scarico questo cd e poi bon…”?
Metalucifer: Mah …ti dirò che l’Heavy Metal ‘ esiste da 40 anni e nonostante questo la società è cambiata…mi spiego meglio: l’era dell oro sono stati gli anni 80…è ovvio che un ventenne del 2010 è diverso da un ventenne degli anni 70 e quindi c’è una notevole differenza tra le due generazioni e coloro che hanno vissuto in pieno la scena metal anni 80 sono stati a parer mio molto fortunati perché quell’ essenza di vero metal gli è entrata dentro e là è rimasta! Purtroppo oggi molti giovani hanno poco rispetto dei più vecchi, ad esempio io da sempre ho avuto molta considerazione dei metallari più vecchi di me, e poi indossavo il giubbotto con le toppe già alla fine degli anni 80, negli anni 90 pochissimi giravano con il giubbotto di toppe, lo indossavo sempre, adesso è venuta la moda di possederne uno pieno di toppe comprate da Internet su Ebay, anche nel tempo di un giorno, quando io e altri come me abbiamo impiegato anni a collezionarle solo per la pura passione di farlo! Un'altra cosa discutibile è che molti giovani di oggi arrivano fino al punto di scaricarsi addirittura 1000 album in un mese senza capire quell‘essenza del Metal già descritta, ovvero non capiscono il significato dell’esaltazione di ordinare un vinile e aspettare anche molti giorni di riceverlo o scaricano album di gruppi la cui storia nemmeno conoscono. Io ritengo che a prescindere dagli anni che passano o dalla tecnologia che si perfeziona se sei metallaro e hai la vera passione che come un segno indelebile ti è cresciuta dentro sei un metallaro in ogni tempo!!!

33) Come deve essere il metallaro-tipo di oggi, a vostro parere?

Metalucifer: Non c’è una definizione o uno standard per designare la figura del metallaro-tipo, in realtà io penso che parta da dentro il sentirsi un metallaro e lo sei con la passione.

34) Cos’è, a vostro parere, il Metal (anche sotto il profilo filosofico dai eheheh)?



Metalucifer: Questa è una domanda difficile, poi ognuno può avere una sua risposta,
nel mio punto di vista è uno stile di vita Anti-sociale rispetto alla società…la misantropia, la morte, la natura (la montagna, le terre estreme, i boschi) fuori dalla razza umana….

35) Perché vi ponete così tanto contro il formato cd? Forse la vostra è una battaglia contro le multinazionali del settore?
Metalucifer No, non è un discorso contro le multinazionali, ma ritengo che il cd è digitale mentre il vinile è meglio sotto tutti i punti di vista. Quest’ultimo è qualitativamente superiore dato che che va dal suono più caldo alla copertina, comunque il cd è destinato a morire visto che adesso ci sono altri formati digitali…se la gente comprasse il vinile o la cassetta anziché il cd…sentirebbe un suono molto diverso…indescrivibile!!!
BURN CD!!! ONLY ANALOG IS REAL!!!

36) Mi sono accorto che soltanto pochi di voi portano il face-painting, ricordandomi così non poco, ma anche per quanto riguarda l'abbigliamento, i Desaster. Perchè, comunque, tale scelta e quale è, secondo voi, il significato che si cela dietro questa usanza? Inoltre, a vostro avviso, da chi è partita?
Metalucifer: Ci vestiamo come vogliamo….a me piace truccare e rappresenta il male….
Burning The Church!!!

37) I nomi di battaglia che voi utilizzate da dove provengono e, secondo il vostro parere, perchè vengono così tanto usati fin dai tempi dei Venom (almeno così mi pare)?


Metalucifer: Perché sono figoni, per me il mio nome reale è Metalucifer…ed è stato ripreso da me dal gruppo giapponese METALUCIFER appunto!

38) Come vi rapportate con il fenomeno sempre più diffuso del peer 2 peer e quindi con il formato MP3? Esso può essere considerato pericoloso anche per l’Underground e perché?

Metalucifer:il cd è già pericoloso perchè molte case discografiche lo preferiscono ai vinili e poi adesso che useranno altri formati o la gente che continuerà a scaricare da Internet…ma le case che continueranno a produrre vinili saranno ancora più forti..

39) Che ne pensate della vostra scena Metal estrema, ossia quella friulana( anche dal punto di vista extra-musicale – nel senso dei locali, del pubblico e così via)? Sbaglio o ha una buona scena specialmente di impronta black metal?
Metalucifer: Dove viviamo noi, a Gorizia,c’è il nulla ….mentre in Slovenia o a Pordenone e provincia c’è più scena e come pubblico è presente in quantità maggiore ossia è un'altra cosa, negli ultimi anni si stanno facendo più concerti..

40) Che ne pensate invece della scena Metal estrema italiana più in generale( idem)?
Metalucifer: Sento metal da oltre 20 anni, in questi ultimi tempi sento di più la scena sudamericana, là è la terra della musica estrema….. Se mi parli dell’Italia seguo poco la scena, cmq ci sono buoni gruppi come Baphomet’s Blood, Hatred, Hellstorm, Warmonger (R.i.p.), Lethal Death, Infernal Force, Death Mechanism, Blasphemophager, Mephisto (una vecchia conoscenza di “Timpani Allo Spiedo” fra l’altro. Nda Claustrofobia), Armed Conflict, Oath, Chronic Hate….

41) Ascoltate altri tipi di musica oltre al Metal? Se sì, quale maggiormente preferite? Nuove leve da consigliare? Ritornando al Metal, quali gruppi preferite? C'è qualche sorpresa che volete segnalare, magari con quelle con cui avete diviso il palco?

Metalucifer: Qualcosa di musica classica…Beethoven, Wagner, Strauss, Mozart & Ennio Morricone, Movie soundtrack….
Te ne devo dire 1000….Te ne dico 5 : Minotaur, Merciless, Pentagram (Chi), Possessed,
Hellhammer…Con i Keller (Slovenia) ci abbiamo suonato: veramente bravi…

42) Cosa bolle attualmente in pentola per voi? C’è qualche altro progetto in preparazione?

Metalucifer: Adesso andremo a registrare 10 pezzi in studio…in teoria dobbiamo fare qualche release su 7” e poi vedremo…

43) Ragazzuoli, l’intervista è finita, ed io mi sorprendo ancora del come io riesca a fare queste interviste suicide, e quindi spero che la vostra vi sia piaciuta. Volete mandare un messaggio finale agli avidi lettori di “Timpani Allo Spiedo”?

Metalucifer: Comprate i Vinili, andate ai concerti and Spreading The Evil & Fuck your God!!!








Thursday, December 24, 2009

Mud - "Slow Degradation" (2009)


I Mud, ossia il terzo gruppo, più esattamente nella persona del cantante AldoHC, che mi ha chiesto direttamente senza che io facessi niente la partecipazione a “Timpani Allo Spiedo”, e tra l’altro tutto ciò grazie a Federico, voce dei First Reason (spero che ve li ricordiate…) che lo ringrazio sentitamente. Però un’altra cosa curiosa è data dal fatto che la musica suonata dai Mud non solo può far incavolare certi presunti anti-modaioli ma è pure decisamente poco pubblicizzata su queste stesse pagine, visto e considerato che il Metal qui non si trova proprio a garganella. Ciò significa che per questa rivistella digitale il demo, ed il gruppo, di cui tra poco leggerete la recensione, si tratta di un’esperienza sonica piuttosto particolare, ma ormai ci sto facendo l’abitudine dopo aver parlato tempo addietro dei Devastator ed il loro “Underground ‘n’ Roll”.
“Slow Degradation” è, a quanto mi risulta, il secondo parto e primo ep, pubblicato autoprodotto con un po’ di ritardo nel Gennaio 2009, dei Mud, quintetto nato nel 2004 e proveniente da una zona attualmente e tristemente nota che fa capo alla città de L’Aquila, ossia più nello specifico Avezzano (anche se nel loro MySpace ci sia scritto che vengono dalla Val Vibrata in provincia di Teramo…) dove a quanto pare sta nascendo una scena metalcore tremendamente attiva e combattiva. Il succitato quintetto, oltre che da AldoHC, era costituito, all’epoca della pubblicazione, anche da Dedo e Garçon alle chitarre, Mirko al basso (il quale è stato sostituito da Iobbi) e Frank (rimpiazzato invece da Valerio), ha dato vita con l’ultima opera a 4 pezzi, compresa l’intro, che per quanto riguarda il minutaggio non mi sembrano avere niente a che fare con l’hardcore, visto e considerato che la parte centrale supera, e non poco, i 3 minuti, mentre l’ultimo capitolo, ossia “Shit of the World” (di cui parlerò in maniera più diffusa prossimamente) arriva a toccare angosciosamente persino quota 11! L’intro, vabbè, è sempre quella più modesta di tutte, dato che raggiunge quasi l’un minuto e 30 secondi di durata (bella differenza eheh!). Iniziando a parlare più propriamente della musica, a mio avviso essa trova similitudini con gruppi quali Hatebreed e compagnia (anche se a dire il vero formazioni ottantiane come gli Integrity già suonavano in una maniera simile), manifestando così, almeno personalmente, un hardcore spesso e volentieri groovy e quindi orientato maggiormente in tempi medio-lenti dal sapore militante, mischiando il tutto con una pesantezza metal che secondo me dà una potenza in più dai tratti decisamente massacranti, come in fin dei conti conviene in un gruppo del genere. Il suono quivi proposto è veramente semplice, seppur per i miei gusti per niente scontato o banale, e segnalo inoltre che è sufficientemente vario e fantasioso, non stancandomi però mai anche grazie ad una furia e ad un modo di raggiungere i climax che apprezzo veramente. Dal punto di vista tecnico, i nostri, nonostante tutto, non mi paiono per niente degli sprovveduti, come tra l’altro si vedrà. Strutturalmente parlando invece, i pezzi, pur essendo alla resa dei conti lineari, a mio avviso sono altresì un po’ ostici, ma non tanto per dei passaggi cervellotici che sono completamente assenti, più che altro perché si reggono su un andamento sì dinamico che però non considero poi così classico. Prima di tutto, la sensazione di dinamismo pressoché continuo io la avverto se si pensa che molte soluzioni vengono ripetute per una sola volta (specialmente in “Electric Chair”), e comunque esse sono sottoposte ad un numero di battute che va da quella sopraccitata fino ad un massimo di 4, magari proponendo praticamente sempre lo stesso riff (come appunto nell’inizio del pezzo sopraddetto), seppur non mi sembra che si raggiungano le 3 volte. Un altro fattore a mio avviso degna di menzione e che dà una spinta in più è rappresentata dalle continue variazioni che possono interessare un singolo passaggio, ovviamente sia a livello di riffing che di ritmiche, benché quest’ultima situazione mi pare si presenti con maggiore frequenza. A volte però, se non erro, anche la metà delle soluzioni presenti in un pezzo può essere modificata (come le 2 di “Corrupt Soul”), se non tutte (almeno così pare al sottoscritto), come avviene invece in “Shit of the World”. I passaggi principali, a meno che io non dica cazzate (è stata un’impresa capire almeno un minimo la struttura di ogni canzone), vanno dai 2 di “Electric Chair” ai 4 di “Corrupt Soul”, ma dovrei osservare inoltre che il dinamismo succitato viene a mio parere accresciuto anche dalle poche sequenze rigide che si susseguono cammin facendo, così che il tutto mi paia decisamente libero, nonostante le poche soluzioni proposte, fra l’altro modificate in modo continuo come già osservato, seppur qualche sequenza ci sia, ed a volte piuttosto ossessiva come in “Electric Chair” dove c’è un passaggio che si ripete addirittura in 3 occasioni inframmezzato da un altro che è sottoposto invece a 2 battute, e comunque aspettatevi, nella maniera più tradizionale possibile, sicuramente la ripresa nei momenti finali di qualche soluzione iniziale, magari ripresentando una sequenza, come l’1 – 1 mod. sempre di “Electric Chair”. La struttura scelta dai Mud, a parte le paranoiche modificazioni, mi fa venire in mente quella praticamente libera di certo metalcore, un po’ come gli Unearth insegnano, come per dare un messaggio, pur se indiretto, di libertà, di distruzione degli schemi, nel segno, a mio avviso, di un imprevedibilità in fin dei conti non male. C’è un altro aspetto strutturale da prendere in considerazione, ma stavolta pazientate un pochino dato che ne parlerò dopo. Ma passiamo ora alla produzione, che mi piace abbastanza. La definisco un po’ pulita, tutti gli strumenti sono in buona evidenza, tranne però il basso che lo sento un po’ in disparte, seppur non poi così molto (come mi sembra in “Shit of the World”), caratteristica comunque a mio avviso tradizionale del punk-hc dagli anni ’70 (Middle Class uber alles!) in poi. La registrazione invece mi appare decisamente più grezza della produzione (cosa che viene amplificata se sento l’ep con le cuffie), dato che qua e là (in modo particolare in “Electric Chair”….questo brano sta diventando un tormentone porca paletta!) si può sentire qualche ronzio (od in qualsiasi maniera lo si voglia chiamare) di una delle due chitarre, che a me piace dato che mi regala un senso di catastrofe imminente, e per certi versi rumorista.
“Slow Degradation” inizia con un’intro a mio avviso piuttosto buona, visto e considerato che parte facendo sentire dei passi per poi sentire il tonfo di una porta che si chiude. Poco dopo, si fanno vive differenti voci (mi sembrano 3 in tutto, 2 maschili ed una femminile) di giornalisti statunitensi, intenti a pronunciare più e più volte il nome dello stato del Tennessee, ed a dire qualcosa riguardo l’elettricità e la sedia elettrica, forse per annunciare la morte di un condannato (quindi, in tal ottica, si potrebbero spiegare i rumori di cui prima). Durante la parlantina dei “nostri carissimi” giornalisti si erge minacciosa, quasi a rappresentare idealmente i pochi secondi restati da vivere al condannato oppure la rabbia e la furia che si stanno preparando per il massacro che verrà come un fulmine lanciato a folle velocità da un’umanità più che mai incazzata, una batteria un po’ lontana, dai tratti a mio avviso un pochino hip-hop. Ma non solo. Infatti, oltre a questa ci sono pure dei disturbi, come una televisione che non ne vuol più sapere di funzionare, così da spezzettare il discorso dei giornalisti, finchè i suddetti rumori non diventano definitivi. Ho comunque l’impressione che essi servano per azzittire prepotentemente il freddo, distaccato e semplicemente descrittivo resoconto di una morte colpita da quell’orrore, definito indolore (sarà poi vero?), chiamato “sedia elettrica”. L’intro finisce in questa maniera, per poi sentire finalmente il gruppo eruttare una furia che si dimostrerà cammin facendo a dir poco incontenibile e distruttiva.
Adesso analizziamo i vari strumenti che compongono l’opera, e la voce, come succede da un pezzo, ha sempre la precedenza. La prova di AldoHC, secondo me, è più che buona e decisamente intensa. Lui usa, se non sbaglio, 3 differenti tipi di voce, che poi nel genere che i Mud suonano sono piuttosto classiche, ma chissenefrega, l’originalità non mi sembra per niente indispensabile, anzi! I vocalizzi che mi paiono maggiormente usati sono in un certo senso puliti ma molto aggressivi ed incazzati, e non poche volte questi regalano il posto a delle urla disperate, le quali spesso e volentieri sono accompagnate da un effetto d’eco a mio avviso molto suggestivo, come per simboleggiare una rabbia troppo forte e pressante da perdersi nell’indifferenza generale che tale realtà costringe, e purtroppo, tanta gente, e casomai supportata pure da un effetto-lontananza (come in “Corrupt Soul”). Molto interessanti a mio parere pure quelle voci pulite (presenti, come tutte le altre, in ogni canzone del lotto) che magari danno alle volte un tocco di carica in più (almeno per ciò che penso io certo) diventando quasi rappate (“Electric Chair” mi pare esemplificativo a tal proposito), ma quello che mi incuriosisce in misura maggiore è il fatto che in ogni momento che si fanno vive queste voci esse sembrano lontane ed anche, seppur leggermente, “echizzate”, quasi a voler dare l’impressione di un’umanità comune i cui lamenti e rivendicazioni non sono per niente presi in considerazione facendoli navigare in un mondo ormai non più tale. Un plauso lo devo fare inoltre alle linee vocali, costruite in un modo a me piacevolmente molto groovy e furiose, da scapocciamento continuo della testa insomma, specialmente nel duo iniziale “Electric Chair”/”Corrupt Soul”, il tutto senza farmi mai stancare. Tocca alle chitarre. Queste ricamano riffs perennemente durissimi, semplici nel modo più deciso e monolitici, ma per fortuna a mio avviso le due asce pongono almeno un minimo di distinzione fra un brano e l’altro, mostrando quindi una fantasia in fin dei conti lodevole. Mi è terribilmente piaciuta la scelta di non dare spazio alla melodia, vuoi forse per rappresentare interamente un mondo barbaro e senza compromessi, vuoi probabilmente per una voglia di non disperarsi per ridurre tutto quanto ad una “lagna”, ma altresì urlare a più non posso azione diretta e quindi rabbia, terrore per una Terra in catafascio. Ho rintracciato, comunque, un accenno di melodia, seppur debolissimo, in un riff di “Corrupt Soul”, tra l’altro uno dei più movimentati e personali dell’ep, e di quest’ultimo tipo ce ne sono pure in “Shit of the World”, benché in tale sede il tono si fa secondo me paurosamente meccanico, mi sembra un ingranaggio impazzito del Male che si sta infilando nella mente di ogni essere umano. Riffs a mio avviso da menzionare sono anche quelli, come dire, stoppati (come nel finale di “Electric Chair”), e quelli dissonanti, stridenti e schizzati, considerando che vanno senza soluzione di continuità da note basse a decisamente più alte (sempre “Electric Chair” ma fra l’altro in “Shit of the World”), come per simboleggiare idealmente la natura stessa del Male, così fastidiosa, imprevedibile ed inquietante, e da non dimenticare sono le soluzioni maggiormente dilatate (come in “Corrupt Soul”). Personalmente però interessa di più l’uso, non tanto frequente ma neanche così raro, a mio avviso accorto delle due chitarre che talvolta (ossia, in tutte le canzoni) intessono delle sovrapposizioni di riffs che tra l’altro spesso dimostrano una versatilità di invenzioni secondo me notevole, come durante l’introduzione di “Corrupt Soul” in cui una chitarra vomita una soluzione a tratti con una melodia di fondo, mentre l’altra crea un qualcosa di sfuggente e particolare, su note alte, per un gruppo del genere, e succede una cosa simile, seppur a mio avviso in maniera più convenzionale ed inoltre con la parte più bassa delle chitarre dilatata e non proprio melodica, anche durante il prosieguo del pezzo sopraccitato. Da non scordare per nessuna ragione al mondo la dissonanza dall’impronta profondamente psicotica, quasi liquida, che mi regala la chitarra solista nella lunga “Shit of the World”, ed interessante a mio parere è anche un passaggio, quasi nel finale, di “Electric Chair” in cui un’ascia esegue a sprazzi ma con regolarità quello che fa l’altra. Faccio notare che, come l’hardcore tutto (beh, più o meno) insegna, non c’è nemmeno un assolo, forse per levare simbolicamente un fattore dinamico trasmettendo quindi maggiore aridità della realtà dove viviamo, e che tra l’altro c’è qualche riff sì semplicissimo ma persino pazzescamente lungo (“Electric Chair” mi pare il pezzo più esemplificativo in tal senso). Spazio ora al basso. Personalmente, come già osservato, solitamente non lo sento molto bene, anche se comunque il suo lavoro lo considero di buona qualità, visto e considerato che aggiunge a mio avviso quel pizzico in più di inquietante profondità facendomi immergere in tal modo ancora ed ancora in una società indifferente e folle. Discorso batteria: pure l’opera di Frank mi piace decisamente, anche perché non poi così raramente disegna partiture che non credo si possano definire lineari, magari rischiando un pochino con tempi meno classici del solito, come quello veloce ma spezzettato nel finale di “Electric Chair”. Tra l’altro, i tempi veloci mi sembrano spesso e volentieri quelli più semplici proposti, dato che ricalcano il tradizionale percussivismo del punk-hc con la cassa ed il rullante in perfetta sintonia fra loro, sentendoli così negli stessi momenti. Il lavoro qui non credo si possa considerare statico, almeno a livello di costruzione di diversi ritmi benché ovviamente non si seguano gli stilemi ben più fantasiosi del metal, anche se comunque, per quanto riguarda l’andamento di uno stesso pattern, viene eseguito sempre uno schema ben preciso, delle rullate specifiche che a primo acchito possono sembrare, ma invano, anche delle variazioni. Ergo, mi pare che qui il tutto suoni in un certo senso meccanico, seppur l’effetto mi piaccia dato che è come se trasmetta la ripetizione praticamente infinita e pedissequa di un Male sì vecchio, ma sempre pronto a schiacciare il prossimo. Frank, inoltre, a mio avviso risulta pure capace di dare più potenza e spinta al discorso musicale, magari con rallentamenti, giochi a due mani (come in “Shit of the World”), e via di questo passo. Notevole tra l’altro, per il mio parere, anche il suono della batteria, non così grezza ma bella genuina.
Adesso, ragazzuole e ragazzuoli, è il momento di farvi sapere quale sia per me il pezzo migliore di “Slow Degradation”. Ebbene sì, ho scelto, dopo varie consultazioni con la mia mente bacata, “Corrupt Soul”, in quanto mi sembra la canzone che possiede maggiore fantasia ed atmosfera in fatto di riffing, oltre che avere certe linee vocali devastanti, come anche delle buonissime pause, fattore tra l’altro essenziale per la musica del quintetto abruzzese, utile a mio avviso, sia quando c’è in effetti silenzio che quando uno-due strumenti preparano il massacro (come in “Electric Chair”), per aumentare in misura decisamente maggiore l’intensità e la furia del tutto, considerando fra l’altro il fatto che proprio in tale brano c’è una pausa piuttosto lunga, con le chitarre in leggero feedback e l’apparizione, quasi alla fine, di un urlo disperato ed un po’ lontano.
Ma c’è un’altra canzone a mio avviso molto interessante del lotto, ossia l’ultima “Shit of the World”. Il motivo è presto spiegato: essa dura, come già segnalato, la bellezza di poco più di 11 minuti, ed in un certo senso me l’aspettavo un po’ bizzarra, visto e considerato che, introdotta da quella che sembra l’apertura di un registratore con annessa immissione di cassetta, dopo 4 minuti (e tipo 10 secondi di feedback alla fine) di musica, il tutto si riduce a qualcosa come il classico rumore di un registratore che va avanti. Questa storia si perpetua, se non sbaglio, più o meno per un minuto e 30, per poi sentire finalmente un suono, un rumore sintetico, basso e sfrigolante oserei dire, che secondo me potrebbe andare benissimo per un progetto electro-industrial. Poco dopo si fa viva anche una batteria dall’impronta industriale appunto, orientata su un angosciante tempo lento, e che risulta accompagnata pure da una specie di battito elettronico, continuo ed a mio avviso inquietante perché sembra rappresentare la monotonia, così meccanica, della vita in tale società. Ma non è finita qui, perché viene svelata, dopo un po’, anche una chitarra che intesse una melodia semplice e disperata, il richiamo dell’umanità urlante e soppressa, concentrata praticamente soltanto su 3 note, la quale viene sostituita, utilizzando certe volte delle pause secondo me suggestive, da una tastiera pure questa tormentata. Tutto ciò viene propinato praticamente per più di 5 minuti, un tempo così tremendamente grande da schiacciarmi con quei toni dal sapore apocalittico. Insomma, se prima i Mud mi trasmettevano furore e rabbia, adesso invece angoscia e pietà.
Peccato però che un difetto, benché alla fine secondario perché non influisce più di tanto, della musica dei Mud io l’abbia trovato proprio in “Shit of the World”, ed è localizzato nell’ultimo vagito metalcore del pezzo, quando il gruppo fa pausa per un attimo e poi ricomincia per pochi secondi sfoderando un classico e roccioso tempo medio, un po’ schizzato, con un singolo urlo, facendo finire il tutto con tanto di feedback, come già scritto qualche riga fa. Sinceramente, penso che l’ultimo passaggio sia totalmente inutile per il brano, dato che non mi sembra aggiunga qualcosa di indispensabile, spezzettando il discorso rendendolo discontinuo.
Ed adesso, forse finalmente per molti di voi, pure questa lunga, estenuante e “pallosa” recensione volge al termine, affermando che “Slow Degradation” mi è veramente piaciuto, con quella pesantezza distruttiva caratteristica del metal (pur se qua non siamo dalle parti dei brasiliani Questions), quel minimalismo e la furia tipicamente hardcore la quale secondo il mio punto di vista costituisce il principale punto di forza dei Mud, intensa com’è, e pure abile, di conseguenza, a rendere dinamica tutta la musica. Dovrei però consigliare a questi ragazzotti di non provarci più di tanto con le pause dato che per me sono un po’ troppo frequenti, facendoli così dipendere molto da esse. Ma per il resto, tante buone cose, ed adesso che è entrato Valerio in formazione, esponente della cara vecchia scuola hardcore, sono proprio curioso di quale direzione i nostri prenderanno nella prossima opera.

Voto: 76

Claustrofobia

Tracklist:

1 – Intro/ 2 – Electric Chair/ 3 – Corrupt Soul/ 4 – Shit of the World

MySpace:

http://www.myspace.com/mud04

Sito ufficiale:

http://www.mudband.it

Friday, December 18, 2009

Mass Obliteration - "Abrahamitic Curse" (2007)


1. INTRODUZIONE.

Sinceramente, non mi sarei mai aspettato che il primo parto dei Mass Obliteration fosse addirittura più bizzarro ed originale di “Fratricide”, demo a mio avviso dall’impostazione musicale forse più classica, seppur non riguardo l’impianto strutturale. Eppure la copertina di “Abrahamitic Curse”, cupa e maledetta com’è, mi rammenta un migliaio di formazioni della cara vecchia scuola del death metal, e ciò mi ha tratto decisamente in inganno, concependo altresì un’opera che per un gruppo alle prime armi definire pericolosa e rischiosa è dire poco, e per me già questa è una cosa da apprezzare ampiamente. Tra l’altro, come per il secondo “Fratricide”, anche il primo m’ha dato una sorpresa piuttosto gradita, che ormai credo che sia diventata una caratteristica del gruppo romano, ma di ciò ne parlerò in sede di chiusura, quindi stringete i denti e pazientate!

2. PRESENTAZIONE DEMO.

Sembrano lontani i tempi in cui i nostri Mass Obliteration erano soltanto un trio, formati per l’occasione da Andrea Lisi, voce e basso, e Luca Zamberti come batterista, coadiuvati dal recentemente “fuggitivo” (se n’è andato dal gruppo insomma) Mariano Gallo, curatore del comparto chitarre. Eppure sono passati solo 2 annetti dalla pubblicazione autoprodotta di “Abrahamitic Curse”, demo che già dalla produzione (di cui parlerò tra poco) si manifesta indigesto penso per molte persone, magari poco inclini ai suoni abissali specialmente di certo Underground. La suddetta opera comprende ben 7 pezzi, anche se soltanto 4 possono essere ritenute delle vere e proprie canzoni, dato che le altre 3 sono una specie di intro ed outro più un intermezzo centrale, e tutti questi sono intitolati dalle parole “Shrine of the I” più, passo dopo passo, “pt.1”, 2 e 3. Tutto ciò viene propinato per circa 27 minuti, quindi quasi 4 a pezzo, dimostrando quindi già buona elasticità nel saper costruire brani molto diversi anche dal punto di vista del minutaggio. Invece, per quanto riguarda più strettamente la musica, essa è a mio avviso un death metal sì sempre vecchia scuola e dal punto di vista della tecnica preparatissimo ma tremendamente vario e fantasioso, considerando pure il fatto che ogni pezzo mi si presenta completamente più o meno differente da ognuno pure emotivamente parlando, così da far sembrare al sottoscritto “Abrahamitic Curse” un vero e proprio demo a concetto, tant’è vero che le emozioni si susseguono traccia per traccia in maniera totalmente logica, praticamente secondo il principio causa-effetto. Ma un’altra particolarità del death metal quivi proposto dal trio romano è rappresentata dai tempi veloci persino meno presenti che in “Fratricide”, così che quelli più lenti siano un pochino più preponderanti (e da questo punto di vista, vale soprattutto l’incubo doom di “From Beyond”). Fra l’altro, spesso il suono è melodico, quindi si allontani chi disprezza il death di tal fatta ed affini. Ma adesso parliamo della struttura che probabilmente in un certo senso si può definire persino più cervellotica benché decisamente meno uniforme rispetto a quella dell’ultima opera, visto e considerato infatti che, nella prima parte, le canzoni in quanto tali di “Abrahamitic Curse” risultano veramente libere, in quanto “Supremacy” possiede, se non sbaglio, 12 soluzioni (fra le quali figurano anche delle brevissime variabili per rendere il tutto più dinamico e pure folle a mio avviso), però alla fine qui solo 2 di esse vengono riprese durante il prosieguo del pezzo, e tra l’altro rispettando l’unica sequenza presente (3 – 4 – 4 mod.). Invece, nella già citata “From Beyond” ci sono, se non erro, 6 passaggi ma solo 2, anche in maniera modificata, si rifanno vivi (tra cui uno ripreso per 3 volte durante tutto il pezzo), non presentando inoltre neanche un’infima sequenza più o meno rigida. Tra l’altro, il finale può ricordare quello di tremila canzoni di metallo anni ’80 (ossia, batteria in doppia cassa e piatti continui, e chitarra che la segue con un accordo benché il tutto si faccia sentire per pochissimi secondi rispetto alla solita manfrina). Finalmente però, la quinta “Balls Torture for Preachers” ci sputa una struttura già più classica per i canoni degli attuali Mass Obliteration, dato che qui praticamente tutte le soluzioni, a parte quella che apre il brano, vengono riprese, con un massimo di 3 per la quinta, ma quello che più mi incuriosisce è che ognuna di esse viene modificata, talvolta mettendo in ballo una sequenza come la 6 – 6 mod. – 7 – 6 – 6 mod., ed è da segnalare inoltre che qui il 6, sia nella sua versione originale che in quella modificata, viene ripetuto soltanto per una battuta. Come ultima canzone c’è “Aimonion (Demon of Goddess)” che, secondo me, per quanto concerne il lato strutturale è certamente quella più bizzarra e contorta, in quanto in pratica si regge principalmente su un passaggio, ossia il 2°, il quale viene sottoposto ad una serie apparentemente infinita di variazioni, magari con ripetizioni singole (accade spesso anche qua) a livello di riffing e/o di ritmiche, rendendo così il tutto altamente dinamico, ed inframmezzandolo talvolta con la terza soluzione proposta. Delle restanti tracce parlerò prossimamente, come anche delle emozioni che tutto l’insieme mi trasmette. Ed ora diamo un posto alla produzione. Sinceramente, a primo acchito, non mi è poi così tanto piaciuta, pur essendo io abituato a produzioni decisamente più sporche, se non assenti, di quella che caratterizza “Abrahamitic Curse”. Infatti, quando ho sentito per la prima volta “Shrine of the I pt.1”, il suono del rullante l’ho trovato subito plastico, quasi finito, simile per certi versi a quello dei Misery di “Revel In Blasphemy”, ma poi ci ho fatto l’abitudine, anche perché mi piace la sua potenza soprattutto nei tempi veloci, per poi rendermi conto, con il passare degli ascolti e dei pezzi, di un grezzume genuino completamente esente dal trigger, che per me nel death metal, violento com’è spesso, non ci deve neppur essere. Però c’è un problema: la produzione, dalle frequenze medio-basse, non è perfettamente omogenea per tutti i pezzi, dato che, per esempio, quando parte “From Beyond” alzo sempre, e non poco, il volume dello stereo (o di qualsiasi supporto con cui ascolto il demo), ed il basso, che si sente così incredibilmente bene nella prima traccia, adesso mi sembra meno presente (seppur con le cuffie io lo senta quasi nello stesso modo di prima). Però dopo, cioè a partire da “Balls Torture for Preachers”, mi par di capire che tutto si rialzi, anche se non come ad inizio disco, pur avendo invece degli sbalzi di volume (o sbaglio?).

3. I TESTI.

Mi va di trattare in questo momento un po’ i testi, che mi paiono formalmente (e dai, anche sostanzialmente) molto diversi da quelli di “Fratricide” dato che questa volta sono più vicini alle forme più classiche del death metal, benché rivisitate in chiave libertaria, come l’attacco alla religione cristiana ed a dio (“dio è male” di “Balls Torture for Preachers” mi sembra esemplificativo). Ma quello che più mi sorprende è il fatto che qui rintraccio un odio pazzesco, quasi una voglia di olocausto contro i fedeli o verso il conformismo di massa (“Supremacy”), e fra l’altro in “From Beyond”, testo a mio avviso inquietante, vengono presi in considerazione i demoni, forse come se essi fossero il Male pronti a prendere l’anima ed il corpo di un essere umano. Tra gli altri, però, interessa al sottoscritto soprattutto il significato di “Aimonion (Demon of Goddess)”, che comunque contiene pure versi in greco antico (anche se però su Metal-Archives c’è semplicemente il testo in inglese, mentre Andrea mi ha riferito nell’intervista al secondo demo che in tale canzone viene usata questa lingua).

4. ANALISI STRUMENTI.

Ma ora svisceriamo i differenti strumenti che trovano posto in quest’opera, incominciando dalla voce. A quell’epoca, Andrea già mostrava a mio avviso di saperci fare e qua praticamente rischierei di ripetermi con il discorso della versatilità vocale che permette in modo particolare di intensificare tutto l’insieme in maniera da rendere il discorso musicale sempre più violento come, specialmente in tale sede, anche graduale per quanto riguarda i climax (e da questo punto di vista vale soprattutto “Balls Torture of Preachers”, in cui il nostro sputa un grugnito devastante intervenendo rapidamente per permettere appunto ad una soluzione piuttosto particolare di farsi prepotentemente sentire, e che poi diventerà proprio un apice pazzesco). Quindi, per i tipi di voce usati da Andrea, prego alle lettrici ed ai lettori di leggere la recensione di “Fratricide”. Ma in “Aimonion (Demon of Goddess)” fanno bella figura dei vocalizzi che nell’ultimo demo non ci stanno, ossia sì sempre dei grugniti ma un po’ bizzarri, quasi sussurrati, a mio parere ottimi. Mi sorprende comunque il fatto che Andrea riesca a cavarsela benissimo pure senza l’apporto di Giordano, costruendo magari delle linee vocali che personalmente sono migliori rispetto all’ultimo parto, seppur bisogna ricordare che non poche sono le sovraincisioni e queste partono (se non sbaglio) da “From Beyond” in poi. Così, spesso e volentieri, ci sono contemporaneamente due voci che si sentono. Un plauso comunque specialmente alle linee vocali, dai grugniti particolari di cui prima, piene di parole dalla pronuncia poco rassicurante, e che guarda caso precedono un finale secondo me da brividi ed inquietante. Alle chitarre tocca quasi sempre l’analisi più lunga, ma stavolta il compito mi risulta più facile del solito in quanto ogni pezzo vive di emozioni tutte proprie. Ciò significa che procederò pezzo per pezzo, partendo da “Shrine of the I pt.1” il quale è costruito principalmente da tempi medi dove si trovano in larga parte riffs non proprio cattivissimi ma che possono rammentare ad un senso di minaccia imminente, uno fra i quali viene addirittura modificato con annesse variazioni pure di stampo melodico, il che mi dice che il Male si stia materializzando. Nelle prime battute esce fuori anche una chitarra solista, che personalmente riempie il tutto di più insicurezza e paura, ma a mio parere è interessante da menzionare una soluzione stoppata (od in qualsiasi modo la si voglia definire) che per me aggiunge un tocco di nervosismo che non guasta mai. “Supremacy” è, invece, probabilmente la canzone più folle ed imprevedibile di tutto il lotto, è, per quanto mi riguarda, il momento in cui il Male si è scoperto, magari ridendo del dolore altrui (e qua entra in gioco un riff decisamente poco convenzionale per una formazione death metal, che si manifesta attraverso una melodia schizzata). Ci sono anche soluzioni che mi ricordano piacevolmente il death metal svedese di matrice melodica, che in tal contesto possono essere considerate beffarde, portatrici di una falsa e divertita compassione. “From Beyond” invece risulta costituita altresì da intuizioni melodiche e sempre tremendamente disperate, ed infatti tale brano mi sembra rappresenti in musica i tormenti dell’umanità e del mondo in generale, la consapevolezza dolorosa di tutta la miseria presente in quest’incubo chiamato Terra. Non a caso, tale canzone è la più lenta e doom del demo, ed il riffing è di solito tale, seppur si cibi talvolta di soluzioni più malate e su tempi medi che personalmente rammentano il grezzume dei Warhammer (ossia un gruppo death’n’roll che non ha nulla a che vedere con i Mass Obliteration, a mio avviso anche qualitativamente parlando). Ma è proprio qui che si sentono, almeno per ciò che pare a me, le prime svisate black per quanto concerne il riffing, proponendo a tal proposito l’unica soluzione veloce e dinamica del brano. Fra l’altro, è ancora qui che è presente l’unico assolo, e pure piuttosto lungo e per questo lontano decisamente da quelli proposti in “Fratricide”, dell’opera, un assolo che per me è magniloquente, melodico e tormentato, a tratti perfino arabeggiante (caratteristica che poi ritrovo in “Mashom” nel parto più recente). Nel momento black del pezzo c’è anche una semplice chitarra ritmica (per “semplice” intendo praticamente una chitarra che accompagna ritmicamente e con delle pause la solista). “Shrine of the I pt.2” è l’unico brano esente da qualsiasi frammento di chitarre, quindi passo oltre, trattando adesso “Balls Torture for Preachers”, che dal punto di vista del riffing mi pare essere la canzone più energica e battagliera, avendo spesso delle melodie a mio avviso dal sapore epico ed ultra-trascinante, qualche volta anche più di impronta black. Presenti anche dinamiche soluzioni forse maggiormente death (ho però il dubbio che siano da “metallo nero”). Ma di tale brano ne riparlerò fra poco, quindi vi lascio con tali premesse. “Aimonion (Demon of Goddess)” è probabilmente la traccia più particolare del lotto (insieme a “From Beyond” ovviamente) in quanto ha qualche riff sì melodico ma un pochino bizzarro ed imprevedibile, magari riprendendo a tratti l’epicismo di “Balls Torture for Preachers”, ma quello che più mi sorprende è il finale, rappresentato da soluzioni su note alte a mio parere beffarde, che in teoria non sembrano avere un rapporto con quelle precedenti, ben diverse, ma che secondo me risultano magistralmente collegate soprattutto grazie, come già osservato, alla voce ed alle linee vocali. “Aimonion (Demon of Goddess)” mi pare comunicare la fiducia in un mondo migliore, seppur certi ricami imprevedibili e contorti possano trasmettere paura, qualcosa di maligno che stia per uscir fuori prepotentemente….cosa che forse è vera se si pensa al finale, così malato e senza pietà al limite della beffa appunto. Infine, “Shrine of the I pt.3” dovrei dire che ha fattezze ipnotizzanti, grazie e non solo a quell’unico riff lento e monotono, come se preannunciasse la fine dell’umanità e la sua trasformazione in un automa gigantesco di dubbio gusto. Insomma, il riffing proposto in tale demo mi si mostra veramente sempre di buona qualità, ed all’epoca Mariano già presentava un raggio d’azione decisamente versatile ma forse in misura maggiore che adesso sperimentale e coraggioso, e ciò non può che non far bene al voto che leggerete tra molte righe. Per quanto concerne il basso, mai a mio avviso dai toni rozzi o catacombali, ma sempre pregno di un’eleganza difficilmente rintracciabile in campo estremo, segnalo che sono piuttosto frequenti i momenti in cui la scena è dominata da esso, completamente da solo oppure in compagnia (ossia in “Supremacy” insieme a quella che mi sembra una chitarra acustica, ed in “Aimonion (Demon of Goddess)” dove agisce invece con la batteria). Questi interventi, secondo il mio modesto parere certo, contribuiscono a rendere decisamente più intensa la musica, magari attraverso variazioni repentine e brevissime (cosa che accade spesso in “Supremacy”, ossia la canzone dominata con più frequenza dal basso), oppure per riprendere il discorso musicale creando così maggior atmosfera in modo da far risultare il tutto ancora più triste (come avviene in “From Beyond”). Stavolta però, penso che gli interventi in solitario di tale strumento siano un pochino più presenti che in “Fratricide”, sentendo con piacere che anche questa è una caratteristica ormai a mio avviso diventata importante per la musica dei Mass Obliteration. Noto, tra l’altro, delle influenze a mio avviso punk-hc in “Supremacy” ed una variazione interessante in “From Beyond” durante l’assolo in cui l’andamento del basso diventa più continuo e non stoppato, ritornando poco dopo a quest’ultima situazione comunque. Discorso batteria: vabbè, qua siamo di fronte a quello che ritengo un capolavoro, l’ennesimo, visto e considerato che già 2 anni fa il nostro Luca sapeva deliziare il palato degli ascoltatori più esigenti, compreso me, con dei patterns fantasiosissimi e molto anti-convenzionali, dimostrandosi così un vero e proprio fenomeno dietro le pelli. Ergo, rischierei anche qui di ripetermi, lo stile è praticamente uguale, seppur forse leggermente più “normale” e meno coraggioso, ma mi sembra che in tale occasione al nostro siano dedicati più solismi, magari mozzando i motivi del basso con dei bei giochi sui tom-tom e rullante (come in “Supremacy” e “From Beyond”). E noto inoltre che Luca spesso e volentieri, quando è più o meno lento, vira addirittura in doppia cassa, come in “Shrine of the I pt.1” od in “From Beyond”.

5. PEZZO MIGLIORE.

E adesso, dopo questa rassegna quasi infinita, vi segnalo il brano che di tutti mi è piaciuto maggiormente, ossia “Balls Torture for Preachers”. Quasi 4 minuti e 30 secondi di assoluta goduria in cui i miei timpani si adagiano su un tappeto musicale così epico e battagliero da farmi similmente lo stesso effetto di canzoni come “State of Control” e “Decontrol” dei Discharge dove ogni volta mi par di immaginare un’orda inferocita di persone che avanzano inesorabilmente per far vedere i “sorci verdi” ai nemici dell’umanità e del mondo tutto, o come minimo scioperanti che urlano a più non posso la rivendicazione di un proprio diritto. Praticamente, “Balls Torture for Preachers” è uno dei pezzi più veloci di tutto il lotto, e tra l’altro qui i Mass Obliteration mostrano un gioco a mio avviso calibratissimo sui climax, magari variando un pochino una data soluzione. Inutile dilungarsi oltre, difficile descrivere la bellezza di tutto ciò.

6. PUNTI DI FORZA.

Per quanto riguarda invece il principale punto di forza del gruppo in questo disco, per me stavolta la scelta è decisamente doppia, in quanto metterei sul podio sia il lavoro di Luca, batterista devastante e tecnico come pochi in circolazione, che poi successivamente in “Fratricide” ha dimostrato a mio parere una ricchezza di soluzioni forse più ampia e meno convenzionale, e sicuramente pure la ricchezza emotiva, aspetto che manca nell’ultimo demo, che mi pare un po’ più uniforme sia emotivamente che musicalmente parlando (!). Una ricchezza che mi ricorda in maniera piacevole quella delle formazioni facenti parte del leggendario movimento dell’NWOBHM, e che con il passare degli anni mi sembra altresì stata dimenticata da molti, fin dall’avvento del thrash e dello speed metal, entrambi nati ufficialmente nel 1983 benchè io consideri più vecchio il secondo (data di nascita ufficiosa: 1978 con “Exciter” dei Judas Priest). Ergo, anche da tal punto di vista i nostri romani, fino a 2 anni fa, erano portatori a mio avviso di un’originalità a dir poco notevole.

7. I PEZZI STRUMENTALI.

Ma parliamo dei pezzi strumentali, considerando inoltre che personalmente ho ravvisato qualche cosa che proprio non mi piace. “Shrine of the I pt.1” è concentrato, come già osservato, principalmente su tempi medi e risulta costituito da una struttura del genere: 1 – 1 mod. – 2 (variazione con sola batteria) – 3 – 4 – 1 ancora mod.. Faccio notare che la soluzione n°3 è piuttosto veloce, pure orientata sui blast-beats, ricordandomi un po’ i Misery, e che la 4 è particolare, con riff stoppato e batteria sempre e solo sul rullante con entrambe le mani. Ma quello che non mi convince per niente è il finale, che, seppur interessante ed imprevedibile, rende secondo me il pezzo inconcludente. Va bene trasmettere un senso di minaccia incombente ma personalmente ritengo che per collegare questa specie di intro con la traccia seguente si doveva dar fine a questa sensazione. Magari, dopo la musica, si potevano mettere delle urla sovrapposte con tanto di tom-tom rapido in modo da spezzare, sopprimere idealmente quelle urla. Ma vabbè, passiamo oltre. L’intermezzo centrale, invece, lo apprezzo decisamente. Presenta una struttura estremamente semplice, la quale è la seguente: 1 – 2 – 3 – 2 – 3 – 1. Quell’uno sono delle urla sovrapposte (curioso segnalare che se ne sentono di completamente uguali – o sbaglio? - anche nell’inizio di “From Beyond”) ed invece 2 e 3 sono delle disperate melodie proposte dal basso, anche se bisogna dire che dopo l’ultima battuta Andrea chiude degnamente il suo discorso suonando altre e pochissime note (non un riff vero e proprio quindi) e che inoltre quelle urla si possono sentire talvolta pure insieme al basso appunto. Questo pezzo, secondo me, rappresenta la consapevolezza di un futuro per l’umanità che non ci sarà mai e che è completamente inutile stare a poltrire non reagendo. Reazione che in “Balls Torture for Preachers” c’è decisamente a mio parere. Poi c’è “Shrine of the I pt.3”, che strutturalmente è certamente il brano più statico di tutti dato che presenta, con una lentezza pachidermica ed angosciante, una struttura, in pratica circolare, di questo tipo: 1 – 2 – 3 – 2 – 1, ma da ricordare che il 3, ossia il punto in cui si fa viva finalmente anche la parte chitarristica, viene modificato più volte, seppur solo a livello della batteria, non cambiando però mai il ritmo (e quindi pure il tempo) che rimane invariato, almeno nel momento in cui c’è la chitarra. Un unico appunto da muovere: tale pezzo, dopo un po’, mi diventa noioso, e forse se c’era la voce si rialzava decisamente di più. Comunque, ogni volta che lo sento, mi ritorna sempre alla mente perfino “Complete Utter Darkness”, ultima canzone, tra l’altro l’unica doomeggiante (guarda caso), contenuta nell’album “Black Metal Jesus” degli Horned Almighty, e tale paragone credo che c’entri se si pensa all’effetto ipnotizzante e disturbante che entrambi i brani (mi) regalano.

8. ALTRI DIFETTI.

C’è altresì un’altra cosa che non apprezzo particolarmente, ed in questo caso sto parlando di “From Beyond”, in quanto ha certi punti che annoiano il sottoscritto non poco. Nello specifico, nella seconda volta in cui si sente il riff warhammeriano di cui ho fatto riferimento pagine addietro, questo viene ripetuto per ben 5 battute, in luogo delle 4 precedenti, il che per me è troppo, dandomi in tal modo una sensazione di prolissità (“ma fatti i cazzi tuoi Claustro’!” “Ma va va!”), di noia insomma.

9. CONCLUSIONI.

Ragazze e ragazzi, è ufficiale: i Mass Obliteration sono il classico gruppo che a primo acchito non mi piacciono poi granchè, ma che con il passare degli ascolti arrivo a considerarli dei geni! E così siamo 2/2! Ed eccovi scoperta la sorpresa di cui vi ho accennato nell’introduzione. “Abrahamitic Curse”, a mio avviso, spazzava senza dubbio “Fratricide”, essendo un disco ben più originale e coraggioso, vario e fantasioso di quest’ultimo, peccato però che nel primo ho riscontrato addirittura 3 pezzi “difettosi” su 7. Ma la gloria la hanno lo stesso, quindi niente paura, Aspetto volentieri aggiornamenti.

Voto: 75

Claustrofobia

Tracklist:

1 – Shrine of the I pt.1/ 2 – Supremacy/ 3 – From Beyond/ 4 – Shrine of the I pt.2/ 5 – Balls Torture for Preachers/ 6 – Aimonion (Demon of Goddess)/ 7 – Shrine of the I pt.3

MySpace:

http://www.myspace.com/massobliterationdeathmetal

Monday, December 14, 2009

Violent Assault - "The Flag of the Inverted Cross" (2009)


I Violent Assault li considero come un gruppo da veri intenditori, in quanto mi fanno ritornare alla mente i cosiddetti gloriosi anni ’80, e non soltanto a livello musicale e di produzione, ma anche per quanto riguarda il loro lato concettuale e lirico, a mio avviso molto radicale ed estremo. Quindi, dopo i grandi Bunker 66, benvenuti in un altro viaggio negli abissi danteschi di una concezione del metal tanto antica da attirare ancora l’attenzione di moltissimi metallazzi, che a quanto mi pare stanno facendo ritornare prepotentemente in voga questo tipo di sonorità orgogliose e contro ogni specie di innovazione. E pensare che dal punto di vista estetico, questi ragazzotti sembrano dei cloni dei Desaster, anche perchè solo alcuni hanno il face-painting.
Come per i Bunker 66, anche i Violent Assault, formati nel 2006 e provenienti dall’estremo Nord Italia, ossia più precisamente da Gorizia, sono alla primissima testimonianza in assoluto, offrendo ai discepoli “The Flag of the Inverted Cross”, pubblicato quest’anno in modo completamente autoprodotto e stampato in 222 copie, ma non nel classico formato cd (il gruppo si pone infatti contro di esso), bensì nel più tradizionale formato demotape, e già da qui credo si capisca fortemente quanto i nostri siano ideologicamente indietro di 20-30 anni. Per non parlare che il suddetto demo risulta suddiviso in due parti, la prima chiamata “Side Infernal”, mentre l’altra “Side Thrash”, ognuna costituita da 3 pezzi (compreso intro ed outro), ed il tutto viene presentato con una copertina raffigurante un disegno in bianco, grigio e nero dove è rappresentato una tipica scena dell’immaginario vecchia scuola: in primo piano un demone-guerriero post-nucleare tutta battaglia ed onore che tiene nella mano destra una testa tutta insanguinata, con sullo sfondo una città completamente distrutta. Un disegno che non a caso mi pare decisamente coerente con la musica che di cui nostri 5 friulani (Metalucifer voce, Nuclear Aggressor e The Crippler chitarre – faccio notare già da subito che quest’ultimo se n’è andato dal gruppo recentemente per motivi di studio come si legge benissimo nel profilo dell’utente ViolentAssault su Metal-Archives -, The Reaper basso, e Cris The Beast batteria) si fanno orgogliosamente portatori, mostrando a tutti le lame, a mio avviso, con uno speed/thrash tagliente, battagliero ed un po’ epicheggiante, orientato per la maggiore verso tempi veloci (“In Homage to Satan” a tal proposito penso sia l’emblema di tutta l’opera), pur non disdegnando partiture meno sostenute che tra l’altro a me di solito trasmettono un groove irresistibile da scapocciamento continuo. Il suono proposto, lineare e diretto senza tanti fronzoli, non si presenta poi così vario e fantasioso anche se ciò non mi costituisce un difetto in questo caso, ma nonostante tutto i Violent Assault sono tecnicamente piuttosto preparati. Dal punto di vista della struttura ogni brano è decisamente digeribile e figlio di uno schema strofa-ritornello che comunque considero un pochino più complesso e ragionato rispetto a quello concepito dai Bunker 66. almeno in massima parte certo, seppur la già citata “In Honour to Satan” praticamente non presenti la seconda parte della formula. La struttura infatti mi risulta dinamica, visto e considerato che quasi tutte le soluzioni, anche quelle leggermente modificate (sia a livello di riffing che in quello ritmico), cosa che succede in tutti i brani del lotto, sono interessati da ripetizioni di 2 e/o 4 battute, e quindi il tutto si configura in una cornice abbastanza rigida e piuttosto uniforme (attenzione, non sto facendo una critica). Probabilmente, l’unica eccezione alla regola è il 5° riff modificato (quello insomma che segue un passaggio in tremolo concentrato soltanto su una nota) di “Teutonic Furor”. Altra osservazione importante da fare è che il dinamismo succitato risulta determinato anche dal fatto che ogni canzone ha almeno 3 soluzioni principali (“In Honour to Satan” ed “Antimosh”), e tra di queste aspettatevi pure che una sia orientata verso tempi medi, magari presentando una sequenza che con il prosieguo del pezzo viene ridotta, chi più chi meno (e qua praticamente in tutti i pezzi, come, basandomi sulle soluzioni proposte, l’1 – 1 mod. – 2 – 3 – 3 mod. – 3 ancora mod. invece del precedente ed un po’ più lungo 1 – 1 mod. – 2 – 1 – 1 mod. – 2 – 3 – 3 mod. – 3 ancora mod. di “Antimosh”, oppure il 2 – 3 – 4 in sostituzione de 1 – 2 – 3 – 2 – 4 che caratterizza altresì “Teutonic Furor”). Ogni canzone, andando più da vicino, possiede dalle 4 alle 5 soluzioni che costituiscono, rispettivamente, “In Honour to Satan”/”Antimosh” e “Devastator”/Teutonic Furor”, e mi pare che di tutte queste “Devastator” ed “Antimosh” hanno un finale che è poi caratteristico del metal vecchia scuola (ossia, le chitarre che eseguono vari accordi per completare il tutto, mentre la batteria si concentra maggiormente sui piatti), invece in “In Honour to Satan” e “Teutonic Furor” c’è un riff di apertura e di chiusura (se non sbaglio). Vabbè, la struttura credo che si è capito che mi è piaciuta abbastanza, anche perché mi risulta spesso almeno un minimo imprevedibile, ergo non propriamente scontata. Parliamo adesso della produzione, che sicuramente non piacerà ai metallari modernisti, dato che essa è veramente sporca e lurida (da sentire a tal proposito soprattutto la batteria, che personalmente ricorda, in versione più potente e piena, quella di “Show No Mercy” degli Slayer, per non parlare dei Bulldozer del primissimo demo, quello del 1982), è di un marciume pazzesco come piace a me, seppur piuttosto comprensibile, anche se, va bene le frequenze medio-basse, ma per la cassa probabilmente si poteva fare di meglio considerando che non la sento sempre a meraviglia. C’è un altro appunto da fare: da ogni supporto con cui ho ascoltato il demo, c’è qualche problemino con le chitarre, e questo lo rintraccio in modo particolare durante le introduzioni (come in “Antimosh” o “Teutonic Furor”) che si sente specialmente con le cuffie. Infatti, ho riscontrato che le chitarre qualche volta è come se venissero stoppate, cambiando in tal modo con una certa regolarità l’uscita. Così, inizialmente ho presunto che ci fossero due chitarre che si diano il posto a vicenda, peccato che poco dopo questo difetto si sente pure quando entrambe suonano il medesimo riff, e quindi ipotizzo dei disturbi non risolti. Se poi le chitarre si scambiano in continuazione la scena (ma ci credo veramente poco…) oppure è soltanto un qualcosa che sento io allora questo sarà sicuramente argomento nell’intervista, perché a me tutto ciò da un po’ di fastidio. Per la registrazione invece nulla da dire, c’è qualche errore qua e là come è giusto che sia in un’opera “nostalgica” del genere.
Vorrei trattare adesso un po’ i testi, molto classici, anche perché non sempre mi piacciono, come quello molto semplice e personalmente un po’ dispersivo di “In Honour to Satan” dove si prendono in considerazione 5 dei generi della nostra cara musica che hanno qualche rapporto, a dire il vero non sempre frequente, con satana (heavy, speed, thrash, death e black) i quali sono accompagnati ogni volta da un aggettivo (rispettivamente “old”, “satanic”, “nuclear”, “morbid” ed “unholy”), ma quello che più mi chiedo è: in che senso voi suonate tutto questo in omaggio a satana? Un altro testo che mi garba poco è quello di “Antimosh” ma non in sé, quanto di per sé. In fin dei conti è il classico inno da cosiddetti defender che si pongono contro l’hardcore ed ogni forma di crossover, riproponendo quindi la battaglia Metal/HC che veramente mi sembra più caratteristico e presente nel secondo tipo di musica, ma nel caso dei Violent Assault, che per me suonano anche thrash (e lo dicono loro stessi), genere i cui artisti, almeno per la maggiore, sono stati influenzati proprio dall’hardcore, che senso ha allora tutto il testo? “Devastator” invece mi pare sia la rappresentazione a parole dell’immagine in copertina, piena di termini decisamente poco rassicuranti, mentre infine “Teutonic Furor” potrebbe far incazzare i nazionalisti italiani dato che qui i nostri friulani mandano praticamente a quel paese l’impero romano gloriando i popoli germanici, forse riferendosi alla Battaglia della foresta di Teutoburgo del 9 d.c., in cui loro, comandati da Arminio capo dei Cherusci, inflissero una violenta sconfitta a ben 3 legioni romane guidate da un certo Publio Quintilio Varo (http://it.wikipedia.org/wiki/Germani#Il_tentativo_di_conquista_romana_sotto_Augusto_.2812_a.C.-9_d.C..29 ). Faccio notare però che i testi “difettosi” che ho trattato non costituiscono per nessuna ragione al mondo materia di voto, considerando che in esso si prende in considerazione soltanto la musica.
Ora passiamo più strettamente proprio a quest’ultima, partendo, come da tradizione, dalla voce. I tipici vocalizzi proposti da Metalucifer (segnalo che lui ha preso il nome di battaglia da una formazione giapponese heavy metal anni ’80) mi ricordano molto da vicino quelli dei finlandesi Mosh Angel, solo un pochino più puliti e quindi meno “ignoranti” benché sempre piuttosto bassi, e da questo punto di vista la rudezza personalmente mi pare più di stampo thrash. Raramente questa rudezza totalmente diventa leggermente più alta (il ritornello di “Antimosh” mi sembra in pratica l’unico esempio) se non urla, sgraziate ma non acute (“Devastator”) che a dir la verità a me qualche tempo fa non piacevano per niente, dato che lo consideravo un po’ deboli, poi con il passare degli ascolti ho imparato ad apprezzarle, pur non considerandole esaltanti. Comunque, queste urla rammentano al sottoscritto quelle, a mio avviso ben più intense, di cantanti come Jörg Juraschek degli speed metalloni tedeschi Warrant, almeno quelli del primissimo demo, “First Strike” dell’A.D. 1985. Da ricordare tra l’altro l’urlo nel finale, opera dell’ospite King of Death di “Intro – Warrior” che invece a mio parere è veramente debole, quasi forzato e strascicato, praticamente senza voce, mentre in “Outro – March of Death”, la voce caratteristica di Metalucifer risulta più bassa del solito, quasi sussurrata inzumma. Per quanto concerne le linee vocali, queste non mi paiono proprio fenomenali, anche se comunque non le butterei via. Noto che i ritornelli spesso sono semplicemente, se non sbaglio, in pratica il titolo del brano, tranne quello, maggiormente costruito, di “Antimosh”, a cui va una menzione d’onore in quanto lo apprezzo particolarmente. Argomento chitarre: queste secondo me sono l’aspetto più curato dai Violent Assault, e quindi dico da subito senza tanti fronzoli che, per quanto mi riguarda, esse sono indubbiamente il principale punto di forza dei nostri friulani (ed i motivi ve li spiegherò tra pochissimo). Prima di tutto, mi piace la combinazione squisitamente speed/thrash del riffing proposto, che mi risulta avere spesso la durezza (e talvolta anche il groove) del thrash metal unitamente a melodie di stampo epicheggiante che fanno ritornare al sottoscritto sonorità più strettamente heavy metal, un po’ a là Heathen insomma (i Violent Assault mi massacreranno appena leggeranno questo paragone dato che loro sono assolutamente per il “vecchio stile europeo” come si vede tranquillamente fra le righe di “Antimosh”), solo un pochino più brutal, anche se devo segnalare che il lato epico non mi pare così accentuato come in altre realtà, come i già citati Mosh Angell. Con questa mescolanza, i Violent Assault sembrano simboleggiare con il thrash la distruzione bestiale e senza compromessi di tutto ciò che gli capita a tiro, mentre con lo speed avviene la “santificazione”, l’aura di onore ed orgoglio dei guerrieri che portano a compimento tale massacro di cui sopra (incredibile come riesco a trovare simili considerazioni pure in gruppi del genere!). Le chitarre, sporche a là Living Death di “Vengeance of Hell”, sanno passare, tra gli altri, da riffs un po’ più tecnici del solito, un po’ nervosi e che mi ricordano le scatenate note dei thrashettoni Leviathan - formazione dove cantava un giovanissimo Chris Barnes (“In Honour to Satan”) -, a soluzioni, invero a mio avviso molto speed, piuttosto lunghe e con due parti simili fra loro (“Devastator” e “Teutonic Furor”), ad altre un pochino particolari per un gruppo del genere, concentrate maggiormente sulle note più alte (“Teutonic Furor”), come anche riffs un po’ più fantasiosi ritmicamente (“Devastator” ad esempio). Tra quelli orientati su tempi medi, ecco che proprio in “Devastator”, “Antimosh” e “Teutonic Furor” ce ne sono di decisamente thrash e groovy (seppur nel primo brano si trovi anche qualcosa di più heavy – tra l’altro a mio avviso stupefacente come si vedrà - , nel secondo caso le chitarre possono essere pure un po’ schizzate), come, benché vagamente della musica sopraccitata, nella prima “In Honour to Satan”. Qualche volta, tutta questa masnada di riffs regala la scena a degli assoli a mio parere veramente strabilianti, e com’è quasi ovvio in uscite simili, essi si trovano praticamente in tutte le canzoni, uno a botta, tranne però in “Antimosh” dove ce ne sono 2, ed il bello è che si presentano anche decisamente diversi fra di loro, almeno in massima parte certo. In tal modo, si viaggia dalle pennellate nervose in classico stile thrash di “In Honour to Satan” alle controllate melodie più di stampo speed che permea “Devastator” (che, nonostante il nome, si presenta come uno dei pezzi maggiormente melodici del lotto), da certa cupezza piuttosto cattiva di “Antimosh” (canzone che tra l’altro viene aperta da un tipico assolo d’apertura, un po’ come avviene spesso nel finale di moltissimi brani Metal vecchia scuola) alla melodia a tratti beffarda di “Teutonic Furor”. Per farla breve, qualitativamente gli assoli a mio avviso si tengono sempre a galla grazie ad una costruzione di melodie convincenti e fluide, sapendo inoltre, in modo graduale, tra diverse atmosfere. Le due asce, seppur più raramente, ossia nella fine di “In Honour to Satan” e l’inizio di “Devastator”), possono dar vita anche a sovrapposizioni di riffs, ma comunque rimanendo nel semplice (ergo, una chitarra che spiccica note alte, con l’altra, più bassa, che si sente insieme ai piatti, come nella maniera più classica possibile). I nostri amano così tanto le sonorità anni ’80 da vomitare all’ascoltatore magari più fanatico delle chitarre acustiche sia nell’intro che in quella di “Antimosh”, benché non sempre mi risultano riuscite, e da questo punto di vista considero purtroppo proprio “Intro – Warrior” una traccia piuttosto difettosa dell’opera (ma non come l’outro, di cui si parlerà) in quanto mi annoia un pochino, anche se non completamente, e questo perché emotivamente parlando mi prende leggerissimamente, anche se qualcosa mi pare di buona qualità dai, cupa, ma non troppo, com’è in certi momenti. A mio parere, l’uso della chitarra acustica, qua invero più melodica, migliora quando fa bella mostra di sé in “Antimosh”, considerando pure il fatto che in tale occasione essa mi sembra tremendamente appropriata, come se si volesse dare subito il messaggio del proprio credo metallico rigorosamente ottantiano ponendosi contro il crossover, poco incline per sua stessa natura nello scendere patti con l’acustica che troppo ricorda una fede, ossia il Metal/NWOBHM, che tra la fine dei ’70 e l’inizio del decennio seguente era completamente all’opposto, almeno ideologicamente, del nascente punk-hardcore. Discorso basso: segnalo prima di tutto che sì si sente ma non troppo, ma nemmeno si può dire che non si senta, anzi. Secondo me, il momento migliore del lavoro del basso, per me sempre di buona qualità, è quello nella parte centrale di “Devastator”, ma questo ve lo lascio scoprire dopo, quindi pazientate un pochino miei discepoli (“ma vai a cagare!” mi direbbe qualcuno adesso eheheh!). Come ultimo, c’è la batteria. Il suo lavoro, nulla di non convenzionale, mi è veramente ottimo e senza sbavature. Mi sorprende particolarmente il fatto che l’impatto qui proposto ricorda a me stesso quello dei già accennati Bulldozer, oppure quello di certi Agenti Steel di “Skeptics Apocalypse”. Così, si spinge l’acceleratore con una bella violenza (ma senza esagerare) che alle volte risalta il tutto con decisi e taglienti stop ‘n’ go (come negli inizi di “Antimosh” e “Teutonic Furor”), propinandoli pure durante lo stesso discorso musicale (“Antimosh”). Lo stile di Cris The Beast (anche se segnalo che alcune parti sono state eseguite da un certo The Grinder) non si presenta poi così vario e fantasioso ma a mio avviso si mostra sempre coerente con tutto l’insieme, abile anche com’è ad aumentare l’intensità con alcune delle più tipiche tecniche metalliche (come i tom-tom con annesso rullante finale alla fine di qualche riff), e quindi personalmente il lavoro, che piuttosto raramente vira in doppia cassa (o sbaglio?) non mi stanca veramente mai. Se non erro, mi sembra che il nostro batterista segua principalmente un massacro più di stampo thrash che speed, essendo armato di un tipo di violenza nevrotica che nel secondo, ben più lineare e fluido, mi risulta completamente assente. Ergo, tanti tantissimi bernoccoli previsti per ogni potenziale ascoltatore dei Violent Assault.
E’ ora di farvi sapere quale è il pezzo che personalmente preferisco fra tutti, ossia “Devastator” (che è tra l'altro quello più lungo di tutto il lotto, essendo di circa 4 minuti e 40, mentre quello più breve, ad eccezione dell'intro di poco più di un minuto, è "In Honour to Satan" di tipo 2 e 36). E questo perché ha due dei momenti che reputo i più fantastici di tutta l’opera, rappresentati praticamente dalla parte centrale, in cui c’è un tempo molto groove accompagnato da delle chitarre a mio parere fenomenali, melodiche e tremendamente intense, orgogliose. Poco dopo, si fa viva una linea di basso stupefacente, ed il tutto, giostrato in una maniera che a me sembra completamente perfetta, preannuncia uno di quegli apici bombastici che ti tagliano la gola nel modo più piacevole possibile….e così succede, tanto prevedibilmente quanto assurdamente in modo stupefacente a mio parere, dato che c’è un bellissimo assolo melodicissimo ma non scontato e banale, che per quanto mi riguarda sembra la voce di quei disperati la cui vita e dimora sono state spezzate da dei guerrieri scalmanati con giubbotto di pelle con dietro scritto “Heavy Metal (Is the Law)”. Devastante ragazze ragazzi mie/i.
Ma adesso no, non voglio essere buono anche questa volta perché sinceramente mi è piaciuto pochissimo ma veramente pochissimo (ed allora fai prima a scrivere “per niente”!) l’outro che, a mio avviso, dal punto di vista melodico sembra presa pari passo dall’introduzione di “Alliance to the Powerthrone” dei Desaster (a cui curiosamente proprio l’outro è dedicata). L’outro è praticamente dominata da una sola chitarra elettrica intenta a “cullare” l’ascoltatore con melodie epiche (non in tremolo beninteso), continuando così per qualcosa tipo 2 minuti. Ed infatti, dopo un po’, tutto questo mi risulta noioso, non solo perché la chitarra non mi dà mai la sensazione di una melodia forte e potente che scaldi l’animo, ma anche perché, di conseguenza, non c’è un apice effettivo, neanche una chitarra solista, niente di niente, eccetto una voce per me completamente inutile, dato che a mio parere non aggiunge nulla di fantastico o di buona qualità, alla fine del pezzo. Eppure penso che le premesse per una ballata in puro stile heavy c’erano tutte, alla resa dei conti “Outro – March of Death” pare al sottoscritto semplicemente un riempitivo.
Vabbè, insomma, alla luce di tutto questo, per me i Violent Assault meritano tantissimo, anche perché sono così genuinamente vecchia scuola in tutto da ringraziarli, in quanto è anche grazie al lavoro di gruppi simili che i suoni cosiddetti “nostalgici” rivivono sempre, fregandosene delle mode e di tutto il resto. Però l’intro e l’outro si potevano forse evitare, ma pazienza. Carissime e carissimi, sono arrivati dal profondo Nord i Violent Assault, pronti a spazzare, le vostre case in un batti baleno con anche l’intento di stuprare pure il più minimo frammento di modernità, e quindi SI SALVI CHI PUO’!!! IN GUERRA, soldati del Metallo colante (eheheh, una frase che ho sempre voluto dire!)!

Voto: 73

Claustrofobia


Note:


segnalo come ultime cose che "Teutonic Furor" è dedicata a quel tipo poco raccomandabile dal nome di battaglia di Euronymous, e che in "Devastator" ed "Antimosh" c'è come ospite alla voce tal Andreas Richwien dei Minotaur (proprio nei brani in cui la voce solita assume toni più alti, guarda caso!). Inoltre, non ho potuto pubblicare soltanto la copertina del demo perchè il profilo del gruppo su Metal-Archives è un po' difettoso, non potendola trovare tra l'altro neanche nello space del gruppo.

Tracklist:

1 – Intro – Warrior/ 2 – In Honour to Satan/ 3 – Devastator/ 4 – Antimosh/ 5 – Teutonic Furor/ 6 – Outro – March of Death

MySpace:

http://www.myspace.com/violentassault666